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mercoledì 18 dicembre 2019

La fine di un mondo

Correva l'anno 1989, io avevo i capelli, qualche ormone in più in giro (pochi, eh...) e una curiosa voglia di vedere le meraviglie di questo Nuovo Ordine Mondiale. La gente, da Est e da Ovest, scolpiva il muro tirato su nell'agosto del 1961, facendo breccia in molte sue parti. Non lo sapevamo, ma era la fine di tutto.
O meglio... La fine di qualcosa e l'inizio di un'altra. Di sicuro, fu la fine della DDR (Deutsche Demokratische Republik). Sì, proprio quella delle Trabant e della Stasi.
L'ondata di Amore che ci pervase, novelle sardine ante litteram, fu totalizzante. Poveretti questi reietti tedeschi dell'est, ingabbiati in un inferno, moribondi, privati della loro libertà. Meno male che da ora in poi sarebbero stati liberi. Liberi di pensare, ma soprattutto liberi di consumare.
Come enorme "regalo" ai fratelli orientali, la Germania Ovest, in una notte (1 luglio 1990), propose/impose l'unificazione monetaria: una sola moneta, il marco occidentale, avrebbe regolato le vite di tutti. Con conversione 1 ad 1. Eccezionali questi filantropi occidentali, ad aver inglobato nel mondo sviluppato milioni di diseredati in un attimo. Soprattutto pensando che, fino a quel momento, in linea teorica il cambio era di 1 a 4,44 (a favore del marco tedesco, chiaramente)...
I falchi occidentali lo dichiararono negli anni successivi: si sapeva che la Germania Est sarebbe letteralmente crollata, scientificamente crollata, sotto il peso dell'unificazione monetaria. Difatti i problemini nacquero a valanga: i prezzi a Berlino Est aumentarono subito del 350% (non avete letto male...), migliaia di imprese fallirono immediatamente per la totale perdita di competitività, altre chiesero aiuti pubblici per sopravvivere, circa 3 milioni di impiegati persero il lavoro, l'immigrazione si impennò, in quasi due anni si perse addirittura il 44% del PIL: cifre che normalmente si raggiungono in uno stato di guerra. Le scuse (sì, scuse) addotte dai potenti per giustificare tale manovra furono: 1) la fretta. 2) la necessità. 3) la spinta emigratoria. Scuse, nulla di più. Anche perché, in fin dei conti, dai dati macroeconomici, si evinceva che la Germania Est era in quel momento lo Stato più sviluppato di quelli orientali, il cibo non mancava, il lavoro c'era (statalizzato, ma c'era), il collasso economico non era neppure ipotizzato.
Ad hinterim, dopo le elezioni del marzo 1990, si procedette ad una riscrittura della Costituzione federale: la disoccupazione non fu più incostituzionale, come la privatizzazione delle imprese, la coesione statale fu frazionata in grandi masse regionali.
Seguì quindi la fase 2 dell'omicidio di massa, ovvero quella della privatizzazione. Nel giro di quattro soli anni si decise, da parte dei politici della Germania Ovest, di procedere al 100% della privatizzazione dei beni statali, per lo più di carattere industriale. Con metodi che probabilmente neppure la nostra miglior mafia avrebbe adottato, un intero ed imponente sistema fu smantellato in tempi strettissimi ed offerto agli acquirenti a costi ridicoli. Curiosamente, l'87% delle imprese ex orientali andò in mano a rampanti imprenditori della Germania Ovest, che spesso comprarono al prezzo simbolico di 1 marco, agevolati da clamorosi aiuti statali. Molte aziende sane furono chiuse perché intrattenevano rapporti commerciali con l'Est. Altre al collasso non optarono per un'operazione di ristrutturazione e furono letteralmente regalate agli investitori occidentali.
Il rimbalzo mai avvenne. Il buco profondo in cui la Germania Est fu cacciata nei primi anni '90, ancora oggi non è stato colmato. I dati di crescita sono ancora ampiamente inferiori ai fratelli occidentali, il divario fra Est ed Ovest è a tutt'oggi evidentissimo. Il miracolo non è avvenuto, come ampiamente previsto.
Tuttavia, da quel momento, come dicevamo, il mondo cambia. Fu da lì che il progetto dei rettiliani della UE potè prendere sviluppo, sfruttando l'input francese di tentare di stemperare la Germania in Europa (in realtà è andata al contrario). L'Europa subì una profonda alterazione al proprio interno, dato che ora la Grande Germania, stante la massa dei propri cittadini (16 milioni in più tutto d'un botto), poteva assurgere a quel ruolo di dominatrice che due sanguinose guerre avevano impedito di imporre. Finiva definitivamente il già scricchiolante sistema sovietico, finiva il Novecento.
In un certo senso, finivo anche io. Gli anni '90 erano lì, insieme all'età che - dicevano - doveva essere quella della maturazione. Il tempo per gli stati intermedi era finito, la "pacchia" statalizzata non esisteva più, l'America era già dentro tutti noi. Eravamo tutti più belli in quella notte del 9 novembre, tutti sopra ad un muro. Ma non sapevamo che, aperta la breccia, ci saremmo ritrovati nel vuoto.

PS1: qualora qualcuno ravvisi punti di contatto fra l'annessione economica tedesca (Germania Ovest vs Germania Est) e l'annessione economica europea (Germania Ovest vs resto europeo), ebbene sì... è la stessa roba.
PS2: quanto sopra è frutto di una rielaborazione degli scritti di Vladimiro Giacché, che invito a leggere. Per cui, se proprio dovete darmi del sovranista/fascista/populista/ista, la colpa è sua.




"La bidella ritornava dalla scuola un po' più presto per aiutarmi. Ti vedo stanca. Hai le borse sotto gli occhi. Come ti trovi a Berlino Est?"
(F. Battiato, Alexander Platz, 1989)

7 commenti:

  1. Nessuna accusa particolarare, caro Almuta, è tutto vero, è esattamente quello che è successo. Quella sensazione di euforia e di avere la fortuna di vivere una età dell'oro era anche la mia,accentuata dai 19 anni dell'epoca (cazzo!). Quello che bisogna però ricordare è che il sistema è crollato per spinte interne e non esterne, dato che l'occidente e la NATO ancora non sono riusciti a rielaborare il lutto della perdita del blocco dell'est. In quel momento alternative praticabili per mantenere in piedi il sistema economico della repubblica "democratica" tedesca non esistevano, i tedeschi dell'est non vedevano l'ora di riunificarsi e tutte le scelte parevano ineluttabili. Le analisi non sono difficili, ma di proposte alternative su come salvare capre e cavoli non ne sentii allora nè ne ho sentite oggi.
    AB

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    1. Vedo che hai letto bene l'articolo... Ti rimando ad "Anschluss". Ci sono anche le (allora) alternative possibili.

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    2. "Anschluss" di Vladimiro Giacché, chiaramente

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    3. Non capisco se sei ironico perchè in realtà non c'ho capito una mazza oppure ho letto bene l'articolo perchè sono d'accordo con te. In realtà l'analisi forse la dovremmo fare sul destino di tutte le repubbliche satelliti del blocco dell'est e non solo della DDR. Per lanciare il sasso nello stagno direi che non mi pare che la democrazia nelle repubbliche d'oltrecortina goda una salute eccezionale, ma alcune hanno avuto un boom economico che evidentemente nella Germania Est non c'è stato (mi viene in mente il destino del regno delle due sicilie dopo l'unificazione italiana). Soprattutto mi pare che il crollo del muro alla lunga abbia fatto ben più male alle democrazie occidentali, che non solo non hanno propagato democrazia e benessere come sembrava fosse scontato accadesse, ma hanno oltretutto subito l'ondata di ritorno del tentativo, con un'Unione Europea paralizzata e lo spettacolo indecoroso dell'inciviltà dilagante ovunque.
      AB

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    4. Nessuna ironia, pensavo non avessi letto bene l'articolo.

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  2. E se il capitalismo predatore, globalista ed esoterico, sì quello che sta attuando nell'indifferenza generale il Nuovo Ordine Mondiale,fosse stato il demiurgo di quell'utopia rivoluzionaria che creò il muro di Berlino? Per essere più chiaro: non sarà che sia stato proprio il capitalismo razza padrone, considerato il nemico numero uno del comunismo, a ispirare e finanziare la rivoluzione d'ottobre, che allora rappresentò il Nuovo Disordine Mondiale?

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    1. Tutto ci sta. In realtà ci sono studi di continuità in tal senso. A me comunque pare che il marxismo sia l'esatta antitesi di quanto oggi sta succedendo, per cui, se la teoria fosse corretta, penso che qualcosa non sia andato per il verso giusto...

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