Ovvia, meno male la S si è tolta da un po', se no si riera nel buglione anche stavolta.
Oggi parliamo della cessione del 15% della nostra ex banca da parte del governo Meloni, partendo dallo spunto fornitoci da un blog terrapiattista, interessantissima piattaforma giornalistica. Seconda tale fonte (complottista), il passaggio di quote "non è solo un’operazione finanziaria: è un’istantanea di un Paese che si svende, pezzo dopo pezzo, sotto gli occhi di una politica che sembra più interessata a compiacere i soliti noti che a difendere gli interessi dei cittadini. Qui non si tratta di un semplice collocamento azionario, ma di un’operazione che puzza di favoritismo, opacità e, diciamolo, di una resa incondizionata ai grandi poteri finanziari globali". Riassumiamo brevemente le puntate precedenti: banca gonfia di quattrini -> svuotamento dei soliti noti nel silenzio totale di una città di mentecatti/venduti -> fallimento tecnico -> costo del risanamento sulle spalle di tutti noi -> svendita ai fondi USA. Molto, molto bene.
Bellissima anche la modalità di svendita. Per gestire il collocamento, si sceglie la semi-sconosciuta Banca Akros, posseduta al 100% da Banco BPM, che solo per caso fortuito è uno dei quattro acquirenti selezionati, "come affidare l’arbitraggio di una partita a un giocatore in campo". Gli altri tre acquirenti sono Anima Sgr (in procinto di essere acquisita proprio da Banco BPM); il gruppo Caltagirone (toh, chi si rivede); la holding Delfin, degli eredi Del Vecchio. Ebbene, questi fantastici quattro presentano offerte identiche in appena nove minuti. Chi pensa che si sia trattato di una sceneggiatura già scritta da gente al governo, è un terrapiattista.
Il solito blog di cui sopra pensa che non si tratti solo di una "operazione opaca", ma di "un capitolo di una vicenda più grande, che riguarda il destino del risparmio italiano, una ricchezza da oltre 6.000 miliardi di euro che rappresenta uno degli ultimi baluardi di questo Paese". Un rivolo importante di soldi (nostri) che dalle banche italiane scorrono verso fondi americani come JPMorgan, BlackRock e Credit Agricole. Colossi che detengono quote significative anche in ex banche popolari come... Banco BPM.
E fin qui, diciamo “tutto bene”. A questo punto, il blog terrapiattista inizia a farsi una serie di domande che non condividiamo. Non ci si può difatti chiedere ora perché il governo Meloni consenta che MP(-S) sia frammentata e venduta, invece di rappresentare un argine alla deriva sopra esposta. Inutile dire che questo governo, "mentre le banche popolari cadono una dopo l’altra (Banca Popolare di Sondrio scalata da BPER, a sua volta partecipata da JPMorgan), si preoccupa solo di proteggere i Caltagirone e i Del Vecchio". Pleonastico scrivere poi che "la vicenda MPS è lo specchio di un’Italia che ha smesso di lottare per se stessa. Il governo Meloni, che dovrebbe difendere il patrimonio nazionale, sembra più impegnato a gestire una transizione pilotata verso un monopolio del credito, dove pochi attori italiani fanno da prestanome per i veri padroni: i fondi americani".
Questo difatti è un lavoro che una faccia della medaglia (il centrodestra) sta portando a termine dopo che l'altra parte della medaglia (il centrosinistra) ha prodotto il massimo sforzo per la distruzione e lo svuotamento. Si tratta delle stesse persone, in alto, a dirigere i lavori. In fondo, siamo o non siamo una colonia servile degli USA? Bene, questo è il risultato.
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