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mercoledì 19 ottobre 2016

L'esercito delle scimmie obbedienti

Domenica pomeriggio, grosso modo subito dopo merenda.
All’altezza dei pensatoi, il profumo di pizza si mescola alle note reggae provenienti da un trio di ragazzi biondi e rasta (il paradosso dell’opposto), intenti a suonare nel punto abitualmente occupato dal madonnaro con i gessetti colorati. Il negozio di cover brulica di ragazzi e le signore anziane passeggiano a braccetto.

Magicamente il cielo di ottobre ha finalmente concesso una tregua, smettendo di vomitare sulla terra tutto il suo rancore. Le verdi colline del Chianti risplendono al sole, mentre in lontananza la linea dell’orizzonte è bruscamente interrotta dalla massiccia e imponente figura azzurrina del Monte Amiata. È una giornata felice, di quelle che tra qualche anno racconteremo con enfasi ed il cuore gonfio di orgoglio. Poche parole per descrivere il momento: "Siena trionfa a tempo scaduto Stop Livorno battuto ancora una volta Stop Gentile entra, segna e fa felici tutti quanti Stop Bianchi, neri e amaranto (o Dio quest’ultimi forse proprio no) Stop Per il resto, passano gli anni, finiscono i soldi, ma Siena è sempre la solita. Stop".
Già, sempre la solita. Ma questa volta la colpa è anche un po’ nostra: perché in fondo dovevamo aspettarcelo. La notizia molto probabilmente era pronta in un cassetto da mesi, ma le circostanze sfavorevoli delle tante partite casalinghe senza vittoria ne avevano impedito la pubblicazione. In questa città, l’esercito occulto delle scimmie obbedienti lavora nel buio, scava, imbastisce, crea e distrugge. E quale miglior cassa di risonanza di un derby vinto con il Livorno, davanti ad un bel po’ di spettatori, per riprendere un discorso interrotto da tempo ma – come il ciocco nel camino la mattina presto – ancora caldo? E non importa a nessuno se per raggiungere lo scopo sia stato necessario ridicolizzare – con tanto di nome e cognome sul giornale – un lavoratore: in guerra si sa, il fine giustifica i mezzi. E i Tedeschi poi? Saranno stati veramente turisti oppure erano delle controfigure? Il dubbio è legittimo, perché la coincidenza è singolare.
Ora, è bene premetterlo, lo scrivente non si reputa affatto intelligente, né tantomeno colto. Col suo italiano da istituto tecnico spara un mucchio di cazzate: diciamo che rappresenta alla perfezione quello stereotipo di italiano medio e mediocre che ambirebbe a qualcosa (non sa bene cosa!) pur senza possedere nessun tipo di talento. Però, a differenza di molti, si guarda intorno perché invece di tenere gli occhi fissi sul display del telefonino, li tiene dritti davanti a sè. E qualche volta cerca anche di far funzionare la capoccia, anziché utilizzarla soltanto per separare le orecchie. E, dall’alto dei suoi 48/sessantesimi (capirai!) all’esame di maturità, si chiede: un pullman di 50 turisti tedeschi che vengono 4 ore a Siena con il pranzo al sacco, passeggiano per il Corso vestiti come se andassero a fare un safari (d’altra parte si sa, l’Italia è un posto esotico), comprano se va bene la bandierina del Drago e bivaccano in Piazza senza spendere un centesimo, rappresentano il turismo? Certo, lo è; ci mancherebbe altro. Tutti d’accordo. Invece: 6.000 interisti che gironzolano per Siena (sì, sì, 6.000, avete letto bene) in occasione dello scudetto del Triplete di Mourino, che mangiano, comprano, spendono e conoscono la città, che cosa sono?
Ma veramente pensate che i lettori dei quotidiani locali siano soltanto una massa di imbecilli? E poi la smettete di dare giudizi avventati? Voi siete sempre quelli che definirono l’acquisizione di Antonveneta una spregiudicata e vincente mossa di alta finanza. Ma fatemi il piacere! Negli ultimi quindici anni la gente ha conosciuto SIENA grazie al calcio, perché la diretta del Palio sulla Rai nel resto del paese non se la fila nessuno. Quando smetteranno di trasmetterla? Prima di entrare allo stadio la gente parcheggia, scende dall’auto, si affaccia alla terrazza a fianco del bar di San Prospero e rimane esterrefatta a guardare lo spettacolo del Duomo che spicca in mezzo ai tetti rossi. E forse pensa: "Però... quasi quasi ci ritorno. Con calma e magari mi fermo un paio di giorni, mangio un boccone e compro anche qualcosa. Dove farlo però non lo so, purtroppo non c’è lo stadio in periferia con annesso centro commerciale". Ecco, questa è un’altra stronzata rimbalzata più volte tra le quattro mura di Siena, che essendo piccolina è come se fosse una casina. Abbiamo la fortuna di avere lo stadio con atmosfera più british d’Italia. Edificato in una buca non deturpa la skyline (ho fatto il corso d’inglese in azienda) a differenza di altri “pianti” costruiti in passato (ma d’altra parte, da un paese che esporta nel mondo Renzo Piano pur non essendo in grado di far costruire palazzi antisismici, qualche ecomostro è il minimo che ci possiamo aspettare), grazie al quale, come in Inghilterra, la gente a fine partita può tranquillamente scendere dalle tribune e passeggiare a piedi per la città anziché stare un'ora in fila per uscire dal parcheggio (anche questo è un film già visto in tantissimi altri posti) e noi che vogliamo fare? Spostarlo.
Perché la partita "NUOCE" al turismo. Badate bene, la scelta del livello di danno non è casuale: la partita non danneggia, nè rovina. "NUOCE". Come il fumo per la salute. Sì signori, tornando al successo casalingo, siamo tornati alla follia di qualche anno fa, quando la mattina di un Siena – Milan di inizio aprile, in seguito alla quale la squadra più forte al mondo (sì sì, era il 2005) avrebbe lasciato una buona fetta di scudetto sul campo dell’Artemio Franchi, le cronache cittadine preferirono dare risalto ad un ipotetico vaso caduto da un fantomatico balcone. A distanza di anni, mi ci scappa ancora da ridere. 
Dicevamo poc’anzi dell’idea di spostare lo stadio, per ricostruirlo non so dove, insieme al centro commerciale. Ma io mi domando: ma ci prendete per il culo? Intorno alla stadio, il centro commerciale c’è di già: si chiama centro commerciale naturale. I negozi del centro, per intenderci. Magari se dessimo loro la possibilità di stare aperti anche qualche sera d’estate, come in tutte le città turistiche d’Italia, forse sarebbe meglio, anziché lasciare il corso desolatamente spento. Come le luci delle case sfitte da anni dopo che è stata artificiosamente creata una città museo, immobile come quella dell’Italia in Miniatura, ed i legittimi abitanti sono stati confinati all’interno di sobborghi più o meno “inguardabili”, mentre i costi degli appartamenti salivano a livelli di Londra e lo storico e portante tessuto sociale cittadino veniva distrutto. E ancora pensate al calcio? Guardate che avreste di che parlare... I poteri forti bloccano il centro per creare disagio, anche quando da Renate (ma è veramente un posto?) non verrà nessuno. E dite che non lo fanno apposta? Non basterebbe far fermare i pullman e le auto in Pescaia e scortare i tifosi allo stadio con le navette? Boh, forse sarebbe soltanto una soluzione semplice ad un problema complesso. Ma poi, nuoce più al turismo la partita o l’assenza di una via di collegamento decente, visto che alle Badesse i lavori vanno avanti da quindici mesi e la ferrovia è come non averla? È colpa della partita se il Monte ha fatto la fine che ha fatto? È colpa della partita se la città cade a pezzi in una spirale di scoramento e rassegnazione? È colpa della partita se le autorità si dimostrano assolutamente incapaci di reagire? Sì, la risposta è sì! Perché in tempi difficili la storia insegna che è sempre necessario trovare un nemico da combattere per rafforzare la propria immagine agli occhi del popolo: forse all’esercito occulto delle scimmie obbedienti attaccare il calcio serve soltanto per ritrovare quel consenso sperperato lungo un decennio di follie. 
Se anziché aspettare il passaggio dei tifosi livornesi la nostra cara guida  -protagonista suo malgrado, pertanto a mio giudizio innocente - avesse deciso di mettersi alla testa del gruppo e circumnavigare la fortezza, avrebbe trovato il tempo di farli entrare nel Palazzo Pubblico (sempre che sia aperto la domenica pomeriggio) e farli accomodare nella Sala del Consiglio dei Nove, dove i simpatici teutonici avrebbero potuto ammirare le allegorie del buono e del cattivo governo, dipinte da un signore vissuto centinaia di anni fa. Dopo aver lasciato loro qualche minuto di silenzio, il nostro “eroe per una sera” avrebbe potuto raccontare ciò che è successo a Siena negli ultimi dieci anni, chiudendo la presentazione con una domanda: "Quale dei due affreschi ricalca maggiormente la realtà attuale?". Temo che la risposta sarebbe stata scontata. Ma nonostante tutto, la colpa è del calcio.

Siena – Livorno 1 – 0: grazie ragazzi per quel minuto di luce dopo anni di tenebre. Ma non pensate di passarla liscia: anche voi "NUOCETE" gravemente al turismo.


Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

5 commenti:

  1. QUESTO andrebbe APPESO sui muri di tutta la città!!!

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  2. Complimenti! Non cambierei una virgola di quanto hai scritto.

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  3. Avrei tante cose da scrivere su come è stato gestito il turismo in questa città negli ultimi 30 anni che il Corriere di Siena non riuscirebbe ad impaginarlo.
    CARLO PETRUCCI

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  4. tappezzateci tutta la città ...... ma tanto gli omini degli orti e le donnine della coop capiranno ?

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  5. Ha ragione il Faldoni:per colpa della partita non sono riuscito ad addentare l'ostia della messa delle 16 in S.Domenico.

    El Cinico(nuociuto dal calcio)

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