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mercoledì 25 giugno 2025

La cura

Alla seconda prova dell'esame di stato dell'indirizzo Audiovisivo e Multimediale, agli studenti del Liceo Artistico è stato proposto un percorso multidisciplinare sul tema della cura, tra musica, arte, cinema e urbanistica. Al centro il celebre brano di Franco Battiato del 1996.


Francone un po' se ne dispiaceva dell'utilizzo de "La cura", messa a nastro a matrimoni, battesimi, fidanzamenti. L'ascoltatore medio colse in questa canzone l'amore di un uomo verso una donna (e il contrario, e fra omini e donne insieme, lbgt e come cazzo volete), per cui giù come rena, i suoi versi cantati a squarciagola fra improvvisati amanti, che da lì a poco si sarebbero incatenati in un rapporto di dipendenza (per usare un concetto assai caro al nostro artista).

Quando uscì "L'imboscata", lp nel quale la canzone è contenuta, al primissimo ascolto mi balzò alle orecchie questo fenomenale pezzo, destinato di default a divenire una hit ed una dei più bei brani di Francone. A me però di tutto il testo colpì il pezzo che fa: "Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza, percorreremo assieme le vie che portano all'Essenza", probabilmente il più mistico di tutto l'ambaradan. Pezzettino che Francone cantava sempre, nei suoi concerti, togliendosi gli occhiali e portandosi il dito sul terzo occhio, a confermare che si stesse parlando di qualcosa che collega il permanente all'impermanente. Troppo difficile. Meglio basarsi su: "Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie", il che può voler dire anche tentare di accudire una donna in fase mestruale.

E comunque, tutti siamo d'accordo: "La cura" è una canzone d'amore, una meravigliosa canzone d'amore. No? Ora, a mio avviso non è proprio così. O almeno, non è per chi il testo lo scrisse in prima battuta, ovvero Manlio Sgalambro. "Fornicazione" è una canzone d'amore (sconosciuta ai più), talmente d'amore che, all'ascolto, ci si immagina il delirio di tutti i sensi. Secondo una interpretazione sgalambresca più che battiatesca, con “La cura” saremmo davanti ad una canzone che promette l'impossibile, per cui sarebbe un tranello, oppure una imboscata, riprendendo il nome del disco. Insomma, il tutto potrebbe ridursi ad un gioco, ad una rappresentazione formale ed ideale di un sentimento che - come Sgalambro ci insegna spesso anche nello stesso LP - fagocitato dagli accadimenti della realtà quotidiana, resta un Ideale, che il cantante canta. Perché "nella voce di un cantante si rispecchia il sole, ogni amata, ogni amante".

Mi reputo fortunato ad avere avuto la pazienza di tentare di capire la grandezza di certi autori, che in questo mondo di merda che stiamo vivendo restano una delle pochissime parti che fanno sì che si sia ancora esseri umani. L’arte, in ciascuna delle sue molteplici forme, può davvero salvarci.

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