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venerdì 23 marzo 2018

Costante e Passione

Quanti grammi di tristezza ci sono in una lacrima? La terra dietro al porto di Livorno stava lentamente sprofondando nel buio, mentre da qualche parte in mezzo alle nuvole la sfera colorata del sole al tramonto affondava svogliata nel mare, arrossando i sogni di gloria della gente di Siena, appesi nel cielo, ad un passo delle stelle. File ininterrotte di lampioni arancioni già segnalavano il lungo viale dello stadio, illuminato a sua volta da quattro potenti riflettori di luce bianca, che visti dal mare parevano mongolfiere luminose sospese a mezz’aria. Tra qualche minuto scenderà in campo la Robur.
Grossi goccioloni di pioggia fredda, fastidiosi come lo stecchino di legno degli involtini, colpivano con violenza lo scafo della nave. Lungo le vetrate del ponte di coperta, le gocce scorrevano veloci, lasciandosi dietro soltanto una piccola scia umida, immediatamente cancellata dal vento. L’acqua sceglie sempre il percorso più facile, dove la resistenza è minore. Non sempre tuttavia è necessariamente quello più breve. L’uomo invece, fa spesso il contrario. E a volte, purtroppo, passa tutta la vita a pagarne le conseguenze.
Costante osservava le colline in lontananza proiettare il loro scuro profilo contro la notte appena nata, mentre tornava con la memoria a qualche anno addietro, quando tutto era finito, o forse cominciato, rivivendo ancora una volta il fotogramma finale del suo ultimo incontro con Passione. La sua Passione.
A centinaia di chilometri, Passione chiuse in fretta la custodia del rasoio e osservò soddisfatta la sua immagine riflessa nel grande specchio del bagno. Aveva appena finito di depilarsi le gambe e mentre cominciava a valutare seriamente di dare un taglio nuovo ai capelli, portati ancora lunghi come ai tempi del liceo, alzò gli occhi al cielo accorgendosi che il giorno aveva ormai fatto strada alla sera. Per l'ennesima volta si domandò se il suo cielo fosse lo stesso che rivestiva le giornate di Costante e come sempre scacciò il pensiero prima che la nostalgia potesse nuovamente tornare ad invaderle il cuore. Dopo aver digitato velocemente qualcosa sulla tastiera del telefono, aspettò che il motore di ricerca caricasse la pagina desiderata, maledicendo l’operatore del servizio wireless. Lo schermo luminoso spiccava come un faro nel buio della casa silenziosa, illuminandole il volto. Leggendo in fretta, apprese che in serata la Robur avrebbe giocato contro il Livorno. Seguire le avventure della squadra bianconera era l’unico modo per rimanere vagamente in contatto con Costante. Il suo Costante.
Costante e Passione in realtà avevano ben poco in comune: bella, solare e a suo agio con il mondo lei; sgangherato, burbero e chiuso lui. In un ipotetico gioco di contrapposizioni, Costante sarebbe stato la notte, il buio, la fatica, mentre Passione il giorno, la luce e la gioia. Gioia che trasmetteva alle persone che la circondavano e facevano parte della sua vita. Gioia che avrebbe condiviso volentieri con Costante, se in un mondo parallelo le loro due strade si fossero nuovamente incontrate. Le convergenze parallele aveva studiato un giorno a scuola, parlando di Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse giusto quaranta anni prima. Ma quell’ossimoro per lei era sempre rimasto soltanto una figura retorica.
Costante invece aveva riposto tutti i suoi sogni nel cassetto del comò e lo aveva chiuso a chiave, gettandola poi lontana per non dover fare più i conti con un passato doloroso. Come ragazzo non aveva pregi particolari, bruttino e anonimo, aveva spalle sproporzionate rispetto alla testa, che risultava piccola e fuori luogo, come se un macabro dr. Jeckill si fosse divertito a scambiare pezzi del suo Frankenstein con quelli del maggiordomo. Le braccia apparivano troppo lunghe rispetto al tozzo busto, che a sua volta sembrava dondolare sulle magre e stortissime gambe. La carnagione slavata e i capelli ispidi e portati cortissimi gli conferivano una spettrale aria da paziente di ospedale psichiatrico, che non contribuiva certo ad accrescere il suo appeal verso il mondo femminile. Romantico e sognatore convinto, era piuttosto invisibile agli occhi delle donne, che tendevano ad ignorarlo dal punto di vista sessuale: il suo rapporto con il gentil sesso era un argomento che preferiva ignorare, poichè ricordava sempre con imbarazzo il primo bacio dato a venti anni suonati. Unico punto a suo favore lo giocava la caparbietà e la costanza messa nelle proprie azioni. Riusciva a sopportare qualsiasi fatica senza lamentarsi mai, provando sempre a gettare il cuore oltre l’ostacolo per arrivare al traguardo finale, lasciandosi scivolare addosso qualsiasi problema. Sarebbe stato benissimo da solo, se l’incontro con Passione non gli avesse stravolto la vita.
Passione era esattamente il contrario. Bella, di una bellezza quasi sfacciata, appariva come un manifesto alla mediterraneità femminile nel mondo: alta, magra e slanciata, portava incastonati negli zigomi due enigmatici e profondi occhi verdi, incorniciati da un volto leggermente olivastro e da una fittissima trama di capelli scuri. Il suo rapporto con gli uomini era sempre stato di supremazia: il gioco della seduzione lo aveva comandato solo lei.

Nessuno sa perché si fossero trovati. Fatto sta che dal primo giorno, fra i due fu amore vero.
Se Costante e Passione si fossero trovati uno contro l'altro nel bel mezzo di un incontro di pugilato, il pubblico si sarebbe immediatamente accorto di quanto fossero differenti: la ragazza era una picchiatrice! Destro, sinistro, destro, montante, bum bum bum e l'avversario cadeva giù, tramortito. Costante invece era un incassatore, capace di farsi colpire per ore dai pugni dell’avversario, senza mai aprire la guardia o prestare il fianco, aspettando con tenacia e sudore il momento buono dell'ultimo secondo dell'ultima ripresa per provare a piazzare il cazzotto decisivo. Ma la vita, si sa, non è un incontro di boxe e Costante quel cazzotto non l'avrebbe mai tirato.
In piedi contro la sera, avvertì il leggero rollio del traghetto che lentamente iniziava a staccarsi dal molo e con esasperata lentezza guadagnava il largo e procedeva verso il buio profondo, dove il mare si mischia col cielo. In lontananza, l’eco di un boato arrivò timidamente alle sue orecchie. Chissà, si chiese, mentre il cuore improvvisamente accelerava, se avremo segnato. E sorridendo si rese conto di pensare a Passione.

Livorno - Siena 1-0: se in campionato perdiamo due volte su due contro la diretta concorrente, credo che non ci siano spazi per recriminare qualcosa. Come all’università, per due volte ci siamo presentati all’esame di matematica e per due volte siamo stati rimbalzati. Adesso credo solo sia necessario provare a vincerle tutte e stare a vedere. Giocare con la seconda maglia non mi è mai piaciuto, ma quella gialla, vi prego, fatela mangiare a chi l’ha pensata. A parte che è brutta, ma poi sembra la divisa del portiere! A Livorno erano venti anni che vincevamo sempre (o quasi), giocando di bianconero. Perché questa balzana (aggettivo, non sostantivo!) decisione? Avanti bianconeri: io ci credo lo stesso e come me sono convinto ci credono tutti coloro che martedì scorso si sono beccati tre ore d’acqua, per stringersi intorno alla squadra.

Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

2 commenti:

  1. Costante fece innamorare Passione grazie all'unica sua virtù:22 centimetroni di carne cruda.

    "...E mi parve veramente la calibro 22 del Mostro di Firenze!"

    Dal diario di Passione.

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  2. La squadra purtroppo è messa male in campo!

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