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martedì 22 agosto 2023

Il marziano ed i Lanzichenecchi

Qualche settimana fa ha tenuto banco, per poche ore, un dibattito su un articolo di Alain Elkann sul giornalaccio "Repubblica" (nella parte culturale, ovviamente) su un suo viaggio dal nord verso la Puglia. Ricordiamo che Elkann è il babbo dell'editore del quotidiano, en passant. Presa di posizione del Comitato di redazione del giornale (che ricorda che "Repubblica" è "giornale 'identitario' vicino ai diritti dei più deboli", sic.), chiosa finale del direttore: tutto ok.


Oh, già così c'è da schiantare dal ridere. Cioè, è una barzelletta, zozza per di più. Una di quelle barzellette volgari che trascendono nel trash, in cui merda, vomito e tutto ciò che è più spiacevole si mischiano in un racconto che alla fine porta a fare grande risate. Siamo nello squallore più generale, nel grottesco, nel kitsch.
Ed in effetti, tutta la situazione è spregevole. Un giornale fascista e guerrafondaio, un marziano (cit.), un gruppo di lavoratori che credono che il loro giornale fascista sia a servizio dei più deboli, un direttore schiavo. Manca un tedesco e poi la barzelletta è pronta.
Ah no, il tedesco c'è. Anzi, ci sono i tedeschi, i Lanzichenecchi. Soldati mercenari delle legioni teutoniche del Sacro Romano Impero Germanico, sono passati alla storia per la loro ferocia e la loro violenza rivolta ai nemici ed ai popoli sottomessi. Un sinonimo appropriato potrebbe essere quello di "barbari", per sintetizzare.
Elkann trova questi Lanzichenecchi in treno, sotto forma di ragazzetti della generazione Z (penso si chiami così), in uno scompartimento di prima classe che sta andando verso la Puglia. 
Stop, stop, stop. 
Cosa cazzo ci fa un Agnelli (Elkann è stato sposato con Margherita Agnelli, figlia di Gianni) in un treno??? Oh, ma come si è ridotto il povero Elkann? Boh, ci saremmo aspettati il solito jet privato, con il quale gli Agnelli hanno sorvolato per anni le nostre teste (ah, erano jet sostenibili, a scanso di equivoci); al limite, un bel Ferrarino, ovviamente elettrico (cala). No, il treno... Elkann scopre alla sua veneranda età il treno, ordunque. E ci trova la sorpresina.
Nello scompartimento di prima classe si trova immischiato in un gruppo di giovinastri, che ben descrive: "T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l'iPhone con cuffia per ascoltare musica... Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l'orologio". Ha ragione Elkann, proprio dei Lanzichenecchi, proprio dei devastatori, culturali, in questo caso. Ragazzini ricchi (se no col cazzo si viaggia in prima classe), simboli del conformismo intellettuale che proprio la merda come "Repubblica" contribuisce a crescere, ma soprattutto tutti proto-Elkann, tutti piccoli cloni che ambiranno (senza mai arrivarci) a divenire potenti come nonno Elkann. Che tuttavia, da vecchio in stato di pre-morte, li odia, in quanto giovani. Ma questi ragazzini sono, indirettamente, tutti figli suoi, del suo mondo.
A proposito di figli, andiamo a vedere cosa abbia mai prodotto fisicamente Elkann. Con la Agnelli il gentiluomo ha sfornato tre gioielli: Ginevra, Lapo, John. Ginevra, 41enne, è una regista di successo. Ci ha donato due (di numero) capolavori: il cortometraggio "Vado a messa" (9 minutoni) e quindi il suo primo lungometraggio, "Magari", a 40 anni precisi. Insomma, una novella Kubrick. Lapo lo si conosce un po' di più: drogato fatto, scialacquatore, distruttore di automobili di lusso, amante dei trans. Lui sì che è un modello cui rifarsi, mica i ragazzini stereotipati del treno! E quindi arriviamo a John, il genietto, colui il quale ha distrutto la Juventus e la Ferrari e che ha in gestione il piccolo/grande impero della famiglia rettiliana degli Agnelli. Fra l'altro, è anche presidente del gruppo Gedi, che ogni giorno ci informa correttamente con decine di quotidiani spazzatura, tv e radio. Infine - e soprattutto - è il CEO della holding Exor, al cui interno ci sono molteplici aziende che producono armi. Già, armi. Quelle ad esempio utilizzate in Ucraina. Bene, se vi stavate chiedendo perché la stampa itagliana è in prima linea per non far finire una guerra che uccide e devasta, ora lo avrete capito, spero.
Insomma, una famiglia modello quella di Elkann. Il quale, nato nel 1950 da babbo francese banchiere ed industriale e mamma italiana facente parte di una antica famiglia di banchieri, ha avuto una vita evidentemente difficile, che lo ha portato, ultrasettantenne, addirittura sopra un treno. Beh, viaggiando in treno ad esempio si scopre un po' di geografia (Elkann, evidentemente ultra-ignorante, non sa che per andare da Roma a Foggia si passa da Benevento e Caserta), si ascolta i ragazzotti parlare di calcio e di fica, ma soprattutto ci si diletta nei propri passatempi più cari: leggere il "Financial Times", l'inserto culturale di "Repubblica", il "New York Times", la "Recherche du temps perdu" (a 73 anni, non è mai troppo tardi), nello specifico il volume 2 capitolo "Sodoma e Gomorra". Beh, peccato che l'ultra-ignorante Elkann non sappia che "Sodoma e Gomorra" è il volume 4 dell'opera di Proust, ma si sa, chi compra un libro solo per sentirsi figo senza leggerlo può incorrere in tali gaffe: i gazzillori lo fanno.
Un vero marziano questo Elkann rispetto ai Lanzichenecchi: nonostante il caldo veste un abito stazzonato di lino blu con camicia leggera, cartella di cuoio marrone (speriamo in pelle umana), quaderno degli appunti, penna stilografica. Premesso che siamo davanti ad una descrizione fantozziana della propria figura, balza agli occhi l'uso dell'aggettivo "stazzonato"; ammetto di non esserne a conoscenza. E così, come tutti gli umili, vado a vedere cosa significhi: stropicciato, sgualcito, spiegazzato. Bene, Elkann non si stira neppure i vestiti e/o non ha da pagare nemmeno una signora o una lavanderia che gli stiri i vestiti. Forse perchè è un povero, ma probabilmente perchè è uno straccione, anche un po' sudiciotto.
Arriviamo alla fine del viaggio. Il marziano è imbufalito con i Lanzichenecchi, li odia, li detesta. Soprattutto perché essi impediscono al gentiluomo, a 73 anni, di aprire il libro di Proust, che da tempo brama di leggere, dopo averlo portato con sé per una vita per fare il figo. In realtà il casino dei ragazzetti è l'ennesima scusa che il vecchio si dà per non iniziare a leggere il volume, evidentemente troppo complesso per le sue facoltà intellettuali (uno che legge "Repubblica", "New York Times" e "Financial Times" è oggettivamente limitato). Ma è splendido il rapporto fra le due entità: i ragazzetti giustamente non se lo inculano nemmeno di striscio il vecchio (e perchè mai dovrebbero solo rivolgergli parola?) e il vecchio se la prende, perchè nonostante la sua penna stilografica e la cartella di cuoio color merda nessuno lo considera. Lui marziano, gli altri uno-nessuno-centomila. Lanzichenecchi, ovvero letteralmente servi della terra. Schiavi, agli occhi di Elkann, come tutti noi. E allora via, verso la libertà. Via dalla puzzolente prima classe. Via dal volgo degli iPhone e della Nike. Via, verso Foggia... Oibò, Foggia? E che è?
PS: caro massoncello, hai avuto una tremenda fortuna, cioè che in quello scompartimento non ci fossi anche io (impossibile, non viaggio mai in prima classe), perchè altrimenti, accanto a te, avresti trovato una bella cacata. Per fare da pendant con la tua cartellina, ovviamente.

2 commenti:

  1. Bello. Fallo però anche un articoletto su Gravina e i suoi legami con quei santi, ma che dico santi, apostoli tipo Erdogan e Ceferin...
    Il Granacci

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    1. Anche se non capisco il collegamento fra questo articolo ed il triangolo Gravina-Ceferin-Erdogan, grazie del suggerimento. Se hai qualche idea in merito, scrivi te e invia. Al-Mutanabbi

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