Oggi tocca ad una perla minore di un album considerato minore: una vera leccornia!
L’album di cui parliamo è “Ferro Battuto”, del 2001. Periodo nel quale Battiato aveva già iniziato a tentare di insegnarci le “leggi del mondo” attraverso brani poco conosciuti, che a mio avviso rappresentano, per chi ne sa fare tesoro, una immensa ricchezza ed uno splendido regalo.
Anzitutto va segnalata qualche costante dal punto di vista musicale: la presenza di una (splendida) voce femminile, lunghi inserti di cantato in lingua straniera (stavolta francese) ed il vocione stonatissimo di Sgalambro, che incredibilmente pare essere comunque credibile come accompagnamento. La cantante Natacha Atlas firma altri brani dell’album; la sua voce, arabeggiante, è spettacolare soprattutto quando tocca note alte. Un lungo ritornello rimanda ad una composizione di Tchaikovsky (e non è la prima volta che capita), alternandosi ad una sonata mossa di pianoforte, arzilla e piena di energia; vi confesso che è una di quelle che più spesso, senza accorgermi, fischietto quando sono allegro.
Interessantissimo il testo, che è in pratica una guida alla creazione di una nostra personalità, appunto empirica, cioè da formarsi sperimentando concretamente modalità di miglioramenti esperienziali. Molto frequentemente Battiato ci ha abituati a verificare come il benessere personale, il cammino lungo la nostra linea verticale, si ottenga attraverso preghiera, meditazione, opere di bene, aspirazione all’Alto. In questo caso, la situazione è un po’ più complessa. Nel testo, si parte da una posizione niente affatto confortevole, cioè dalla sopraffazione della gioia di vivere da parte dei dolori, dalla ripetitività delle azioni, dalla forbice fra ciò che sentiamo di essere e ciò che invece diamo a vedere, dai nostri comportamenti che non ci soddisfano. Ebbene, cosa fare? Ecco la soluzione: a) cercare spazi sconosciuti. b) nuovi stati di coscienza, ottimi per allenare la mente. Quindi, via verso un disancoramento delle posizioni acquisite, via le catene che ci tengono legati a determinati spazi / cose / persone, via verso una destrutturazione di ciò che non ci fa stare bene. Ed inizia la ricerca di spazi inesplorati (un nuovo invito al viaggio, stavolta per noi stessi), fino al raggiungimento di nuovi stati di coscienza. Ma attenzione, la mente è sempre lì, presente e potente, creatrice da una parte e da allenare da un’altra. Si intuisce così che tale ricerca debba essere dapprima razionale, pensata ed esperita; e poi trascesa, passata ad altro piano, nel quale tuttavia alla mente non si rinuncia.
La canzone perfetta per i momenti che stiamo vivendo.
Il faut abandonner la personalitè pour retrouver votre “je”
Changer dame cheval et chevalier
Changer d’habit baton et penseé
(retiens la nuit pour nous deux jusqu’à la fin du monde).
Quando non coincide più l’immagine che hai di te
Con quello che realmente sei
E cominci a detestare i processi meccanici e i tuoi comportamenti
E poi le pene che sorpassano la gioia di vivere
Coi dispiaceri che ci porta l’esistente
Ti viene voglia di cercare spazi sconosciuti
Per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza
Quand l’image que tu as de toi ne coincide plus avec ce que tu es réellement
Quand tu commences à hair les automatismes de ta facon d’agir
Et quand les chagrins prennent le pas sur la joie de vivre,
Avec les peines que nous apportent l’existence,
Et t vas chercher des espaces inconnus,
Pour une nouvelle conscience.
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