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martedì 14 settembre 2021

La variante A

Seconda partita e secondo 3 a 0, 6 goal fatti e 0 subiti. O sto sognando nel bel mezzo di un profondo sonno dopo una clamorosa sbornia, oppure l’ebbrezza è reale e totalmente priva delle calorie dell’alcol. Se ripenso a Trastevere qualche settimana addietro, forse sogno davvero… 


E zitte zitte stanno anche tornando le citte in curva. E guardate che non è una cosa da poco, perché le donne certe cose le annusano prima. Non si muovono mai a caso. "Le donne lo sanno che cosa ci vuole" e se stanno finalmente rimettendo piede sui gradoni parzialmente liberati da quella plasticaccia arancio/verde, tossica e cancerogena, vuol dire che il loro settimo senso sta mandando loro segnali incoraggianti. Segnali certificati anche dalla lunga fila all’ingresso: green pass, documento, abbonamento, analisi dell’urine, alcol test, 740, etc. etc. Se l’11 settembre 2001 in USA avessero fatto lo stesso con i dirottatori degli aerei, forse adesso le torri sarebbero sempre in piedi. E la fila è come le citte che ritornano: non c’è mai per caso. L’ottimo stato di salute sportiva - momentaneo, per carità - della nostra Robur, viene certificato con una tripla A subito dopo il fischio finale di una partita perfetta, nella quale la variante A si è abbattuta sul malcapitato avversario di turno (ieri la Vis, oggi la Carrarese), spazzandolo via dopo averlo lavorato bene bene ai fianchi. 

Variante A, come Alberto: Gilardino, H2Odro e Paloschi. Tre Alberti che in questo momento, senza togliere niente agli altri - e vi garantisco che di almeno un paio di giocatori per me non sarà difficile innamorarmi - pensano, distruggono, ripartono e finalizzano.  Come durante lo spelling di un indirizzo mail: A di Alberto, punto Robur, chiocciola vittoria, punto alè. Ed il gioco è fatto. 

Guardando i risultati sembra tutto facile, ma in realtà non lo è. Non lo è per noi disillusi tifosi bianconeri, troppo abituati a docce fredde e ringambate, che assistiamo alla partita sudando come se fossimo in campo e non lo è per i giocatori sul rettangolo verde, i cui avversari fanno di tutto per impedire loro di pensare. Ed infatti, mentre nei primi minuti il concorso "L’insulto più bello a Di Natale" - ennesimo giocatore di quella famiglia di mostri di cui facevano parte anche Miccoli e altri, che non appena vedevano il bianconero suonavano a morte - prendeva il sopravvento sul gioco e i canarini carrarini cercavano di chiudere tutti gli spazi, pressando e provando a ripartire, col passare del tempo le cose sono molto cambiate, esattamente come il Bani dello scorso anno rispetto a quello di adesso. Anche perchè in questa fase della stagione rincorrere l’avversario per 90 minuti diventa un bel problema anche se ti chiami Kipkoge e non ci riesci nemmeno se giochi in bicicletta.

A proposito, ieri ho pensato che la prima bici da corsa che ho visto in vita mia era della marca Aquila. Non c’entra niente, ma mi ha fatto sorridere. 

Dicevamo della Carrarese che cercava di pressare anche le ombre e del Siena che muoveva la palla rapidamente e cercava la verticalizzazione appena possibile (mi faccio quasi paura a utilizzare questi termini così distanti dal mio povero vocabolario bucolico provinciale). Magari in qualche occasione la difesa roburrina ha forzato un po’ troppo la giocata da dietro, ma con i piedi di Terzi e un centrocampista che scende continuamente vicino ai centrali per farsi dare il pallone e smistarlo sulle fasce, effettivamente il gioco si fa un pochino più facile. 

Anche se di facile, come detto, non c’è niente. Nemmeno trovare parcheggio, visto che per non avere problemi con i tanti eventi cittadini contemporanei ho lasciato la macchina nei pressi di Asciano e sono arrivato in centro sul manubrio della bici di Ingrid, rubizza moglie di Lothar, simpaticissima coppia di ciclisti tedeschi, arrivati da Dusseldorf per partecipare alla Feldwege nostrana. Verso le Tolfe abbiamo avuto una piccola discussione sul fatto che la birra Waiss fosse più adatta del Riesling per accompagnare i wurstel, ma tutto poi si è risolto al meglio, con più vino che tarallucci. 

Dicevamo come non fosse facile costruire e tessere le file del nostro gioco, ma nonostante ciò in 35 minuti abbiamo contato due miracoli del portiere, una traversa, un colpo di testa dopo quattro (4!) passaggi con ripartenza dal portiere. Roba che con Pahars e quell’altro briaco non potevamo nemmeno nominare. E poi, verso la fine del primo tempo, quando l’ombra birichina stava facendo capolino per alleviarci dalla canicola di metà pomeriggio (stimo troppo chi decide gli orari in questa Serie C, bravo, è proprio il tuo mestiere: pezzo di merda!), capita che a forza di accorciare il loro terzino vada a saltare a vuoto su di un suo compagno nei pressi della metà campo, liberando di fatto una Route 66 (mitica strada americana, perché le nostre essendo sempre un po’ intasate rendevano poco l’idea) per Gubertone nostro, che con la sua classica andatura mezza gobba da marciatore al 50esimo km, mette nel mezzo all’aria un delizioso bacio perugina, sul cui bigliettino c’era scritto: "Il goal è un punto esclamativo bianconero dopo le parole Forza e Siena". E uno dei tre Alberti di cui sopra, puntuale come le polemiche sul progetto dello stadio, facendo ciò che sa far meglio, finalizza: 1 a 0. Il resto, francamente, è accademia. Roba talmente beatificante che non conosco così tanti aggettivi per descriverla. Il secondo Alberto, al secolo H2Odro, in cielo, in terra e in ogni luogo taglia, cuce, costruisce, sbuffa, segna da fuori aria un gran goal (al contrario di quanto predicava il buon Mignani, per il quale il tiro da lontano era vietato per Decreto Ministeriale) e nobilita a forza di giocate di qualità la categoria dei centrocampisti. E nel mentre il terzo Alberto, quello pensante, l’ex violino nazionale, il bomber, gli regala una meritata passerella e decide i cambi per dare a tutti il giusto spazio, dalla curva ci rendiamo conto della straripante e straordinaria qualità dei nostri 5/6 giocatori offensivi. Talmente disarmante che dentro di me si accende immediatamente la fiammella di speranza di vederli un giorno in campo tutti assieme, in un avveniristico e originale 2-2-6, nel quale magari ne prendiamo 5 ma ne facciamo 14. Sì davvero: sto sognando! Poi, che c’è rimasto? Ah si, il tre: la ciliegina sulla torta del cittino. Il terzo goal arriva in contropiede: uno di loro sviene e perde palla, restando sul campo a ondeggiare, tipo l’omino di Mortal Kombat quando aveva finito l’energia. E la fatality infatti non tarda ad arrivare: due tocchi e rete! Ma francamente il 3 a 0 va stretto alla Robur, visto per esempio la renna divorata dalla pantera albina o il palo di Pezzella, altro pezzetto da novanta. Francamente se erano 5 non s’era rubato nulla. 

Sì lo so, sono arrogante, ma per una sera concedetemelo. Ma dato che arrogante si, ma non ingordo, credo che abbiamo lasciato le altre marcature a tempi futuri. Per adesso ci lustriamo gli occhi e ci spelliamo le mani, godendoci questa piacevole variante A che nessun vaccino pare in grado di arginare.

 

Siena - Carrarese 3 a 0: fin qui tutto bene. Uno è un caso, due una coincidenza. Tre? Vedremo… Basterà aspettare ed il tempo di darà tutte le risposte che cerchiamo. Ma per il momento me la godo. Ah, se me la godo!


su quei gradoni (senza seggiolini, era l’ora), lì ci troverai!



Mirko



PS: Ieri non sapevamo se lo speaker fosse oppure no il sig. Claudio Giomini, per cui ci siamo astenuti da ogni voto e commento nelle pagelle. Ebbene sì, era proprio quella la voce! Quella del "Bulova Acuatron Quartz, l'orologio dell'era spaziale", del "Jolly caffè, Jolly caffè, Jolly caffè piace perchè è buono", del "Da Marina Becci al passaggio della Lizza...", del "Al primo giocatore che marcherà la rete per il Siena, il ristorante Vecchio Pozzo offrirà un fiasco di vino della ditta...". Insomma, la voce del Giomini a noi vecchioni ricorda una vita che non c'è più, un mondo che non c'è più, magari parenti e amici che non ci sono più. Un tuffo nel passato, bellissimo. Grazie Giomini.

3 commenti:

  1. Grande Giomini … un mito!!!
    Carlino

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  2. Fantastico che qualcuno dopo 20 anni creda ancora che le torri gemelle siano crollate per un dirottamento aereo.

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