La mia esperienza

Riceviamo e pubblichiamo.

Ciao Wiatutti.

Seguo questo blog (di merda) da poco tempo, più o meno da quando il virusse ha imposto che cambiassimo vita. Più o meno mi sono sempre trovata concorde con quanto riportato, ma non è questo che mi interessa dire. Vorrei piuttosto parlare della mia esperienza da malata e poi da guarita da covid.

Mi chiamo Annalisa, ho 55 anni. Non sono vaccinata, perchè ho importanti patologie che, secondo alcuni medici che ho consultato, potrebbero essere aggravate dal vaccino. Ma non sono riuscita ad avere una esenzione, così ho preferito non rischiare. Sono una completa free vax, per cui chi si vuol vaccinare, lo faccia tranquillamente.

Sono una delle migliaia di persone che, a partire da dicembre, ha tentato di prendere apposta il covid, all'inizio non riuscendoci e poi, con pratiche grottesche che non sto a descrivere, con successo. L'ho fatto per avere almeno sei mesi di vita, sei mesi di lavoro, sei mesi di un minimo di socialità. Io, persona sana, costantemente sottoposta a tamponi da ottobre 2021. Fermatevi e pensate: lo Stato mi ha costretta ad infettarmi, rischiando per la mia salute, imponendomi un malvagio ricatto che non ho potuto fare a meno di accettare.

La malattia si è palesata sotto forma di influenza, con febbre, mal di gola, raffreddore. Senza postumi, fortunatamente. Eppure avevo sentito dire, per bocca di politici e medici, che sarei morta, o perlomeno sicuramente sarei andata in terapia intensiva.

Il primo giorno di malattia ho contattato il mio medico curante. Il quale mi ha certificato il virusse e mi ha detto (cito): "Non ci sono problemi, vedrai che tutto andrà bene". Da quel momento, mai più una chiamata, mai più un contatto, niente di niente. Per il mio medico di base, che io sia viva oppure morta non fa differenza, constatata la sua totale assenza nel decorso della malattia.

Lo stesso giorno mi contatta (penso) un incaricato della locale ASL, che mi chiede come sto. Rispondo di avere sintomi e febbre quasi a 39°. Un chiacchiericcio di tipo amministrativo (che non ricordo a dire la verità), un saluto e stop. Da quel momento, la ASL sparisce.

Quindi, con evidenti sintomi, il mio medico e la ASL non mi indicano minimamente cosa io debba fare. Devo assumere qualche medicinale? Devo contattare qualcuno in caso di ulteriore difficoltà? Non lo so. In pratica, sono sola ed abbandonata.

Mi hanno detto che su FB si trova una associazione di medici ed infermieri che possono dare indicazioni sulle terapie domiciliari, quelle che Speranza per due anni ha tentato di far sparire dalle opzioni di gestione del problema. Scrivo e dopo poco una dottoressa mi risponde, chiedendomi cosa ho, come mi sento, se ho bisogno di qualcosa nello specifico. Ringrazio e descrivo le mie condizioni. Mi chiede il cellulare e quindi mi chiama. Mi rassicura molto, mi indica di prendere immediatamente un antinfiammatorio comune ed altro medicinale da banco. Mi spiega di non assumere tachipirina e soprattutto di non aspettare 72 ore in vigile attesa. Mi fido ed eseguo.

Risultato: il giorno dopo sto già molto meglio, la febbre cala e sparisce in tre giornate. Resta un forte mal di gola, che mi durerà per altri tre giorni. Qualche colpo di tosse ed è finita qui.

Mi chiedo se sia stata io particolarmente sfortunata con chi è preposto alla tutela della mia salute e che pago con le mie tasse, che in pratica si è palesato solo inizialmente per comunicarmi la procedura amministrativa, oppure se ciò sia stato solo un evento sventurato. Non lo so ed a questo punto non lo voglio sapere. In compenso ho conosciuto persone meravigliose, che in cambio di niente mi hanno seguito e mi hanno dato supporto psicologico ed indicazioni mediche. Sicuramente, seguendo le indicazioni del nostro Ministero della Salute, il decorso della malattia sarebbe stato identico; ma non ho una controprova.

E, francamente, non ho interesse ad averla.

Annalisa