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mercoledì 21 settembre 2016

La filosofia del bagnoschiuma

Margine settentrionale della provincia.
In un lunedì come tanti di un noioso mese di raccordo fra due stagioni, dentro lo spogliatoio maschile di una palestra “aperta anche a pranzo”, la vita sembra scorrere regolare.
L’aria condizionata accesa ostenta ancora una parvenza d'estate, mentre nel cielo nuvole cotonate a forma di batuffolo si rincorrono spensierate, oscurando di tanto in tanto la vista del sole. In lontananza, il verde degli alberi sfuma senza fretta verso un giallo che sa di pasta con i funghi, vino nuovo e caminetto acceso. In sottofondo, il rumore dei phon accesi si mischiano ai dialoghi pungenti dei clienti stretti dentro a colorati accappatoi di cotone. L’odore del bagnoschiuma si mischia al tanfo fetido delle scarpe da ginnastica appena utilizzate e per terra grosse chiazze di umidità mettono a dura prova l’equilibrio precario delle ciabatte infradito. 
"Che ha fatto ‘i Siena ieri?", chiede il ragazzo moro da dentro la doccia. 
"Schifo!", verrebbe da rispondergli, ma nessuno vuol dargli soddisfazione e allora una voce sconosciuta replica un poco convinto: “1 a 1 a Como”, che, nonostante le intenzioni, lascia poco spazio all’immaginazione. 
Pur essendo nascosto alla vista, molto probabilmente sul suo volto compare un sorriso beffardo e compiaciuto. "Pori Sienesi...", ghigna a voce bassa, assicurandosi tuttavia che le parole arrivino nitide alle orecchie di tutti, enfatizzando pesantemente la prima i, in modo da dare alla parola un tono dispregiativo.
Nessuno replica, più per mancanza di voglia che per altro. Anche perché sarebbe inutile e le lancette dell’orologio corrono inesorabili. Il discorso abbandona il calcio e scivola lentamente verso altri argomenti. 
"Oh, ma secondo voi nello spogliatoio delle donne di che parlano?", chiede un tizio con i capelli bianchi intento a cospargersi il torace con un’acqua di colonia da discount. 
"Perché... si parlano?", gli fa eco un signore calvo sulla cinquantina con la faccia tonda e un paio di baffetti alla Charlie Chaplin. "Io dico che stanno tutto il tempo a spiarsi la cellulite e a fare “cappottini” su quelle che escono".
"Secondo me", fa un altro con un vocione da tenore, "possiamo parlarne fino a mezzanotte ma nonostante i nostri sforzi, non riusciremo mai a capire un bel niente di donne!".
La sua affermazione ha il potere di placare il brusio del vociare, le docce vengono chiuse, la musica della filodiffusione pare affievolirsi e anche i phon tacciono. Qualcuno scuote la testa, qualcun altro esclama: "Ecco, a questo punto me ne vo". Altri restano e aspettano che il tizio riprenda il discorso, in una sorta di meravigliosa atmosfera da “cena fra pochi”, dove uno parla e gli altri ascoltano. 
"Noi maschi siamo convinti di sapere tutto. Ed invece non sappiamo proprio niente. Siamo superficiali, approssimativi e troppo convinti di noi. Ci immaginiamo la vita convincendoci che essa vada esattamente come la nostra mente vorrebbe. E quando invece la realtà ci viene sbattuta in faccia, scopriamo che non è mai stata come ce l’eravamo immaginata. E allora diventiamo talmente fragili e ingenui da non saper più distinguere se i ricordi immagazzinati nella memoria siano veri oppure distorti dal nostro cervello. E non pensiate di essere in grado di gestire le femmine senza fatica, perché non conoscerete mai fino in fondo una donna fin quando non vi troverete davanti ad un giudice! E allora sì, amici, che saranno cazzi amari. La donna manda segnali che l’uomo tarda a capire. Ma se al contrario è l’uomo a farlo, la donna ci mette un secondo ad afferrarli. Se nella coppia, uno dei due cambia improvvisamente abitudine, ma anche profumo, taglio di capelli o si iscrive ad una palestra, l’uomo si domanda al massimo se è giusto o sbagliato. La donna invece si domanda il perchè. E diventa irrequieta, nervosa, irascibile, mentre il tarlo del dubbio alimentato dal fuoco dell’incertezza scava un buco profondo nel suo ego instabile. La femmina si sente tradita ancor prima di esserlo, il maschio non se ne accorge nemmeno dopo un anno. Eppure l’uomo fa di tutto per dimostrare a se stesso di essere diverso. Scappa di casa in cerca di spazi dentro i quali trascorrere liberamente il suo tempo, ma appena trovati rifugge da quella condizione di libertà per condividerli immediatamente con qualcun altro. E ad ogni nuovo inizio pensa: questa è la volta buona, senza rendersi conto – poverino, non riesce ad immaginarlo (d’altra parte 2000 anni di chiesa cattolica e di famiglia di Nazaret ci hanno modificato il DNA) - che in certi casi la “volta buona” non esiste e che non vale la pena rovinarsi la vita per qualcosa che non c’è. E allora quegli spazi che si era conquistato faticosamente con il sogno della libertà cominciano a stargli stretti e per crearsene di nuovi deve andare a cercare un modo di trascorre il tempo lontano da essi. La donna invece, salvo rarissime eccezioni e quasi tutte contraddistinte da una nemmeno tanta velata forma di infelicità repressa, ha nei cromosomi la famiglia ed è programmata per quello. E nonostante durante la vita sia contemporaneamente figlia a fidanzata, amante e moglie, ambisce solo ad essere mamma. Poiché reputa quel “livello” il più alto della piramide umana. E l’uomo saggio ha due scelte: scegliere o rifiutare. Pillola rossa o pillola blu, restare o scappare? E se non è convinto, forse è meglio che non ne faccia di niente. Perché tra avere Facebook o avere una moglie, forse è meglio rinunciare alla seconda ed evitare di vivere una vita a metà, depressa ed incompleta. L’uomo saggio conosce quali sono i tempi giusti per riempire gli spazi. Ogni cosa a suo tempo, si dice. E ad ogni tempo il suo spazio. E se qualche volta gli scappa l’occhio su una gonna un po’ più corta, lo fa alla zitta e se lo tiene segreto. E soprattutto torna a casa per cena. E non si vanta mai con gli amici, perchè a volte il peso di certe rivelazioni fa fare cose strane: il mondo è pieno di imbecilli che si confessano burlando, o di “amici” che per pulirsi la coscienza raccontano alla compagna le marachelle degli altri. Le donne fra di loro si fanno la guerra fin quando non trovano un uomo da combattere. Dopo diventano pericolose". 
Lo guardo perplesso, faccio finta di aver capito e sorrido. Non so chi sia, nè che storia abbia, ma mentre va via non so se compatirlo o compatirmi.

Como – Siena 1 a 1: la partita finisce in parità, senza sussulti e senza emozioni. E forse è una cosa positiva. Più fluoxetina che citrato di sildenafil a riempire i vuoti di un tempo che non passa. La vita striscia blanda. Una donna stira mentre un gatto sbadiglia. Il cielo piange lacrime fredde sopra a strade deserte. Il telefono in carica lampeggia sul comodino. Un’altra settimana è passata e questa è l’unica certezza. 


Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

4 commenti:

  1. Come sempre mi piace, ma già so' triste di mio...
    Andrea

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  2. Sembra la palestra del mulino che vorrei. Oggi in palestra da me l'argomento dello spogliatoio donne era il divorzio Pitt/Jolie ,in quello uomini mi hanno riferito fosse solo uno : Diletta Leotta. Palestra che vai filosofi che trovi!

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    1. "mulino che vorrei"... Adoro questa definizione. Quando la uso, rubandola alla Barilla, la gente mi prende per scemo e mi guarda come se venissi da Damasco.
      L'ho sempre detto che gli spogliatoi andrebbero fatti misti!!!
      Mirko

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  3. "La donna + intelligente che ho conosciuto era un Trans".

    Cit.Le Professeur Misogin.

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