Otto miglia dalle nostre parti fanno grosso modo dodici km e, metro più metro meno, sono esattamente la distanza che separa la finestra di camera mia dalla punta della Torre del Mangia. Tutte le mattina tiro su la tapparella, mi affaccio e guardo su, verso nord, cercando nella foschia un segnale, un punto, un simbolo, che possa darmi la certezza di essere ancora vivo. Non c’avevo mai pensato prima, ma sentendo la musica di "Lose Yourself" di Eminem fuoriuscire dagli altoparlanti dello stadio poco prima di un Robur Siena - Pro Patria buona soltanto per aggiungere un trofeo nella nostra galleria degli orrori, realizzo che a tutti serve un riferimento per vivere bene. Il babbo per il figlio, il maestro per l’allievo, il mister per l’atleta.
Chissà cosa pensavano i ragazzini che oggi comandano il tifo bianconeri, quando guardavano i grandi, non tanto tempo fa. (Forza citti, siamo con voi, perché ad oggi siete rimasti l’unica cosa buona in mezzo a tanta tristezza). Riferimento che deve insegnare, consigliare, curare, tranquillizzare il giovane, per farlo crescere bene e farlo diventare magari anche migliore di lui! Riferimento che il giovane deve però ascoltare, altrimenti non abbiamo fatto niente! Riferimento che tutti noi cerchiamo negli omìni in maglia bianconera, incitandoli a dare sempre il massimo in campo, negli omìni in giacca e cravatta che gestiscono quelli in maglia bianconera, chiedendo loro di dare sempre il massimo in ufficio e negli omìni e donnina venuti dal mare che comandano quelli in giacca e cravatta, che a loro volta gestiscono quelli in maglia bianconera. Ecco, il tifoso questo fa! Incita tutti: società, staff e giocatori. A volte sbraita, ma quasi sempre incita. E li incita a fondo perduto, perché se la sua squadra vince non gli viene niente in tasca. Nada de nada, zero assoluto! Ma se invece la sua squadra perde, il giramento di coglioni dura sette giorni. Spese e giramenti, ecco cosa raccoglie un tifoso ogni santa domenica. Per vincere caso mai tre campionati in 120 anni. E non ci sono nemmeno gli sfottò tra amici, perché se tutti si tifa per la stessa squadra, ci si può soltanto commiserare davanti al Jolly, spalle basse e sguardo torvo, sperando magari che passi una bella ragazza, almeno per rifarci un po’ gli occhi.
E così ogni quindici giorni salgo in auto e percorro le otto miglia che mi separano dal centro, sentendomi un po’ Eminem in quel bel film di tanti anni fa. Certo, la Bassa Senese non è la periferia di Detroit e anche la rabbia che porto dentro può non essere la medesima del protagonista; troppo facile, dicono, nascere e crescere in un posto dove tutto è patrimonio dell’UNESCO - anche la torre dell’Isola - rispetto ai palazzoni di una metropoli americana in decadenza per via della crisi dell’auto, ma la speranza che un domani qualcosa possa cambiare invece sì, quella è uguale per tutti; essa non conosce latitudine. E allora durante quelle otto miglia, metro dopo metro, penso alla Robur, alla partita che ci attende, alla classifica. Ci penso talmente tanto che alla sera mi sento svuotato. A volte, mi sento talmente stanco che se avessi giocato io forse lo sarei meno. Stanchezza mentale, non fisica. Per la seconda basta un divano, ma per la prima ho paura non ci sia medicina. O meglio, la medicina ci sarebbe: si chiama vittoria. Vittoria che come la panna in cucina o il nero in sartoria sta bene su tutto. Vittoria che per adesso appare lontana ben più di otto miglia e ci manca da morire. Sei mesi senza vincere in casa sono un’eternità. Forse è la maledizione dei Piacentini o forse siamo davvero una manica di omìni incapaci (tutti, nessuno escluso), ma la vittoria non arriva più. Nemmeno i pareggi a dirla tutta. A niente vale pensare che cinque x di fila (vedi Di Franco, Colella, Mignani) danno meno punti di tre sconfitte e due vittorie. A niente vale pensare che siamo solo a fine estate. La squadra gioca a caso e va spesso in confusione. Rispetto agli avversari pare più piccola in chili e centimetri e, nonostante ciò, più lenta. A tratti pare pure sfiduciata, quando rinuncia a provare la giocata magari per non sbagliarla. Alcuni componenti passano la palla soltanto indietro, o massimo di lato, nemmeno giocassero a rugby. Non pungiamo mai e, come un castello di carte, crolliamo alla prima difficoltà. In questa palude, non è possibile salvare nessuno. Ogni tanto un lampo accende una fioca luce su un buio desolante, ma è troppo poco per vincere. Gli avversari lo sanno e vengono al Rastrello a fare tutti la stessa partita. I tifosi lo sanno e non vengono più al Rastrello. C’erano una volta 4.000 abbonati in Serie D. C’erano... Perché adesso non ci sono più, lontani otto miglia dalla Robur, così come la Robur sembra lontana otto miglia da noi poveri innamorati che siamo ancora qua.
Robur Siena - Pro Patria 0 a 1: niente di niente nemmeno a farlo a posta! Dopo il lampo di Lecco torniamo nel grigiore assoluto del nostro campionato, dimostrando chiaramente i nostri giganteschi limiti, tecnici, tattici e atletici. E tre! Avanti così Robur, alla salvezza mancano 34 punti.
Monza - Robur Siena: no vabbè... Passiamo oltre.
Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!
Robur Siena - Pro Patria 0 a 1: niente di niente nemmeno a farlo a posta! Dopo il lampo di Lecco torniamo nel grigiore assoluto del nostro campionato, dimostrando chiaramente i nostri giganteschi limiti, tecnici, tattici e atletici. E tre! Avanti così Robur, alla salvezza mancano 34 punti.
Monza - Robur Siena: no vabbè... Passiamo oltre.
Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!
Mirko
Forse sarà il troppo amore per questa squadra (oggi meglio dire questi colori) ma proprio non riesco a dire : " stasera ci fanno neri" . Il calcio è strano e allora penso e spero. Non possono mica vincerle tutte eh! Ecco spero proprio che vada a finire come quando agli inizi degli anni 2000 ero al Brianteo. Monza 1 Sienone 2. Spero proprio che i "Brocchi" (per dire gli uomini del tecnico) per una sera diventino "brocchi" e ci permettano di tornare a casa con tre punti di platino. Per classifica e morale. Forza bianconeri!!
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