Perchè in UK hanno riaperto (quasi) tutto?

Il 19 luglio il Regno Unito, pur travolto dall'ondata di casi di variante delta, ha riaperto (quasi) tutto, permettendo ai sudditi di Sua Maestà di tornare a svolgere una vita un po' più dignitosa di quanto finora sperimentato, attraverso un totale allentamento delle misure restrittive in voga nell'ultimo anno e mezzo.

Il resto del mondo, ma soprattutto i finti virologi da TV si chiedono, con malcelata stizza, come sia mai possibile che tutto ciò accada, vaticinando disgrazie e stragi entro poche settimane.

Che il Premier Johnson sia un po' particolare lo sappiamo tutti, ma è possibile che, mentre un intero continente parla ormai solo di green pass e seguita a paventare chiusure e misure draconiane, a Londra la gente possa bisbocciare nei locali senza mascherina o adeguato distanziamento? E poi proprio lì, dove la terribile variante delta pare abbia messo su casa?

Andiamo a vedere qualche possibile spiegazione di questo strano fenomeno.

Sul sito governativo della sanità inglese è possibile visionare i report contenenti i dati di sorveglianza relativi alle varianti del virusse pubblicati a partire dal dicembre 2020 dal Public Health England, il Ministero della Salute del Regno Unito. Al momento della pubblicazione dell’ultimo report dal titolo "SARS-CoV-2 variants of concern and variants under investigation in England Technical briefing 18" (9 luglio 2021), in Gran Bretagna ci sono 4 varianti di interesse (alpha, beta, gamma, delta) e 9 varianti oggetto di indagine.

Al 5 luglio 2021 il 42,6% dei casi positivi analizzati in UK presentavano la variante delta.

Questa la suddivisione per fascia d’età di casi positivi, ospedalizzazioni e decessi nel periodo compreso tra il 01/02/2021 e il 21/06/2021.

Variante alpha:

- per età < 50 anni si sono registrati 117737 positivi e 66 decessi –> letalità pari a 0.056%

- per età ≥ 50 anni si sono registrati 32238 positivi e 1550 decessi –> letalità pari a 4.808%

Variante delta:

- per età < 50 anni si sono registrati 111008 positivi e 26 decessi –> letalità pari a 0.023%

- per età ≥ 50 anni si sono registrati 12404 positivi con 231 decessi –> letalità pari a 1.862%

(la letalità è definita dal rapporto in percentuale tra decessi e casi positivi).

Qui sotto il riassunto:

Tutto visualizzato? Ok. Passiamo ad altro...

Analizziamo più da vicino la terrificante variante delta, con i dati relativi a casi positivi, ospedalizzazioni e decessi, suddividendo per fascia d’età e distinguendo tra persone non vaccinate, vaccinate con una dose e vaccinate con due dosi.

Tralasciando i soggetti parzialmente vaccinati e quelli aventi stato vaccinale indeterminato, si osserva che:

- gli individui con età inferiore a 50 anni rappresentano il 90% dei positivi; tra questi si sono registrati:

• 98108 casi positivi, di cui il 72% erano non vaccinati e solo il 5,7% vaccinati con due dosi;
• 835 ricoveri in ospedale, di cui il 78% tra i non vaccinati e solo il 4% tra i vaccinati con due dosi;
• 26 decessi, di cui l’80,8% tra i non vaccinati e il 7,7% tra i vaccinati con due dosi;
• la letalità nei due gruppi (non vaccinati e vaccinati con due dosi) è confrontabile;

- gli individui con età maggiore o uguale a 50 anni rappresentano il restante 10% dei positivi; tra questi si sono registrati:

• 11152 positivi di cui l'11,36% erano non vaccinati e il 46,9% vaccinati con due dosi;
• 307 ricoveri in ospedale, di cui il 26,7% tra i non vaccinati e il 45,6% tra i vaccinati con due dosi;
• 229 decessi di cui il 31% tra i non vaccinati e il 50,7% tra i vaccinati con due dosi;
• la letalità del gruppo dei vaccinati con due dosi è più che dimezzata rispetto a quella del gruppo dei non vaccinati.

Ci siamo? Bene, è il momento di fare qualche riflessione.

1. La variante delta non sembra essere più letale della variante alpha, anzi essa, calcolata nello stesso arco di tempo febbraio-giugno 2021, risulta di inferiore impatto;
2. La variante delta colpisce anche i vaccinati: il 28% dei casi positivi under 50 sono vaccinati con una o due dosi e dai dati risulta che si ammalano e muoiono anche i vaccinati con doppia dose, anche se casi positivi, ricoveri ospedalieri e decessi riguardano prevalentemente i non vaccinati;
3. Tra gli over 50, la situazione si ribalta: casi positivi, ricoveri e decessi avvengono in percentuale maggiore tra i vaccinati con doppia dose rispetto ai non vaccinati.

(Gli ultimi due punti si potrebbero spiegare con le differenze tra le coperture vaccinali raggiunte nel Regno Unito nelle varie fasce di età: superiori all’80% per gli over 50 con picchi del 95% e tra il 50% e il 75% per gli adulti di età compresa tra 18 e 49 anni. Di conseguenza, i vaccinati più anziani sono numericamente e percentualmente superiori ai non vaccinati della stessa età).

Conclusioni.

Sulla base di questi dati è difficile sostenere che il vaccino impedisca del tutto le ospedalizzazioni e i decessi. Infatti, tra gli under 50, il 22% dei ricoveri e il 19% dei decessi riguardano soggetti vaccinati con una o due dosi e tra gli over 50, il 73% dei ricoveri e il 69% dei decessi avvengono tra i vaccinati. Tuttavia, mentre tra gli under 50 la letalità resta invariata tra vaccinati e non vaccinati, tra gli over 50 vaccinati con doppia dose la letalità è più che dimezzata rispetto al gruppo dei coetanei non vaccinati e ciò potrebbe confermare l’effetto della vaccinazione nel ridurre i decessi tra i più anziani.