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martedì 12 marzo 2013

PALEMMO-ROBUR 1-2

Marcatori: ANSELMO D'AOSTA, IL BIONDINO, L'ENTRENEUSE


I Presagi 

«Temo il Siena, ma temo molto di più Zamparini». Cassandriano il Gasperini, che con tale profetico verbo aveva espresso nella sera del sabato il suo giudizio sulla partita incombente.
La Robur nel frammentre salpava dall’approdo amico di Follonica e, stante l’affetto che Eolo da sempre nutre per la compagine bianconera, sul brigantino Garretto Saldo I, veleggiava con malcelata speme profetica verso i moli che già furono possedimento e vanto del feroce Saladino, di SvenGoran il Normanno, di Pino d’Angiò dell’omonima casata.
I diari di bordo, redatti con maestria e dovizia di particolari da Mastro Cingottino, narrano di una traversata senza traversie né traverse, ché sarebbero toccate in sorte però ai rosanero.
Da segnalare solo la rimessa frequente di Reginaldo, massiccia ala tuonante (di terga) e non tornante, proveniente dalle terre carnevalesche a ovest di qui. Nel bolo, fuoriuscito a babordo, si notarono arancini in numero tre, lasagne, urumaki in numero sei, cervelli fritti in numero uno, pici cacio e pepe chili uno, fiorentina con osso di grammi ottocento, fiorentina senza osso di grammi settecentocinquanta, lacca spray di proprietà di Zé Eduardo (sì, gioca ancora nel Siena).

La Partita

Sotto l’alta guida di Mr. Iachini, l’undici bianconero, inferiore per qualità e per mezzi, con fede incrollabile, grinta tenace e gradito aiuto divino ha sconfitto per due marcature ad una l’infido undici condotto dal Gasperini.
Anselmo, figlio di un’agreste coppia del Triveneto trapiantata in tempi di bonifiche nelle ex paludi di Pontinia, portava con colpo ferale e fortunoso in ingiusto vantaggio i Padroni di casa. Per gli impavidi sostenitori della causa senese si profilava immantinente lo spettro di un ritorno biblico, fatto di se, di ma, di ipotesi, disamine ma soprattutto moccoli, imprecazioni di vario tipo, offese indirizzate a tutti gli apparati teologici delle principali religioni monoteiste.
Ma ecco che usciva prorompente dalla tre quarti bianconera, veloce come un twitter, il brevilineo e scarso crinito Rosina valente medianino fantasioso e dai buoni piedi, che con maliziosa puntualità pennellava un pallone nell’area palemmitana. Castroneria della difesa e rete di rapina del ragazzo del Delta del Ticino, l’elveticonigero col nome di Pontefice.
E dopo pochi minuti, mentre i pronipoti dei normanni già mugugnano all’indirizzo dei loro beniamini, è ancora il prode Emeghara a gettare il cuore oltre l’ostacolo, il garretto oltre il piede dell’ugrofinnico Von Bergen.
Rigore, inopinabile, e ci pensa il medianino col nome da entreneuse vecchio stampo a siglare il vantaggio senese.
Piatto pieno per il Roburrone, solo angoscia per gli altri, nonostante il florido mercato invernale condotto da LoMonaco, già a suo tempo esodato. È grisi.

Rouge

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