"Faccio fatica a credere che una rivista con quasi due secoli di storia, finora considerata la Bibbia dei ricercatori, sia potuta cadere in una trappola. A questo livello non è mai successo".
Ho citato le parole di uno sconosciuto medico milanese, tale Andrea Mangiagalli, promotore del gruppo "Medici in prima linea", che in questi mesi ha visto transitare sotto i propri occhi centinaia di malati covid. Magari non sarà Bill Gates, ma almeno possiamo dire che avrà fatto tanta esperienza sul campo.
The Lancet è (era?) davvero la Bibbia dei ricercatori; ma stavolta la figura di merda fatta è epocale.
La storia dell'articolo prima pubblicato e poi, a furor di popolo (scientifico) ritirato, è un'inezia, in confronto alla metodologia sulla quale l'articolo stesso si era basato. Andiamo a vedere cosa non ha funzionato. E perchè, secondo noi (ma non solo, vedi Mangiagalli) non è possibile che questi errori in serie siano effettuati da professionisti di tale livello.
Partiamo dalla fine, dalla nota di scuse dei responsabili della rivista, con l'impegno a procedere ad un immediato controllo indipendente sulla provenienza e la validità dei dati. Tre dei quattro autori non hanno atteso un minuto di più e hanno ritrattato in toto il loro lavoro, sconfessandolo pubblicamente, in ragione di "non poter più garantire la veridicità delle fonti di dati primari": un classico abbandono della nave che affonda. Unico autore in fase attendista è stato tale Sapan Desai.
Chirurgo-uomo d'affari indo-americano, Desai è CEO della Surgisphere, azienda di Chicago specializzata in big data, che ha fornito i registri ospedalieri sui quali The Lancet ha basato la propria inchiesta. La Surgisphere ha una storia stranissima, secondo l'inchiesta di The Guardian, che ha portato allo scoperto qualche leggera anomalia nella storia che stiamo raccontando. Il dominio del sito Surgisphere è del 2007, ma dal 2013 al 2020 non esiste in pratica traccia di attività. Su Linkedin, la società ha 6 dipendenti, con GM e Vicepresidenti nominati a marzo/aprile 2020; in compenso l'editore scientifico pare sia una scrittrice di fantasy e la direttrice marketing una modella di riviste per adulti. La presenza di Surgisphere sul web è assai rarefatta: 100 contatti su Linkedin, 170 follower su Twitter, nessun twit fra ottobre 2017 e marzo 2020. Fino a poco tempo fa, il link "mettiti in contatto" sulla homepage aziendale reindirizzava a un modello WordPress per un sito di criptovaluta, sollevando forti dubbi su come gli ospedali potessero contattare l'azienda per accedere al suo database. Parallelamente, una Surgisphere Corporation di Sepan Desai è stata aperta nel 2008 e chiusa nel 2015; ed un'altra è stata aperta nel 2012 e chiusa nel 2016. Perchè? Boh... Secondo Scientist (altra Bibbia dei ricercatori), un Sapan Desai sarebbe stato coinvolto in tre cause per negligenza medica nel 2019. Come The Lancet, anche la rivista England Journal of Medicine ha ritirato una pubblicazione alla cui base c'erano dati di Surgisphere. Beh, diciamo che forse si potrebbe fare di meglio.
Ma, nello specifico, quale sono state le carenze, tali da "non poter più garantire la veridicità delle fonti di dati primari"?
1. La Surgisphere afferma di aver analizzato cartelle di 96032 pazienti di 671 ospedali in 6 continenti. In realtà, il 70% degli esaminati erano pazienti americani.
2. Visto che il 70% dei pazienti esaminati erano americani, come è stata utilizzata l'idrossiclorochina negli USA? Contrariamente ad altre parti del mondo, dove il farmaco è stato utilizzato secondo il protocollo Raoult (ovvero nelle fasi iniziali della malattia, prima dell'ospedalizzazione), negli ospedali americani esso è stato somministrato solo ai pazienti più gravi, quando cioè i polmoni erano devastati da microembolie, condizione sulla quale l'idrossiclorochina non agisce.
3. Visto che sono stati analizzati solo i pazienti ricoverati in ospedale, i pazienti guariti e mai ospedalizzati pare non esistano per The Lancet.
4. Nonostante le molteplici richieste degli autori dello studio, i dati non sono mai stati divulgati o condivisi, impedendo verifiche da parte di ricercatori indipendenti. "Gli accordi con i governi e gli ospedali purtroppo non ci permettono di condividere i dati", è stata la risposta di Surgisphere. Eppure, The Lancet aveva sottoscritto un impegno a rendere pubblici tutti i dati rilevanti per le ricerche.
5. Anche senza i dati grezzi, sono bastate le tabelle sintetiche pubblicate a far notare alcune imbarazzanti incongruenze. Ad esempio, i morti riportati negli ospedali australiani che hanno partecipato allo studio superano il totale dei decessi registrati in tutto il Paese (gli autori hanno poi ammesso che nei dati dell’Australia era finito anche un ospedale asiatico, sic!). Anche i dati sui pazienti africani sono irrealistici, secondo l’epidemiologo dell’università di Oxford Anthony Etyang: "L’articolo riporta dati su 4.402 pazienti. Un po’ troppi, visto che alla data dello studio il Centro africano per il controllo delle malattie riportava in tutto 15.738 casi in tutta l’Africa, con una maggioranza di casi asintomatici e non ricoverati".
6. Gli autori non hanno poi tenuto conto della disomogeneità di un numero così grande di pazienti e si sono rifiutati di pubblicare quali ospedali siano stati coinvolti nella ricerca.
7. Lo studio è influenzato da una distribuzione non omogenea di fattori di rischio preesistenti. Ad esempio, i gruppi trattati con idrossiclorochina contenevano, rispetto ai controlli, una prevalenza maggiore di fumatori, ipertesi ed avevano in media un più elevato indice di massa corporea, un fattore associato all’obesità. Tutti questi fattori sono associati a prognosi più infauste.
8. Il caso riferito dal dott. Chaccour dell'anomalia africana è curioso ma indicativo di una certa metodologia dilettantesca. Secondo lo studio, a un certo punto tre pazienti africani sarebbero stati sotto ventilazione dopo la somministrazione di idrossiclorochina. Il problemino è che all'epoca c'erano solo due infetti in tutto il continente. In più, pare difficile che in Africa esista una tecnologia che si colleghi ad un cervello di una azienda sconosciuta che lavora sui network elettronici...
Ok, facciamo basta, anche se potremmo proseguire.
Possiamo dire che siamo di fronte ad una farsa che sfiora il ridicolo? Eppure - incredibile ma vero - al netto della bontà o meno dell'idrossiclorochina, a questa pantomima è seguito un pronunciamento ufficiale della OMS e la presa di posizione di molti governi del cosiddetto mondo civile.
Ora, a me va anche bene credere che, visto il contesto, lo studio sia stato stilato in modo frettoloso, come si stanno affannando a spiegare i difensori dell'indifendibile. Ma non posso credere che dei professionisti della ricerca si pieghino a prendere come buone delle fonti tipo Surgisphere. Non lo accetto, visto che la pubblicazione di uno studio su una rivista presuppone dei passaggi obbligati e rigorosi di controllo e conferma.
Per cui, infine, qualche domanda.
Se non fosse stato per l'inchiesta di The Guardian e l'esposizione mediatica di qualche gruppo di ricercatori, lo studio sarebbe stato mai ritirato?
Se si bypassa la negligenza, può evidenziarsi una parte di dolo nella pubblicazione di The Lancet?
Cosa può spingere una affermata rivista come The Lancet ad esporsi a tale figura di merda, di risonanza oltre il mondo scientifico?
A chi può dare fastidio un farmaco come l'idrossiclorichina, comune e di basso costo, come ipotetica e parziale soluzione al problema virus?
Quante altre pubblicazioni scientifiche, magari meno importanti della presente, si appoggiano su basi poco solide come questa descritta?
Molte pubblicazioni scientifiche si appoggiano su basi poco solide come quella descritta..talvolta anche su basi inventate.
RispondiEliminaAbbiamo un giovane forte, Sersanti, 18 anni, e che si fa? Si vende alla Violamerda... lungimiranza zero, fare cassa e basta.... e ai potenziali acquirenti lasci Dambrosio....
RispondiEliminaPerenitti
Per vincere ci vogliono gioattori d'esperienza....Tranquillo, andrà tutto bene.
RispondiEliminaSe non ricordo male qualche giorno fa l’aifa ha sospeso l’autorizzazione all’uso dell’idrossiclorochina nei malati di covid. Quando c’è da fare figure di merda siamo sempre in prima fila.
RispondiEliminaAB
Ooo voltagabbana quando postavo a inizio pandemia i primi link sull idrossiclorochina e sul prof. Raoult dell institute mediterranee d infection,su' l eretico di siena e qui su' wiatutti, ti ricordi tu cosa scrivevi?
EliminaCaro rigirafrittate, vuoi che metta i link delle tue puttanate burioni friendly?
Tu sei l emblema vivente del perche' a 58 anni non ho tessera sanitaria e vado
in culo a gente come te.
Ps a questo punto risulta chiaro che non hai cervello, sei solo un voltagabbana
opportunista, sei una banderuola, ti adatti al vento che tira, coraggio zero
cervello sotto zero.
Nel sistema sanitario toscano farai di certo carriera.
Hai le doti giuste per diventarne un dirigente.
Sei l orgoglio di Chicco Rossi.
manunta
Ricordamelo, cosa scrivevo? Poi ne riparliamo...
EliminaA proposito, bentornato!
EliminaMi raccomando, linka dove ho scritto che l’idrossiclorochina non si doveva usare. Comunque rivendico, anche se non ho capito nel caso specifico da dove tu lo deduca, il mio diritto di cambiare idea. Solo su di te non riesco proprio a cambiarla, dalla tua apparizione sull’eretico ad oggi la considerazione che ho di te è sempre la stessa.
EliminaA proposito, tu hai mai cambiato idea?
Minchia, dell’aifa l’avevi scritto nell’articolo precedente. Sono proprio rincoglionito...
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