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mercoledì 17 luglio 2019

"Angeli e demoni": la guerra fra psicoterapeuti

L'horror di Bibbiano nasconde, fra l'altro, anche una grande lotta fra teorie di psicologici e psicoterapeuti, fra gruppi di professionisti che praticano il proprio mestiere, ma che paiono - almeno alcuni -  alla ricerca di visibilità, finanziamenti e prestigio. Per ridurre il tutto ad una sintesi estrema, si scontrano le scuole della Carta di Noto e dell'approccio emotivo.
Nell’ordinanza del GIP si legge ad un certo punto di uno scambio di opinione fra gli psicoterapeuti indagati, in cui la Carta di Noto viene definita "una roba scritta da quattro pedofili". Chiaramente chi parla è un adepto della scuola di Claudio Foti, del CISMAI (Coordinamento Italiano Servizi Maltrattamento all'Infanzia), della Hansel e Gretel e del cosiddetto approccio emotivo, quello adottato pesantemente (e forse indebitamente) nel caso Bibbiano.
La Carta di Noto, scritta nel 1996 e successivamente più volte aggiornata, fornisce le linee guida da seguire e mettere in pratica allorchè ci si trovi coinvolti, a titolo professionale, nel lavoro con i minori presunte vittime di abuso. "Dopo che in America, sin dagli anni ’70, ci sono stati casi simili di accuse di pedofilia a gruppi estesi nati proprio per il modo sbagliato di “ascoltare” i bambini, la comunità scientifica internazionale ha preso posizione per seguire linee guida specifiche che adottano i principi del colloquio investigativo, per evitare di indurre i minori a “ricordare” cose non vere. La Carta di Noto ne è la versione italiana", spiega Giuliana Mazzoni, professore ordinario di Psicologia all’Università La Sapienza a Roma. 
Tendenzialmente, essa segna alcuni limiti, che non possono essere valicati dagli operatori del settore. Ecco cosa non si deve fare, in caso di una intervista ad un minore: 1) Mai assumere a priori una sola ipotesi, che diventa quindi una tesi che ha semplicemente bisogno di qualche elemento per essere confermata come vera. Occorre invece predisporre un ventaglio di ipotesi che possono spiegare i comportamenti o le situazioni strane e vagliarle tutte. 2) Mai usare forme di minaccia o coercizione. 3) Mai usare forme suggestive (che inducono risposte che il bambino spontaneamente non dice), suggerire contenuti, fare pressioni, dare feedback. Per esempio: "Bravo, hai detto bene"; oppure: "Ma come, so che dici bugie"; oppure: "Ma il tuo amichetto mi ha detto una cosa diversa, non mentire, dimmela anche tu"; ovvero: "Sono amica della tua mamma". 4) Mai insistere con le stesse domande, o con il farsi ripetere le risposte. 5) Mai dire che chi fa le domande sa già tutto; e basta che il bambino confermi. 6) Mai raccontare cose non vere o chiedere al minore di immaginare. 7) Mai porsi in modo per cui il bambino scambi il livello della fantasia/gioco/immaginazione con la realtà. Una traccia consolidata, che tende ad essere cautelativa, costatata la delicatezza del contesto e dei soggetti in gioco.
Il contrario pare sia successo a Bibbiano, nel momento in cui gli psicoterapeuti della Hansel e Gretel hanno seguito una teoria secondo cui alla base dei segni, o sintomi clinici, o difficoltà che presenta il minore, ci fosse sempre un trauma, in particolare un abuso sessuale, da indagare e fare emergere ad ogni costo. Di conseguenza, si è finito per cercare prove alla propria tesi e ignorare tutte le altre possibili cause. 
La manipolazione mentale dei minori, su queste basi, funziona benissimo. "Alcuni degli ex ragazzi di "Veleno" sono convinti di avere ucciso nei cimiteri", spiega Trincia. "E lo ribadiscono oggi, anche se le carte, non io, dicono che quegli omicidi non sono mai avvenuti". Ma è possibile manipolare la mente di un bambino fino a fargli confessare atroci abusi? Una ricerca degli anni ’90, negli Stati Uniti, ha analizzato i casi di 12.000 bambini che riferivano abusi con coloritura ritualistica-satanista: sono stati tutti sconfermati. I bambini vanno certo ascoltati, ma non sempre creduti, come impone la teoria della Hansel e Gretel. Quello che i bambini raccontano dipende fortemente dal contenuto delle domande e dal modo in cui vengono poste: dopo insistenze e ripetizioni delle richieste cedono, e quindi spesso va a finire che riportano i contenuti che l’adulto suggerisce.
Le tesi "fondamentaliste" dell'approccio emotivo hanno creato vere e proprie mostruosità ideologiche, dichiarano i sostenitori della scuola avversaria. Tutto "normale", se il bambino si consideri come assoluta bocca della verità. Un minore dal quale ci si attende ed a cui si sollecita la rivelazione, la ricerca dei cosiddetti indicatori di abuso (la cui inconsistenza è stata più volte ribadita dagli studi in materia) nei comportamenti, negli atteggiamenti e addirittura nelle produzioni grafiche degli stessi. Giungendo ad accusare chi ha opinioni diverse di essere negazionisti (negando essi la verità di un "Olocausto dell’abuso") e di operare suggestioni negative sui bambini attraverso metodi di ascolto troppo neutrali. 
Numerose volte sono stati evidenziati (fuori e dentro le aule dei tribunali) i rischi che queste prassi distorsive e questi cattivi insegnamenti producono sia per la ricerca della verità processuale, con inquinamento della prova dichiarativa, sia per le conseguenze a carico dei bambini stessi: è provato difatti che coinvolgere un bambino in un procedimento infondato di abuso può essere egualmente pericoloso quanto ignorare un abuso realmente esistente.
Si propone e si produce infine una fuorviante confusione di contesti, nella quale la psicoterapia viene impropriamente utilizzata per ottenere rivelazioni ai fini giudiziari ed il solo sospetto di un abuso autorizza un percorso di cura senza che ve ne siano i presupposti. Gli operatori dei servizi sociali, in tale contesto, invece che rivolgersi al supporto ed alla relazione d’aiuto per le famiglie in difficoltà rivestono l’improprio ruolo di "sentinelle dell’abuso", pretendendo di individuare gli indizi rivelatori ed addirittura assumendo provvedimenti di allontanamento capaci di produrre danni psicologici molto severi per i bambini, in spregio ai loro diritti riconosciuti anche dalle Convenzioni internazionali. Tutto questo finisce purtroppo per danneggiare lo stesso sistema dei servizi sociali, alimentando una fama di "ladri di bambini" e favorendo una percezione da parte della popolazione dei Servizi stessi non come risorsa, secondo la loro vocazione e funzione originaria, ma come minaccia.



"Un politico fece l’introduzione appoggiando l’operato dei servizi sociali della Val d’Enza, poi parlarono due addetti ai lavori legati ad altrettante associazioni, il tutto inframmezzato da video accattivanti con musica arrembante e titoli sparati sui numeri di denunce, bambini liberati, anni di carcere ottenuti. E nella sala, ai lati, due persone che facevano la claque e ci incitavano ad applaudire. Dopo cinque minuti volevo andarmene, ma mi fu consigliato di non farlo, perché avrebbero preso nota di chi se ne andava… un plagio, ci hanno abbindolato per un’ora e mezza".
(La Gazzetta di Reggio, 9.07.2019, anonimo professore scolastico)

1 commento:

  1. VOMITO! RIPRISTINO IMMEDIATO GABBIETTA MEDIEVALE APPESA A MO DI MONITO CON DENTRO QUESTI MOSTRI ......

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