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martedì 1 giugno 2021

Marzo 2020. Commenti

Marzo 2020, un mese che non ci dimenticheremo mai. Abbiamo già visto lo scorrere degli eventi nell’articolo di ieri. Analizziamo ora i fatti e commentiamoli. A mio avviso, qualcosa non è andato per il verso giusto...

Iniziamo anzitutto con un cappelletto introduttivo. Marzo 2020 è il mese che segna l’adozione delle misure di sicurezza che ancora oggi, dopo più di un anno, valgono come base per la nostra nuova psico-vita "sociale". Misure che più di una volta parte della comunità scientifica ha contestato e che oggi gli stessi fautori ad oltranza delle stesse hanno in parte ricusato o comunque messo in dubbio. Eppure, vediamo come sono nate queste misure draconiane e capiremo come abbiano in nuce criticità importanti fin dalla loro genesi.

IL LOCKDOWN ITALIANO

Come si può evincere dallo scorrere degli eventi, nei primi dieci giorni di marzo si verifica una escalation di misure sempre più rigide emanate dal governo itagliano, fino al DPCM del 9 marzo che chiude l'intera penisola. Un deciso giro di vite rispetto alla svogliata noncuranza del mese di febbraio, non c'è che dire! Andiamo a vedere prima di tutto i numeri sui quali il governo emana il DPCM del lockdown nazionale: il 9 marzo ci sono 8.342 contagi totali, dei quali 7.000 concentrati in Lombardia, Veneto e Piemonte. I decessi registrati al 9 marzo riguardano al 56,6% la fascia di popolazione oltre gli 80 anni, il 31,9% fra i 70-80 anni, il 10,4% fra i 60-70 anni, lo 0,8% fra i 50-60 anni, lo 0,3% fra i 40-50 anni. Ovvero, sin dai primi giorni, si sapeva - quelli citati sono dati di un verbale del CTS - che a morire erano soprattutto le fasce di popolazione più anziane, per cui, seguendo i principi di adeguatezza e proporzionalità ai quali si deve attenere ogni decisione politica in una democrazia, si doveva procedere verso una tempestiva protezione di queste categorie a rischio; in tale maniera, si sarebbero salvate numerose vite e si sarebbe scongiurato la chiusura totale ed il conseguente crollo economico. In più, dai dati epidemiologici, non si capisce perchè non furono chiuse sole tre regioni e non, come invece successe, una intera nazione.

Eppure, Conte aveva già a disposizione precisi pareri che consigliavano di prendere posizione fin da inizio febbraio. Pareri non di gente presa a caso, ma di coloro i quali dovevano, con lui, proteggere la vita dei nostri concittadini, ovvero i membri del CTS. Facciamo alcuni esempi. 1) Il 12 febbraio un verbale del CTS riporta uno studio della Fondazione Bruno Kessler, che anticipava i dati pandemici che da lì a poco sarebbero effettivamente emersi, basandosi sulla base statistica dei primi 43.000 casi mondiali di covid (segno che, basandosi sulla logica e sulla statistica, si sapeva già con una certa sicurezza cosa sarebbe successo anche in Itaglia): lo studio fu completamente cassato dal governo. Anzi, per tutta risposta, già abbiamo visto che il 15 febbraio l'Itaglia mandò alla Cina tonnellate di mascherine, che da lì a poco sarebbero diventate irreperibili. 2) Dal 19 febbraio il CTS inizia ad avvertire il governo della pericolosità degli assembramenti negli stadi italiani, ma il campionato non si ferma: il giorno 1 marzo si disputa Lecce-Atalanta con la possibilità di trasferta dei tifosi atalantini, quando Bergamo era già avviata verso la tragedia. 3) Il 3 marzo il CTS consiglia la zona rossa per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, ma Conte decide per far diventare la Lombardia zona gialla, senza intervenire sui comuni della Valle Seriana. Dice il presidente dell'Ordine dei Medici di Bergamo, Guido Marinoni: "Era necessario chiudere Nembro e Alzano, si sarebbero salvate molte vite.... se si fosse chiuso si sarebbe evitato di esportare quel tipo di infezione e di andamento epidemiologico". 4) Di contro, il 4 marzo un nuovo DPCM chiude le scuole, ma il CTS aveva scritto che "Le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell'infezione virale" e che "La situazione epidemica del Paese è, a tutt'oggi, differenziata". Ma soprattutto che "Non esistono attualmente dati che indirizzino inconfutabilmente sull'utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale".

Insomma, siamo di fronte ad una girandola di decisioni sbagliate, contrarie alla logica, tardive e non attinenti alla realtà dei fatti. Dopo un febbraio passato a dormire (ed era in quel momento che dovevano essere alzate le barriere contro la diffusione del virus), un marzo in cui si chiude tutto a tappeto, senza distinzione o ragionamento logico alcuno.

CURE DOMICILIARI E CORRIDOI SANITARI ALTERNATIVI

Due clamorosi errori spiccano particolarmente nella mancata applicazione di altrettante regole fondamentali in caso di epidemia in corso: la non attuazione di corridoi sanitari alternativi e la non applicazione di tempestive cure domiciliari. Qualora si fossero messe in atto procedure atte a garantire questi due punti, i malati non si sarebbero affollati negli ospedali e nelle RSA, non riducendo questi due punti in forma di lazzaretti. E non si tratta di una invenzione da grandi geni, ma della prima regola da seguire in questi casi. Quindi in Lombardia il grande problema diventano da subito gli ospedali-focolaio: si ammalano persone, ma soprattutto medici e infermieri, non si distanziano i malati, non si creano percorsi alternativi, non si isolano familiari e amici. Altrove invece le cose vanno in altro modo, perchè anzitutto gli ospedali vengono preservati. E' il caso dell'ospedale Cotugno di Napoli, che rimane pressoché indenne dal contagio proprio per avere applicato fin dalle prime battute queste regole di cui stiamo discutendo. Alla fine, anche la situazione a Lodi cambia solo dopo l'intervento di Emergency, abituata da anni ad intervenire in zone con alto tasso epidemico.

L'altro aspetto delle cure domiciliari, sul quale Wiatutti ha speso ben più di un articolo, ancora oggi rappresenta forse il vero scandalo perpetrato dalla politica italiana (Speranza in primis). Ai primi di marzo il prof. Ascierto dell'ospedale Pascale di Napoli sperimenta un farmaco, che in generale si assume per combattere l'atrite reumatoide, che dà ottimi frutti: su 4.000 trattamenti, vanno a buon fine l'80%, quando il paziente trattato, già con sintomi di inefficienza respiratoria, non è stato ancora intubato. Anche all'ospedale Mater Domini di Catanzaro si sperimentano due farmaci (un antibiotico ed un antimalarico) che danno ottimi frutti su pazienti agli inizi della patologia a domicilio. Ma è soprattutto il dott. Cavanna dell'ospedale di Piacenza (a 10 minuti dall'inferno di Lodi), che sperimenta un metodo che funziona ma che nessuno dall'alto autorizza. Spiega Cavanna: "L'illuminazione è venuta da una paziente oncologica che ci chiama perchè aveva il quadro clinico di Covid ma non voleva assolutamente andare in ospedale. Siamo stati a casa sua, le abbiamo fatto un'ecografia del toracica e l'abbiamo curata a casa con idrossiclorochina e antivirale... Piano piano ha iniziato a migliorare. Lì è nata l'idea di andare a curare precocemente i pazienti a domicilio". Il governo, al contrario, scelse (e continua incredibilmente a scegliere) la "tattica" dello svernare a casa, in pratica senza diagnosi e senza cure, in attesa che il paziente peggiorasse per poi portarlo in ospedale. Oggi possiamo dire che la scelta fu clamorosamente errata, ma soprattutto l'opzione non ebbe alcun fondamento scientifico, né altro fondato sul buon senso.

LA DRAMMATIZZAZIONE DELLE MISURE (E DELLA NARRAZIONE)

Come già segnalato, in pochi giorni si assiste ad una impennata di misure eccezionali, stavolta avallate anche dalla narrazione dell'OMS (fondamentale la sua indicazione per il saluto fatto con i piedi...). Cambia totalmente il paradigma narrativo: basta abbracci ai Cinesi, fine degli aperitivi di gruppo, stop alle frontiere libere ad ogni costo. Si passa ad un linguaggio militare, con termini che si rifanno costantemente ad uno stato di guerra. I media passano ad una comunicazione ansiogena, apocalittica, claustrofobia. Ma la sorpresa più grande sono i (finti) virologi da TV, che si avviano ad una prolungata ed inspiegabile sovraesposizione mediatica ed acquistano - nonostante i loro ripetuti e notevoli sbagliati vaticini - una importanza che non ha riscontro in nessun altro caso al mondo, pur dicendo il contrario di quanto sostenuto solo pochi giorni prima. Ma, essendo l'Itaglia un posto di dementi ed ottusi (cito in pratica ciò che i finti virologi ci dicono da un anno a questa parte, per cui non ve la prendete con me...), tale situazione non solo non è strana, ma anzi assolutamente confacente al nostro q.i. Risultato: lavaggio del cervello per la massa zombie, che da quel momento inizierà a pendere dalle labbra di gente che fino ad un giorno prima stava studiando le zanzare. Così è che va il mondo...

1 commento:

  1. A proposito di gente che fino ad un giorno prima stava studiando le zanzare e che continua tuttora a sproloquiare in tv a reti unificate e senza contraddittorio alcuno, mi preme segnalare che tale soggetto ha nei giorni passati asserito che in Italia attualmente non vi è alcun miglioramento della situazione e che le Regioni (sic) stanno taroccando i dati per essere inserite al più presto in zona bianca.
    Ecco, per me questa è una cosa di una gravità inaudita, e ancor più inaudito è che questo figuro continui ad essere presente h24 su tv e giornali (ieri sera l'ultima volta, appena l'ho intravisto ho cambiato canale). Ma roba da matti...

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