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mercoledì 7 novembre 2018

Le mele rosse, le mele gialle

In tutti questi anni che, giorno dopo giorno, allontanano sempre più la data di nascita dall’età reale, mi sono sempre domandato il perché le mele gialle, una volta sbucciate e tagliate, imbruniscono molto più lentamente di quelle rosse. 

Sembra una cazzata, ma fateci caso... quelle rosse non ti lasciano nemmeno il tempo di posare il coltello che sono già scure. Boh, roba di polifenoli e tannini presumo, ma secondo me c’è dell’altro. Diverse, nonostante la somiglianza. 
Certo, anche io sono del medesimo ordine, genere e specie di Brad Pitt: ho una testa, due braccia e due gambe proprio come lui. Tuttavia, se piombasse qua adesso un marziano e ci vedesse accanto, mi risulterebbe molto complesso spiegargli che siamo due esemplari dello stesso mammifero. Simili, ma non identici. E la differenza è sostanziale, come dicono per gli esperti di simbologia. E intanto il tempo passa. Quesiti importanti, risposte assenti.
Giornata dopo giornata, la classifica si allunga e la nostra casellina vittorie continua a rimanere malinconicamente vuota. 
Un’altra cosa che mi sono sempre chiesto è: perché le cose belle sono così difficili da spiegare? Di fronte ad una ragazza, ad un quadro o un bicchiere di vino, è sempre più facile elencare le caratteristiche negative, tipo: non mi piace perché è troppo alta, perché c’è troppo grigio, perché non è profumato. Ma quando una cosa ci piace veramente, invece, lo sappiamo dire il perché? La risposta è semplice: no, non lo sappiamo. E guardate che piacere è un privilegio per molti, ma non per tutti, come recitava un vecchio spot della Cinzano. E farsi piacere una cosa non vuol necessariamente dire che essa sia bella, o buona. Non è bello ciò che piace, mi diceva spesso la nonna. Ed era vero. Le cose piacciono e basta, senza bisogno di spiegazioni o libretti d’istruzioni scaricabili dal sito. E' bello o mi piace: due facce della stessa medaglia, affermazione quest’ultima al quanto inverosimile e spesso - proprio come adesso - utilizzata a casaccio. Situazioni simili ma non identiche. Proprio come le mele rosse e le mele gialle. 
Guardare le partite del Siena per me è sempre stato un piacere. Francamente, diciamoci la verità, fino all’avvento del terzo millennio, di bello c’era ben poco. Qualche vittoria, tanti pareggi, un bel po’ di sconfitte. Punti persi e punti presi. Frustrazioni sempre di gran lunga superiori alle felicità: voglie cavate poche, mal di denti tanto. Eppure, giorno dopo giorno, per tutta la settimana contavo le ore che mi separavano dalla partita successiva. E nelle settimane che precedevano una partita casalinga, ero molto più felice di quelle che terminavano con la Robur ospite di qualche città lontana anni luce da Siena. Anche perché nei primi anni '90 spesso ci toccava il girone B della Serie C1 e figuriamoci se la mia mamma mi mandava a Savoia o a Giarre. Quel che è successo nelle ultime settimane invece, mi ha destabilizzato. Forse sono io ad essere cambiato (tipica frase sulla bocca di chi sta per lasciare il proprio partner), oppure sono gli antibiotici nel latte, tuttavia il piacere immenso di pensare alla prossima partita della Robur è scemato inesorabilmente verso lo zero, rasentando picchi di sconforto che nemmeno in Serie D o nel nefasto anno precedente furono raggiunti. No, le partite della Robur non sono più una gioia. Manca quella sottile eccitazione che solletica i muscoli delle gambe, manca la voglia di parlare di SIENA. Manca la voglia di organizzare la settimana in funzione della partita del SIENA. Ok, mi annoio, lo ammetto. Mi annoio a bestia! La Lega c’ha preso per il culo, è vero. E ciò non ha certo contribuito ad accrescere il quantitativo di serotonina presente nel mio cervello. Ma anche la società c’ha messo del suo. Io non voglio pensare male, anche perché di peccati ne ho già fatti molti e la mia via per gli inferi è già pronta, anche se ancora mancano una manciata di buone intenzioni per completare la pavimentazione, tuttavia dopo 6 partite ho la netta impressione che qualcuno nella stanza dei bottoni della società, mentre da una parte reggeva la balla del teatrino dei ricorsi chiaramente inaccoglibili, giusto per ingraziarsi il popolino zozzo e pagante e dall’altra, certo - ahinoi! - del risultato, dall’altra allestiva consapevolmente una squadretta (non dico da quattro soldi perché come sempre immagino che di quattrini ce ne abbiano buttati tanti anche a questo giro) in grado forse di arrivare sì e no ai play off. Che c’è di uguale all’anno scorso? Poco. Anzi niente. Qualche nome nella formazione iniziale e poco più. Nemmeno le maglie sono simili, per esempio. Ecco, questo è un punto veramente singolare: ma se il merchandising dell’abbigliamento tecnico potrebbe rappresentare una fonte di guadagno (seppur limitata), a farlo di merda come quest’anno, presentando una maglia home stinta e sbiadita e una away arancione vomito, che nemmeno il portiere del Romolo & Remo a calcio a 7 si metterebbe, che senso ha? Sono le piccole cose che fanno le grandi differenze. Che a volte poi non sono nemmeno tanto piccole, vedi il non voler comprare un attaccante bombolone o disintossicarsi una volta per tutti dalla dipendenza dei 4.000 passaggi a partita per orizzontale e puntare magari qualche volta la porta. Mister, fare goal entrando in porta col pallone conta esattamente quanto segnare tirando da fuori aria: non vale di meno, ne vale di più. Pensavo che dopo la ringollata dell’altr’anno (sempre secondi: tre volte sulla polvere e manco una sull’altar…), questo campionato fosse colmo di speranza e ambizione come il Tomorrowland di George Clooney ed invece mi dovrò accontentare di un Tamarroland, nel quale la cosa più bella sarà vedere il bullo che litiga alle giostre per richiamare l’attenzione dell’unica citta, bruttina e stolta, ma sempre con la ciringomma in bocca, la minigonna di jeans e gli stivali di vernice. Che poi cosa sia questa vernice, io proprio non lo so. 
La sesta giornata se ne è andata e con lei dal cornicione della mia domenica s’è staccato un altro pezzo di tristezza, che dopo un volo di qualche metro è andato a schiantarsi contro le macerie di tutto quello che è successo negli ultimi mesi. Infecondo parlare di calcio, fin quando di calcio non se ne vede. Una cosa però la voglio dire: il giovedì ogni tanto facciamolo un torneino di rigori, tipo chi perde paga il caffè, perché di questo passo è totalmente inutile che l’arbitro ce li fischi a favore, se tanto poi li sbagliamo tutti. E' brutto dirlo, ma perdi oggi e pareggia domani, di questo passo non ci rimarrà che disertare lo stadio e restarcene chiusi in casa a guardare le mele rosse imbrunire, più velocemente di quelle gialle.

???? - Siena: 2-1. Abbiamo perso contro una squadra di punti interrogativi, in 11 contro 10, dopo essere andati in vantaggio. Carnevale è ancora lontano e a me gli scherzi non sono mai piaciuti. Stendiamo un pietoso velo.

Siena - Pisa: per la legge dei grandi numeri, se contro una squadra di seconda categoria abbiamo perso, che faremo dinnanzi al cospetto di una squadra attrezzata? Mi fate bugiardo per una volta? Non ci fate tornare ai momenti tristi delle contestazioni, perché quei tempi là mi hanno sempre fatto tanta tanta tanta tristissima tenerezza.

... tira in porta e marca il goal! (che sia questo a portare male?)


Mirko

7 commenti:

  1. Lasciateli soli,ignorateli,come facciamo in tanti da molto tempo.
    Forse almeno lo sgombro arriva prima...e di imprenditori(anche stranieri,seri e non contadini rivestiti)per ripartire finalmente con un progetto lungimirante e non attaccati alla poccia nefasta di una banca di partito,in queste nostre magiche terre ce ne sono diversi...basterebbe leggere i giornali,invece che stare tutto il giorno a farsi le seghe sui socials.

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    1. Premetto che il boicottaggio è una forma di protesta (civile) che apprezzo. Tuttavia ti domando: secondo te, che si lascino soli oppure no, a questa società cambia qualcosa?

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  2. Imprenditori italiani e stranieri ce ne sono a bizzeffe..aspettano solo per investire milioni sul Siena...si puo' scegliere..che fortuna per noi...

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    1. Beh,scusami:ma la Famiglia Trani Durio ha investito sulla Robur oppure è qui x "ripulire" o altro?
      Di soldi ne ha messi no?
      È appena partito un progetto importante di investimento sul territorio che,guarda caso,annovera tra i promotori 3 persone che nel calcio locale hanno già bazzicato...in prima persona o con la propria famiglia.
      Credi che non sarebbero interessati anche adesso?
      Specie uno che nonostante abbia preso il due di picche ha comunque contribuito quando in passato abbiamo avuto bisogno?
      i nomi?
      Leggere i giornali di ieri,sono tutti li...non piacciono?
      pace,non è mica amata tanto di più questa di proprietà eh...x cui...intanto magari ragioniamoci,no?

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    2. sulle persone che intendi tu, stendiamo un velo pietoso....

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  3. Lascia perdere le maglie, quella arancione è chiaro che sia il richiamo alla boccia da 2 € che vende nei discount. Cmq almeno l'MP-S continua a metterci qualche €, anche se non direttamente. Abbiamo "ingozzato" che stracciassero il "marchio" A.C. Siena...la maglia, la maglia l'ho sempre guardata poco ed onestamente secondo me le peggiori erano quelle della Lotto che parevano pigiami (non nel colore ma nel taglio e materiale).
    Cmq il problema per me è che non c'è sentimento. Manca lo Stringara,il Mucciarelli, il De Falco, il Marino, il Zampagna, il Portanova insomma il qualcuno che rischi la diffida per prenderti la maglia che sia nera, rossa o blu. Questi a me, al pari di quelli di anno fanno tutti tristezza....
    Ma la dignità a farsele suonare dal "?????" ma chi c@zzo è il "?????"

    "...Forse sono io ad essere cambiato (tipica frase sulla bocca di chi sta per lasciare il proprio partner)..."
    Ecco. Esatto.

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  4. " ... Ok, mi annoio, lo ammetto. Mi annoio a bestia! ..."

    Ecco riassunto il motivo della mia assenza dal Rastrello da oltre 2 anni, tranne sporadiche eccezioni, perché per me le 2 ore della gara erano diventate un peso: un dovere (tanto nella vita ce ne sono pochini) e non un piacere ...

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