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mercoledì 23 novembre 2016

Sogni, emozioni e ricordi

Giornata di festa sul borgo “balzano”. Giornata da primo, secondo e contorno.
E, se consideriamo l’orario di inizio della partita, ci sarebbe anche il tempo per un dolcino, il caffè e l’ammazzacaffè.

Il calendario dice Domenica 20 Novembre, oppure 325° giorno dell’anno 2016 secondo il Calendario Gregoriano - sì è giusto, è inutile che vi mettiate a contare, che poi vi torna 324 e nei commenti scrivete che ho sbagliato, costringendomi a ricordarvi che quest’anno è bisestile - data nella quale la chiesa cristiana celebra i Santi Avventore, Ottavio e Solutore, ricordati a lungo durante la partita col Tuttocuoio, soprattutto dopo lo straordinario svirgolone di Moschin.
Tra un mese è Natale ma pare di essere a metà aprile, se non fosse per il buio che arriva puntuale poco dopo il calcio d’inizio, accompagnato dalle campane di San Domenico e alleviato soltanto dai potenti riflettori del Rastrello, ultimi feticci di un tempo glorioso. Nella tregua concessa dalla pioggia battente che aveva reso “lupesche” le giornate precedenti, alcuni lampi di azzurro squarciano il grigio del cielo, mentre stormi di piccoli uccelli appollaiati sui tralicci della luce osservano il mondo dall’alto prima di volare via, nel disperato tentativo di sfuggire all’inverno. Il sole c’è, ma non si vede. O forse non c’è davvero, e vorrà dire ci toccherà fare senza.
In terra senese tutto scorre uguale a sempre. Il sugo di carne sfrigola lentamente dentro al tegame smaltato lasciato sopra alla stufa a legna. In attesa della Robur, la massaia aggiunge un pezzetto di fungo per insaporire il pomodoro e poi valuta il risultato intingendoci un crostino di pane. In cantina l’ortolano osserva le zucche e si compiace mentre pensa a quando portare l’olive al frantoio. Per strada, la gente va e viene, indossando a casaccio cappotti pesanti e occhiali da sole costosi. Ma solo perché oramai hanno speso diversi eurini per comprarli e sarebbe un peccato lasciarli a casa. Alle 16 e 30 è quasi notte fonda: odio novembre con tutto il cuore e non so proprio di cosa farmene. Vorrei tanto poterlo barattare con un mese di primavera. Pensate che bello sarebbe avere un anno con 60 giorni di giugno: la scuola finirebbe due volte! Durante la settimana appena conclusa siamo passati dal freddo al caldo, dal secco all’umido: certe mattine ho l’impressione di vivere dentro le terme. Da grande, dopo morto, spero di potermi reincarnare in un girasole per nascere in primavera e sfiorire a fine estate, godendomi della vita soltanto il meglio. Vivere 40 anni con la testa ed il fisico di uno di 20 e morire, senza doversi preoccupare di pensioni, prostate, femori rotti, caldaie guaste e bollette del Gas-Int.
E sono proprio questi fantastici e profondi pensieri ad accompagnarmi verso casa dopo la partita, mentre la gioia della vittoria veniva lentamente scalfita da un senso di scoramento e rassegnazione che non doveva albergare nel mio stato d’animo, visto soprattutto lo scontro diretto vinto contro una pretendente alla corsa per evitare i play-out. E guardate che la mia non è soltanto inutile polemica fine a se stessa, ma un’amara considerazione, fatta guardando la classifica: dopo tre mesi di campionato, Livorno a parte, abbiamo praticamente perso con tutte le squadre che ci precedono. Alcune volte in maniera rocambolesca, Arezzo e forse Cremona, altre in modo netto, Alessandria e soprattutto Piacenza. Anzi, proprio contro i “biancorossi emiliani ma quasi lombardi”, che per la cronaca avrebbero soltanto tre punti più di noi, abbiamo dato l’impressione di essere inferiori in tutti i reparti del campo. 
Nonostante il mio giudizio sia sempre obnubilato (questa sì che è una parola difficile) dalla passione, che come direbbe De Andrè “spesso conduce a soddisfare le proprie voglie”, mi rimane sempre più difficile credere alle parole del Mister e del giovane AD. Anche perché la serie dove siamo impantanati, e nella quale temo dovremo rimanere ancora a lungo, almeno fin quando un altro Sciaccaluga non passerà da fuori Porta Camollia e deciderà di fermarsi, mi pare un campionato mediocre, nel quale basterebbe fare tre (dico tre, non 18!) passaggi a fila, muovere la palla in velocità e innescare le ali, per infilare in porta. Se guardiamo le immagini delle partite della Robur, ogni volta che abbiamo tentato di giocare a pallone, abbiamo creato un pericolo. Tuttavia ritengo sia molto difficile provare a farlo per 90 minuti con gente poco integra fisicamente o fuori forma (ma Castiglia è ciccione o è solo costituzione?), con un’assurda difesa a tre il cui perno più importante è costretto a farsi il campo in su e giù 20 volte per battere le rimesse laterali con le mani (l’immagine del cittino con il telo da mare che gli asciuga la palla è la cosa più brutta vista a Siena negli ultimi 25 anni, dopo la pera di Cragg), esponendo la squadra a una serie di imbarcate paurose, e soprattutto saltando sempre il centrocampo. 
Mister(ioso) Colella, lo sa qual è la cosa più assurda che emerge dal 2 a 0 del Siena contro il Tuttocuoio? È che loro (i verdi, intendo) pur con risultati modesti, per 90 minuti hanno dato l’idea di provare a fare calcio. Sembravano una squadra di ragazzi vogliosi (sarà stato anche fischiato, brutto e antipatico, ma io uno come il 15 suo lo vorrei sempre, soltanto per il dinamismo che ha mostrato) che correvano tanto e provavano a giocare. E se quella palla che a fine primo tempo, invece di picchiare nella traversa e spegnersi in Fontebranda, fosse finita in fondo al sacco, forse le avrebbe fatto passare di colpo la voglia di sfidare la tribuna coperta, o di fare battutine del cazzo sullo scorso anno in sala stampa. Suvvia, non mi diventi un tipo alla Carboni anche lei, per favore! Da settimane ci ripete che stiamo migliorando: ha riscontri oggettivi o è soltanto un mantra? 
La nuova proprietà – e qui mi rivolgo al “piccolo principe” - tornando alle maglie con le strisce verticali ha deciso di rompere con il passato, tagliando idealmente quella continuità che la legava alla gestione di Ponte. Ok, la squadra è tua e fai come ti pare. Ma sii coerente, però. Evita di propinarci un video lungo tutto l’intervallo, nel quale la rete di Marotta al Prato viene shakerata con i goal di Cozza al Milan o di Maccarone a quelli viola. Se tagli con il passato, lo fai per bene. Quei ricordi lasciali ai tifosi, perché non fanno parte di questa società e non c’entrano niente con te. Anzi, magari quando facevamo girare le scatole alla Juve, ci offendevi pure guardandoci su Sky insieme ai tuoi compagni di scuola… Domenica scorsa, escluso forse un paio di discese di Iapichino, quel video è stata la cosa più emozionante vista allo stadio prima del goal di D’Ambrosio. Ma lo sa la gente che diceva mentre le immagini giungevano al termine? “Ovvia, torniamo alla realtà”. E la realtà, caro “petit prince”, è che l’unico legame esistente tra il Siena (A.C. 1904) e la Robur attuale, in grado di garantire un minimo di continuità tra passato e presente, sono soltanto i tifosi, che nonostante tutta la merda che hanno dovuto ingollare sono ancora lì, pronti a vivere di emozioni per credere nei sogni. Tutte cose (emozioni e sogni) che da queste parti non si vedono più da tempo. Quindi, almeno i ricordi, non ce li rovinare!

Siena – Tuttocuoio 2 a 0: tre punti in più per noi e soprattutto tre in meno per loro. Per il resto sempre la tentazione di ridere per non piangere è sempre più forte.


Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

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