"Aurora" è canzone d'amore, di nostalgia, di cambiamento. E nasconde il vero senso delle cose dell'ultima fase di Battiato.
"Aurora" è contenuta nell'album "Apriri Sesamo", che a mio avviso rappresenta la summa del pensiero battiatesco dell'ultima ventina di anni di carriera.
Il testo del brano rimanda direttamente ad una poesia di Ibn Hamdis, poeta siculo-arabo vissuto fra il XI ed il XII secolo, che influenzò soprattutto i poeti toscani del 1300, fino a Quasimodo e Sciascia nei tempi più moderni. Come dichiarato dallo stesso Franco, il rimando ad Ibn Hamdis vuol essere, al di là delle splendide suggestioni del testo, un omaggio alla cultura araba, motore principale di molte sue canzoni soprattutto degli anni '80. Abd al-Jabbar ibn Muhammad ibn Hamdis (più brevemente Ibn Hamdis) apparteneva alla piccola nobiltà araba che nell'800 era approdata nella Sicilia meridionale. Nato nel 1056 forse a Siracusa, nel 1078 fuggì dopo la calata normanna in Africa ed in Spagna, fino a Maiorca dove morì nel 1133. Nella sua opera letteraria Ibn Hamdis calca molto la mano sul tema dell'abbandono, del rimpianto, della nostalgia, dell'eros e dell'osservazione della natura. E l'amata Sicilia è costantemente nei suoi pensieri.
"Aurora" è quindi una canzone sull'attesa e l'annuncio di un nuovo giorno, un nuovo giorno che Hamdis desidererebbe passare nella terra natia (dietro il mare), un nuovo giorno che - traslato - dovrebbe portare ad un passaggio verso una nuova forma ed era di consapevolezza, pace e spiritualità. Una luce che squarcia la tenebra, sia in senso letterale che figurato.
Il brano è suonato sotto forma di ballata, cadenzata e curatissima dal punto di vista dell'arrangiamento, nella quale gli archi costituiscono la spina dorsale della melodia. "Aurora" ebbe una anticipazione prima del suo inserimento nell'album "Apriti Sesamo" nel corso del mini tour "Diwan" del 2011, un progetto culturale e musicale che Franco approntò al fianco di Etta Scollo, Nabil Salameh, Sakina al-Azami, H.E.R., Carlo Guaitoli, Gianluca Ruggeri, Jamal Ouassini e la Cafè Tangeri Orchestra. In tale tour la canzone inizialmente si chiamava "Oh tu Aurora riporta la luce".
Pochi hanno evidenziato, nel testo di "Aurora", gli ultimi due versi che rappresentano la sintesi dell'interesse dell'ultima parte della vita di Franco per la fisica quantistica e la sua attinenza ai testi dei mistici vissuti migliaia di anni prima. "La mente è qualcosa di stupefacente. Un tesoro che soddisfa il desiderio. Uno scrigno di ogni possibile cosa" è la parte rivelatrice, che Battiato "nasconde" all'interno di un testo che apparentemente parla di altro. In realtà, il gancio può essere rappresentato dal forte desiderio del ritorno in patria di Hamdis. Con questo rimando ad un fondamento della fisica quantistica (la forza della mente, la sua capacità di creare la realtà attraverso il desiderio) Franco offre la soluzione ad anni di versi che sembravano buttati là all'interno di canzoni apparentemente disinteressate alla questione: un ultimo grande regalo che ha fatto ai suoi ascoltatori, soprattutto a quelli più attenti.
Ed hai abbeverato le colline assetate
Porta a me le cupe nuvole
Affinché le possa riempire d'acqua
Con le mie lacrime, uh
Come lupi che s'incamminano nella selva
Là, dove ho accompagnato i leoni all'acqua
Ed ho visitato tane di gazzelle
Ho un paradiso da scoprire, uh uh
Se di giorno penso di conquistare
La sera tu me lo rinneghi
Mi ha proibito di incontrare
Per abbracciare l'ardere di quel fuoco
E farò della mezzaluna un battello
Per abbracciare l'ardere di quel fuoco
Tu, Aurora portami la luce
Un tesoro che soddisfa il desiderio
Uno scrigno di ogni possibile cosa
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