Tra gente in ferie e bollini rossi da partenze intelligenti, finisce anche questo caldo mese d’agosto, il secondo d.C. (dopo Covid).
E finalmente ci riappropriamo del nostro spazio domenicale - come se gli indiani di America improvvisamente tornassero a riprendersi le praterie sottratte dall’uomo bianco europeo - stringendoci intorno ad un gruppo di bordellotti giovanissimi che con orgoglio, voglia e tanta passione comandano la curva con un fare genuino e apparentemente trasparente, che, almeno per il sottoscritto, rappresenta una piacevole sorpresa. O meglio, una delle tante sorprese riservate dalla prima giornata di campionato di questa agognata Serie C, guadagnata ‘senza passare dal via’ ma comunque sudata. Di certo non esiste una scuola per il tifoso e nessuno nasce imparato, pertanto se i giovani dovessero commettere qualche peccato di gioventù, mi auspico che i vecchi - appollaiati qualche metro più in alto nella geografia della curva - ‘diano una mano’ costruendo senza distruggere, perché Siena e i suoi tifosi hanno un bisogno estremo dell’agognato cambio generazionale, pertanto questa opportunità teniamola di conto.
Fine agosto calcisticamente parlando è il momento giusto per sognare. Per una sera il ritorno al lavoro sembra lontano e l’eco delle ferie riverbera ancora nel sapore amaro di uno spritz al Campari, mentre la luce calda del pomeriggio incontra per un istante il rosso del bitter. Osservo il mondo attraverso il ghiaccio del bicchiere e un passo alla volta vedo qualcosa che mi è mancato tanto: sciarpe, maglie bianconere, cori. Una ragazza piuttosto tirata passa in mezzo ad un gruppo di tifosi e sorride per l’apprezzamento gridato a squarciagola, soltanto il rossore delle guance nasconde un certo imbarazzo. E in men che non si dica, mentre l’ultima domenica del mese volge al termine, con tutto il carico di malinconia che l’avvento di settembre si porta appresso, entriamo allo stadio.
No alla tessera, non al calcio moderno, cantano i giovani ultras. Ah, se solo sapessero quanto era bello quello antico. E invece... E invece abbonamento, documento e green pass. Tutto è diventato maledettamente complicato. E poi ‘sti soldi maldetti. Sempre loro a far girare tutto. Il calcio sta diventando sciocco, senza sapore. Se continuerà questa pericolosa deriva, dove l’interesse economico sarà sempre anteposto all’interesse della collettività, allora potrei anche non meravigliarmi se la Apple finanziasse la ristrutturazione del Meazza di Milano, che da San Siro diventerebbe magari San Siri. Dicono che ogni generazione ha i suoi problemi. Si vede che questo è uno dei tanti che sono toccati a noi.
Comincia la partita, un due tre e s’è vinto. Buonanotte a tutti, ciao! 2 a 0 in meno di mezz’ora; e ora che si fa? O mi ridate indietro i soldi di mezza partita oppure dobbiamo trovare il modo di far passare il tempo. Il nostro portiere, quasi sempre inoperoso, canticchia tranquillo "Lanni d’oro del grande Real, Lanni di Happy days e di Ralph Malph" e tra un calcio di fondo e un lancio millimetrico (è più forte con i piedi lui che diversi centrocampisti transitati da Siena negli ultimi anni) cerca di tirare a campare fino al 90°. Sulle fasce Farkas e Mora fanno tante cose belle. Il primo addirittura, con quel cognome da azienda di autotrasporti, gioca talmente bene che per un tempo intero abbiamo la sensazione fosse l’altro. E i numeri d’oro su sfondo bianco di certo non aiutano. Bellissimi stilisticamente parlando, un disastro se visti da lontano perché la Robur sembra giocare senza numero e nome. Per fortuna ci vengono in aiuto le scarpe: abbinato il colore al ruolo, ecco che spunta fuori il cognome. Sì, c’è da faticare per riconoscere tutti ma sul 2 a 0 con l’uomo in più il modo di ingannare il tempo dobbiamo pur trovarlo. Fragile come il Cigno di Utrecht, Terigi comanda la difesa senza sbavare (manco fosse una lumaca!) mai e quello che a volte lo scorso anno sembrava il locio di Lucca, adesso pare aver iniziato la sua metamorfosi, anche se ad ogni allungo sentiamo un brividino correre lungo la schiena. E quando al 90° si piega in avanti per toccarsi uno stinco, dalla curva si alza un brontolio sordo di 1000 voci che all’unisono hanno esclamato: "Vai, ci siamo". Per chiudere poi il pacchetto arretrato, ci sarebbe anche Sor Milesi, cognome da amministratore di condominio e tendenza a fare bene tutto quello che fa, con il merito di entrare nella nostra prima rete, anche se per me dalla curva poteva essere chiunque. A centrocampo, il mito incontrastato H2Odro padroneggia in lungo e in largo, con Cardoselli goleador al primo tiro (100% di realizzazioni, nemmeno Mehmet Ali Ağca col Papa ha mai raggiunto certe performance) per il quale urge la vecchia cassetta con 6 bottiglie di vino in regalo come nei bei tempi che furono e quel ‘tale Bani’, mostruoso lo scorso anno per lunghi tratti del campionato (come tutti gli altri del resto) e pragmatico, utile e dinamico quest’anno. Boh, sembra il su’ fratello. E poi, tolto l’antipasto, il primo e il contorno, arriva la portata principale con vino abbinato. Se penso che Paloschi era ‘solo’ in panchina, veder giocare Caccavallo (che avrebbe fatto mai con questo cognome, se non avesse fatto il calciatore?), Guberti e Varela è come un moment dopo una giornata di mal di testa. Nei primi 15 minuti li ho guardati giocare a bocca aperta, come il bambino guarda i trattori che lavorano. Un, due, tre e un rombo assordante arriva da lontano: ci sono un uruguayano, un sardo lombardo e un napoletano… Sembra l’inizio di una barzelletta ma non c’è niente da ridere, soprattutto per i difensori avversari. Immersi in un suono di tamburi tribali mischiati al folklore latino: "Bongo la, bongo cha cha cha parlami del Sud America, quello che dicono laggiù forse è fantasia e nulla più’’... E dopo aver visto giocare Varela, nulla è più reale della fantasia, perché quando il signore decide di far nascere in Sud America un giocatore di quelle caratteristiche e per lo più mancino, a qualsiasi latitudine o categoria esso giochi, succede sempre qualcosa. Come ad un diciottesimo compleanno dopo che i genitori della festeggiata sono andati via.
E un due, tre, in una sera di fine agosto, i nostri 11 giocatori (e spiccioli) segnano un solco profondo fra ciò che eravamo e ciò che vorremmo diventare. E non importa se sarà la storia della vita o una botta di una sera, perchè è stato tanto bello ritrovarci e ritrovarvi. Così bello che sarebbe meraviglioso poterci prendere l’abitudine.
Siena - Vis Pesaro: 3 a 0. Con un punteggio che non ammette repliche, chiudiamo la prima giornata in testa alla classifica. E se pensiamo da dove arriviamo è già un grande risultato. Poco prima di addormentarmi, fisso nella mia vecchia e stanca testa l’immagine dei giocatori fermi al limite dell’aria piccola, che aspettano dalla curva il permesso di avvicinarsi. E rispetto genera rispetto. Bravi! E’ stato un gran bel gesto e almeno io l’ho apprezzato molto. Spero di rivedervi in quel punto ancora un milione di volte.
…la, lalalala lalalala la Robur Siena, la lalalala lalalala la Robur Siena!
Mirko
Il Rastrello deve avere i SEGGIOLINI BIANCO NERI.
RispondiEliminaPunto.
Non sono tollerabili oltre seggiolini verdi con scritte arancio o altri colori alla cazo di perro.
Armeni regalateci un sogno: SEGGIOLINI BIANCO NERI!!!
Frate Asheur
La poesia la lascio ad altri.. Vincere il campionato con qualunque colore dei seggiolini anche se fossero a pois..
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