La prima tuttavia, nonostante il 21 dicembre il calendario dichiari ufficialmente terminato l’autunno, non se la fila nessuno. In quel periodo il Natale è alle porte, l’anno sta per finire e la gente è troppo impegnata a sbagliare i regali, tra cibarie pesanti ed addobbi abbaglianti, per accorgersene. Le vie del borgo sono illuminate a festa, a cena si stappa lo spumante e di notte si dovrebbe fare l’amore più spesso; magari ascoltando le delicate parole di ‘Sei’ cantata da Gianni Bella. Il futuro fa meno paura, tutto è rimandabile ed è anche permesso azzardare qualche piccolo sogno di gloria calcistico, sperando nell’arrivo di un “bombolone” (la redazione si farà carico di tradurre tale termine a vantaggio dei lettori “extra moenia”), che possa risolvere tutti i problemi della Robur e spianarci la strada verso i play-off. Farceli vincere e consegnarci finalmente quella Serie B strappata qualche anno fa, al termine di una calda serata estiva dal barbetta romano.
La seconda volta invece l’inverno arriva dopo la Befana, in concomitanza con la fine delle vacanze scolastiche o delle ferie (per coloro che le fanno o che hanno ancora un lavoro) e, a differenza della prima, si fa notare da tutti. Al tramonto il buio riprende il sopravvento sulle luminarie, le vetrine dei negozi nascondono la merce dietro a brutti cartelli gialli o arancioni con la scritta “saldi” e la gente non si ferma più a parlare. In palestra ricominciano i corsi, la bilancia segnala - maliziosa - incrementi di peso non scontabili e tutto ritorna alla normalità. La nostalgia invade il cuore, orfano di emozioni ed in crisi di astinenza da Robur. In auto si ascolta “Dream On” degli Aereosmith, ripensando a quei giorni felici della Serie A, cesellati da tanti sorrisi e pochi pianti, nei quali il nostro orizzonte aveva una profondità sterminata ed Arezzo era soltanto un’uscita dell’Autostrada, tra i caselli di Montevarchi e Monte San Savino.
La seconda volta invece l’inverno arriva dopo la Befana, in concomitanza con la fine delle vacanze scolastiche o delle ferie (per coloro che le fanno o che hanno ancora un lavoro) e, a differenza della prima, si fa notare da tutti. Al tramonto il buio riprende il sopravvento sulle luminarie, le vetrine dei negozi nascondono la merce dietro a brutti cartelli gialli o arancioni con la scritta “saldi” e la gente non si ferma più a parlare. In palestra ricominciano i corsi, la bilancia segnala - maliziosa - incrementi di peso non scontabili e tutto ritorna alla normalità. La nostalgia invade il cuore, orfano di emozioni ed in crisi di astinenza da Robur. In auto si ascolta “Dream On” degli Aereosmith, ripensando a quei giorni felici della Serie A, cesellati da tanti sorrisi e pochi pianti, nei quali il nostro orizzonte aveva una profondità sterminata ed Arezzo era soltanto un’uscita dell’Autostrada, tra i caselli di Montevarchi e Monte San Savino.
Quest’anno fa freddo, tanto. E per noi animali a sangue caldo è un bel problema. Addirittura gli esperti dicono che un freddo così non si vedeva da anni. In casa la caldaia attacca di continuo, il cane non ne vuol saper di uscire in giardino e la polizia stradale controlla le dotazioni invernali agli automobilisti. Soltanto gli omini dell’orti esultano felici, al pensiero della strage delle mosche dell’olivo, non pensando che, se continua di questo passo, oltre agli insetti gli secca anche le piante.
Le persone riprendono il solito tran tran e la rassegnazione del “tanto oramai” ritorna ad avvolgere il nostro piccolo mondo alla stregua di una nebbia densa e malata, che distorce i sensi ed altera la percezione del presente, come un bicchiere di grappa guasta, che non scalda lo stomaco e non migliora l’umore.
Le persone riprendono il solito tran tran e la rassegnazione del “tanto oramai” ritorna ad avvolgere il nostro piccolo mondo alla stregua di una nebbia densa e malata, che distorce i sensi ed altera la percezione del presente, come un bicchiere di grappa guasta, che non scalda lo stomaco e non migliora l’umore.
“...Tanto oramai” non è un soltanto un modo di dire: è una sentenza. È l’inizio della fine. È il punto di non ritorno oltre il quale si smette di credere in qualcosa e di sognare in quel qualcosa. I giorni passano, il ceppo brucia nel camino, l’albero di Natale ritorna in soffitta. I buoni propositi della sera di Capodanno, gridati ad alta voce tra un crostino e una lenticchia, vengono piano piano dimenticati. Si naviga a vista, tra un fine settimana e l’altro, parlando di calciomercato e altre sciocchezze. Immersi in un vuoto incolmabile lasciato da chi nel frattempo se n’è andato per sempre. Niente fa più notizia, la rassegnazione dilaga per le vie del centro come la tramontana, sfociando nelle piazze in mulinelli impazziti. La Robur ritorna dal ritiro di Recco pronta per affrontare il girone di ritorno, anche se, ascoltando le parole della società, prende sempre più forza l’idea che l’obiettivo segreto (…) sia solo quello di arrivare a maggio il più velocemente possibile, senza intoppi e rotture di scatole. Caro Mister, altro che play-off…
Fuori dallo stadio, l’aria è leggermente più calda rispetto ai giorni precedenti. Gruppetti di tifosi camminano verso l’ingresso con sguardi seri e facce di circostanza (sì lo so, ad essere di “circostanza” di solito tocca alle frasi, ma per questa volta concedetemelo). Non vedo sorrisi intorno a me. In questa città non sorride più nessuno! Anche quello ci avete levato: maledetti!
"Alla Robur continua a mancare un centrocampista centrale serio. Che si faccia dare la palla dal portiere e imposti il gioco", bofonchio qualche minuto prima del fischio d’inizio. "Castiglia è un giocatore “conpassato” (con la n), nel senso che da come si muove anziché del 1988 pare del '66. Ma anche gli altri o sono fradici o non vanno manco a pintarli". Il mio solito vicino mi guarda e con lo sguardo basso di chi ha già perso prima di giocare, sospira “…Tanto oramai!”. Lo guardo, penso a tutto ciò che è accaduto a Siena negli ultimi dieci anni e... Sì, è vero: che senso ha ancora parlare, scrivere, arrabbiarsi, piangere, sognare? ...Tanto oramai! Il Monte chiude, licenzia e se ne va, mentre la città intanto affonda ...Tanto oramai! Alle comunali rivince il PD? ...Tanto oramai! Le strade fanno schifo e la viabilità sembra quella di Catanzaro (il buon vecchio dirigentone di MP-S qualcosa ci avrà pur insegnato, no?) ...Tanto oramai! Il centro pare Aleppo ed è blindato manco arrivasse il Napoli a giocarsi in campo neutro lo scudetto contro la Roma? ...Tanto oramai! Le forze di pubblica sicurezza - nell’ordine: Polizia Provinciale, Polizia Municipale, Polizia normale, Carabinieri, Guardia di Finanza, aiutati da alcuni monturati del Comune, da una delegazione di femministe in protesta plenaria contro Trump e soprattutto dal capo del sindacato tedesco dei turisti nuociuti dal calcio – fanno di tutto per far passare la voglia di andare allo stadio? ...Tanto oramai!
La presidentessa Durio porta un mazzo di fiori sotto la curva, in ricordo di chi “...tanto oramai” forse non l’ha mai nemmeno pensato una volta. Dalla curva ospite si alza qualche sparuto fischio: essere intelligenti non è mai stato obbligatorio; nemmeno ad Arezzo. La partita comincia ...Tanto oramai! Si gioca a 4 dietro anche stasera? ...Tanto oramai! Una traversa e un goal divorato nei primi 15 minuti ...Tanto oramai! Si prende un goal assurdo al 45’ del primo tempo ...Tanto oramai! Mi si congelano i piedi e gli scarponcini sono vecchi e da buttare ...Tanto oramai! L’arbitro fischia la fine, dopo mezzo secolo s’è perso con l’Arezzo, contro gente che ha vissuto gli ultimi quindici anni in apnea, sperando tutti i giorni, tra astio e invidia, che l’incubo (per loro) del Siena in Serie A giungesse al termine. Usciamo dalla curva a testa bassa ...Tanto oramai! Un anziano signore mi guarda sereno e scoperchiando un sorriso a diciotto (forse) denti, con la tranquillità che soltanto i nonni in pace con il mondo possiedono, mi fa: "Ci si rimane male a perde' così vero? Ma te ‘un te la prende. Tanto oramai…".
Siena – Arezzo 0 - 1. Occorreva vincere. E basta. Senza se e senza ma. Come occorreva farlo con il Piacenza anni fa o col Giana Erminio quest’anno. Non per la classifica, non per i simpatici Aretini che per quel che mi riguarda possono andare in Serie B o direttamente affanculo. Nè tantomeno per rincorrere una chimera chiamata play-off. Bisognava vincere per rendere omaggio ad un grande tifoso che oggi non c’è più e che ha lasciato dietro di sè un vuoto grosso come un cratere. Bisognava vincere per dirgli “grazie”, per dirgli “proteggici”, per dirgli “guidaci”, per dirgli “ciao”. Per dirgli che torneremo grandi e che tutto sarà di nuovo bellissimo. Per dirgli di saltare con noi dai gradoni del paradiso. Per dirgli che il bianco e il nero sventola ancora, nonostante tutto e nonostante tutti.
Invece abbiamo perso ...Tanto oramai!
Tutti insieme uniti avanzeremo.
Fuori dallo stadio, l’aria è leggermente più calda rispetto ai giorni precedenti. Gruppetti di tifosi camminano verso l’ingresso con sguardi seri e facce di circostanza (sì lo so, ad essere di “circostanza” di solito tocca alle frasi, ma per questa volta concedetemelo). Non vedo sorrisi intorno a me. In questa città non sorride più nessuno! Anche quello ci avete levato: maledetti!
"Alla Robur continua a mancare un centrocampista centrale serio. Che si faccia dare la palla dal portiere e imposti il gioco", bofonchio qualche minuto prima del fischio d’inizio. "Castiglia è un giocatore “conpassato” (con la n), nel senso che da come si muove anziché del 1988 pare del '66. Ma anche gli altri o sono fradici o non vanno manco a pintarli". Il mio solito vicino mi guarda e con lo sguardo basso di chi ha già perso prima di giocare, sospira “…Tanto oramai!”. Lo guardo, penso a tutto ciò che è accaduto a Siena negli ultimi dieci anni e... Sì, è vero: che senso ha ancora parlare, scrivere, arrabbiarsi, piangere, sognare? ...Tanto oramai! Il Monte chiude, licenzia e se ne va, mentre la città intanto affonda ...Tanto oramai! Alle comunali rivince il PD? ...Tanto oramai! Le strade fanno schifo e la viabilità sembra quella di Catanzaro (il buon vecchio dirigentone di MP-S qualcosa ci avrà pur insegnato, no?) ...Tanto oramai! Il centro pare Aleppo ed è blindato manco arrivasse il Napoli a giocarsi in campo neutro lo scudetto contro la Roma? ...Tanto oramai! Le forze di pubblica sicurezza - nell’ordine: Polizia Provinciale, Polizia Municipale, Polizia normale, Carabinieri, Guardia di Finanza, aiutati da alcuni monturati del Comune, da una delegazione di femministe in protesta plenaria contro Trump e soprattutto dal capo del sindacato tedesco dei turisti nuociuti dal calcio – fanno di tutto per far passare la voglia di andare allo stadio? ...Tanto oramai!
La presidentessa Durio porta un mazzo di fiori sotto la curva, in ricordo di chi “...tanto oramai” forse non l’ha mai nemmeno pensato una volta. Dalla curva ospite si alza qualche sparuto fischio: essere intelligenti non è mai stato obbligatorio; nemmeno ad Arezzo. La partita comincia ...Tanto oramai! Si gioca a 4 dietro anche stasera? ...Tanto oramai! Una traversa e un goal divorato nei primi 15 minuti ...Tanto oramai! Si prende un goal assurdo al 45’ del primo tempo ...Tanto oramai! Mi si congelano i piedi e gli scarponcini sono vecchi e da buttare ...Tanto oramai! L’arbitro fischia la fine, dopo mezzo secolo s’è perso con l’Arezzo, contro gente che ha vissuto gli ultimi quindici anni in apnea, sperando tutti i giorni, tra astio e invidia, che l’incubo (per loro) del Siena in Serie A giungesse al termine. Usciamo dalla curva a testa bassa ...Tanto oramai! Un anziano signore mi guarda sereno e scoperchiando un sorriso a diciotto (forse) denti, con la tranquillità che soltanto i nonni in pace con il mondo possiedono, mi fa: "Ci si rimane male a perde' così vero? Ma te ‘un te la prende. Tanto oramai…".
Siena – Arezzo 0 - 1. Occorreva vincere. E basta. Senza se e senza ma. Come occorreva farlo con il Piacenza anni fa o col Giana Erminio quest’anno. Non per la classifica, non per i simpatici Aretini che per quel che mi riguarda possono andare in Serie B o direttamente affanculo. Nè tantomeno per rincorrere una chimera chiamata play-off. Bisognava vincere per rendere omaggio ad un grande tifoso che oggi non c’è più e che ha lasciato dietro di sè un vuoto grosso come un cratere. Bisognava vincere per dirgli “grazie”, per dirgli “proteggici”, per dirgli “guidaci”, per dirgli “ciao”. Per dirgli che torneremo grandi e che tutto sarà di nuovo bellissimo. Per dirgli di saltare con noi dai gradoni del paradiso. Per dirgli che il bianco e il nero sventola ancora, nonostante tutto e nonostante tutti.
Invece abbiamo perso ...Tanto oramai!
Tutti insieme uniti avanzeremo.
Mirko
O lastraiolo torbo gli olivi seccano a meno venti e nell' orto sai cosa mangi
RispondiEliminaVai vai bellino a ingozzarti i troiai della coppe.
Verdura condita al rotenone
Mangia il senese intelligente
Poi va a vedere lesto lo squadrone
Uno lo chiappa e dentro mette niente
Poi si lamenta che chi è dipartito
Il risultato non abbia gradito
Lo stadio e' per lui il paradiso
A sentir questa mi ci piglia il riso
Se pensi che sia s'importante cosa
Di meglio non hai certo da pensare
il morto stai pur certo che riposa
In posto dove non sente ragliare
Chi della Robur fece la sua sposa
E seguita così a farneticare
Che chi abbia finito di patire
Si possa ancora del calcio interessare
Vabbè calcio e contrada ma i morti avranno anche altro e di meglio a cui pensare che non le minchiate dei vivi, che a volte son più morti dei morti.
Chiarisco un fatto a Cucuteni, che da poco forse ci legge. Esistono delle rubriche, una della quali si chiama La partita psichedelica. Ebbene, parrà strano, ma in detta rubrica si rianalizza a modo nostro la partita precedente. Ci sta quindi che ci scappi di parlare di football... Come nelle Pagelle e nella Presentazione. Se poi si becca la settimana come questa, dove si gioca tre volte... Ci sta che si parli di ROBUR. Cioè, era così per avvertire...
EliminaSarebbe invece ganzo se Cucuteni ci chiarisse cosa ne pensa del messaggio che a mio avviso il buon Mirko sottintende al pezzo: questo "tanto ormai" che forse (forse) si può estendere anche al di là di un pallone che rotola...
EliminaArrivo tardi ,oramai i che oramai rassegnati?
RispondiEliminaSe spostaste lo sguardo oltre le mura
Vedreste che la vostra situazione
Per quanto ora la vi sembri dura
È sol la fin che ha fatto la nazione.* * Non i quotidiano del marito della t...A di b
Pensare d esser su'n'altro pianeta. ....ia
Che fosse salvo da globalizzazione
Era solo un idea scaduta e vieta
Era soltanto una grand'illusione
Renoir ne fece film capolavoro
Erano chiusi in gabbia pure loro
O volevo mettere i nome vero ma un c'è stato verso sicché casomai metti questa che
Già che c'ero ho fatto du'correzioni sull' accenti e ora scorre meglio saluti
I firme era bello davvero co' Gian Gabenne ma i meglio pezzo era Ericche von Strohaimme artro che i porpettoni d'ora