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venerdì 27 gennaio 2017

Il passo

Il libro che sto leggendo in questi giorni è stato scritto da un buffo signore giapponese, nato nel ’49 in un posto impronunciabile, che si firma soltanto Murakami.
Al di là del fatto che non è vero che i Nipponici sono tutti uguali – basta osservarli un minuto quando passano in banda da San Domenico per appurarlo – non riesco proprio a capire se Murakami sia il nome o il cognome. Ma questo dubbio di certo non mi toglie il sonno…
Il libro si intitola “L’arte di Correre”, ma in realtà non parla soltanto di podismo. Anzi. Tuttavia la cosa buffa, o inquietante se vogliamo, sta nel fatto che non ho la benché minima idea di come abbia fatto tale libro ad arrivare sulla mia scrivania. Non l’ho comprato, non l’ho rubato, non l’ho trovato e soprattutto nessuno, che io sappia, me lo ha prestato nè tantomeno regalato. È arrivato così, da solo, come una foglia portata dal vento, chiuso dentro un pacchetto marrone di cartone spesso con la scritta Amazon. Sulla scatola, oltre al mio nome, l’indirizzo dell’azienda per la quale lavoro ed il mio numero di cellulare, nient’altro. Nessun mittente, nessuna firma, nessun riferimento a fatti, cose o persone. Niente di niente.
Aprendolo a caso, soltanto per il gusto di afferrare l’odore di buono della carta nuova e il fruscio sommesso dei fogli intonsi, mi sono perso in una passo della pagina 83, dove citando Eric Clapton l'autore parla dell'album "Reptile". Incuriosito, ho provato ad ascoltarlo durante la partita della Robur contro il Pro Piacenza, giusto per evitarmi la solita noiosa liturgia degli orrendi commentatori di Sport Tube.
Il match è stato brutto, esattamente come la serie nella quale giochiamo. Siamo andati sotto, pareggiato e sofferto. Abbiamo tentato in qualche modo di arrivare indenni alla fine. Esattamente come la nostra società sta cercando di fare con questo campionato. La nebbia che qualche mese addietro aveva avvolto lo stadio, impedendo lo svolgimento della partita, sembrava essere improvvisamente calata dentro le teste dei giocatori, confondendo le idee ed oscurando i pensieri. Gli avversari stavano meglio di noi fisicamente ed arrivano spesso primi sui palloni. Forse sarà stata soltanto una giornata storta. O forse gli avversari erano più motivati e sentendo l’odore del sangue (nostro) si sono sentiti autorizzati a provare a vincere. O magari siamo noi, che ancora non abbiamo trovato il giusto passo. Guardando la fatica di alcuni dei nostri giocatori mi é ritornato in mente il libro misterioso. La corsa è sofferenza, ho pensato. All’ultimo secondo abbiamo preso goal e perso il punto. Questo é un altro tipo di sofferenza, mi sono detto.
Spegnendo il pc, mi sono venuti in mente tutti coloro che perdendo una giornata di lavoro si sono fatti 300 km di mercoledì pomeriggio per seguire la Ropbur, e un’ondata di tristezza ha invaso la mia sera. Francamente anche i pochi euro richiesti da Lega Pro Channel mi sono sembrati troppi!
Fiordaliso, cantante piacentina, nel 1983 divenne famosa cantando “Non voglio mica la luna”. Nemmeno noi cuori bianconeri la vogliamo la luna, tanto di questo passo prima o poi sarà inutile anche sperare. Abbiamo smesso di sognare una sera di un po’ di tempo di fa e adesso ci siamo dimenticati anche di come si faceva. Forse basterebbe davvero un solo pensiero felice per tornare a volare, ma qui non siamo sull’Isola che non c’è e soprattutto non c’è più il nostro Peter Pan. Non solo siamo tornati da dove venivamo, come dicevano i nostri più accaniti detrattori ma, peccato mortale, siamo tornati esattamente ciò che eravamo. Pochi, anonimi e ancor piú divisi. È amaro pensarlo e fa male dirlo, ma dei tempi migliori abbiamo perso il passo.
Siamo abituati a pensare che il ‘passo’ sia soltanto la distanza che separa i due piedi durante la camminata. Ma forse è anche tanto altro. Il passo può essere incerto, corto, svelto o svogliato. Il maestro di salsa suggerisce di farlo piccolo, l’istruttore di palestra chiede di allungarlo durante gli affondi e il signor Murakami, prima di scrivere il suo libro e finire in un pezzo che parla di sconfitta, lo deve aver sicuramente allungato per poter concludere le sue gare senza litigare con il cronometro. Militari e marconisti, meccanici e operai, tutti hanno avuto a che fare con il passo. La vita stessa è un’enorme di questione di passo. Il giorno della tratta sogniamo un cavallo che ne possieda uno in grado di atterrire gli avversari. La mamma ci chiede di non farlo più lungo della gamba mentre la fidanzata ci obbliga a cambiarlo, una volta per tutte. Quello della Robur, in questo momento, sembra affaticato. Sopratutto nella testa, perche temo ci manchi il passo per cambiare velocitá e mentalitá.
Dopo aver spento il pc, sono rimasto solo con il mio libro ed suo carico di mistero. Fuori e dentro un vuoto immenso. Non abbiamo più nemmeno la voglia di arrabbiarci. Per quanto tempo ancora dovremo restare sospesi in questo limbo ovattato fatto di chiacchiere, frasi non dette, parole ammezzate e obiettivi celati? Quando potremo tornare ad essere fieri di noi stessi e di una squadra che lotta per i nostri colori? Riusciremo mai a smettere di vergognarci di ciò che siamo diventati? Torneremo a fidarci delle parole di chi comanda? Non lo so e forse nessuno lo sa. Io magari sono soltanto un inguaribile romantico, con un passo stanco da vecchio di cent’anni e un cervello colmo di ricordi, che spera ancora che il domani porti con sé qualcosa di bello. Se è vero come dicono che il giorno in cui si smette di ricordare s’inizia a morire, dimenticare sarà l’ultimo passo del nostro triste declino. E un giorno, tra qualche anno, osserveremo la vetta della montagna dalla vallata, domandandoci come si faceva un tempo ad arrivare in cima, attraversare il passo e buttarsi in picchiata verso la follia. Siamo diventati troppi seri, portandoci dentro un senso di sconfitta latente, che lentamente si fa sempre più invadente. Dove il freddo raziocinio del ‘niente sarà piu’come prima’ mortifica i pochi sogni di gloria ancora rimasti nei desideri di noi poveri tifosi. Basta, sono stanco, mi sento come un giocatore di poker che dopo aver visto un full, ha esclamato: "Passo". Smetto di scrivere e forse mi rilasso. Buona giornata a tutti: dopo chiudo, prima passo.

Pro Piacenza – Siena 2 a 1: che altro aggiungere?

Tutti uniti insieme avanzeremo.


Mirko

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