Da piccoli l’estate è un
periodo meraviglioso. Da grandi è soltanto una bolla di calore, messa
lì per separare la primavera dall’autunno.
In quel periodo i ragazzi in
vacanza se ne fregano del mondo, mentre la vita degli adulti scorre
uguale a sempre, soltanto forse un po’ più lenta. E i sogni di
quest’ultimi paiono distorti dal caldo umido che appiccica la camicia
alla pelle della schiena, relegati in una prigione invisibile, dove la
pena da scontare si chiama sete ed i secondini sono le zanzare.
Alla
stregua dei gitani spagnoli - che per appagare la loro voglia di vivere
alla giornata, mescolando suoni e balli di culture diverse inventarono
il flamenco - in quei giorni contava solo il presente.
L’esuberanza di chi deve ancora fare tutto, mischiata alla poca
esperienza dettata dall’età, portava automaticamente a infischiarsi del
futuro e a non riflettere sul passato. Non c’erano scelte sbagliate da
giustificare, o circostanze sfavorevoli da incolpare. E forse la
differenza tra piccoli e grandi era tutta racchiusa dentro a questa
frase.
Correva
l’estate del 1989, a luglio vinse la Lupa (toh, le coincidenze!) e, per
la prima volta, ascoltai la cronaca del palio da un vecchio e scassato
stereo a cassette, sdraiato sul mio letto dentro una casetta di Porto
Azzurro (non so come, ma si beccava Antenna Radio Esse anche di là dal
mare!). La televisione di sala, grande e ingombrante, non aveva trovato
spazio nell’esiguo bagagliaio della Panda rossa di famiglia, occupato
per lo più da scorte alimentari e “razioni k”, come se l’Isola d’Elba si
trovasse sulla faccia nascosta della Luna. Erano i primi anni in cui
affrontavo la spiaggia con occhi diversi: i tempi delle lunghe partite
di pallone e dei bagni infiniti stavano lentamente facendo spazio a
qualcosa di nuovo e noi ragazzi cominciavamo a guardare le donzelle, che
civettuole facevano a gara per mettersi in mostra. Ascoltavamo le
canzoni di Madonna da un juke box scassato, parlando di futuro e
sentenziando sacrosante verità con quelle assolute certezze che soltanto
gli adolescenti possiedono. La formazione delle compagnie del mare è un
fenomeno dettato dall’entropia: senza motivo, ci ritrovavamo a far
parte di un gruppo di persone con accenti diversi – come sull’aereo o
in caserma durante il servizio militare - convinti che quelle amicizie,
uniche come tutte le cose che capitano per la prima nella vita, fossero
in grado di resistere alla lontananza e al freddo dell’inverno. E
qualche volta, da quelle combriccole, poteva capitare che ci scappasse
il momento per confidare un segreto pesante, di quelli che sarebbe
meglio mantenere tali, pena il rischio di non sapere come gestirli.
A me
capitò con una ragazzina poco più grande. Io francamente me ne stavo in
pace con me stesso a guardare il Tour de France al bar della spiaggia
insieme agli altri, più per disturbare i clienti che per altro, ma lei,
timida e impacciata, con una scusa mi fece uscire e sussurrando una
serie di mezze parole cariche di tensione, cercò di farmi capire che
forse - e sottolineava forse - provava qualcosa per me e avrebbe avuto
piacere a diventare la mia ragazza. La mia vita, fino ad allora piatta
come i tracciati delle tappe a cronometro vinte da Miguel Indurain, si
trovò di fronte ad un inaspettato gran premio della montagna. A me non
piaceva quella fanciulla, non ricordo perché, ma ricordo che era così e
soprattutto mi faceva ridere il termine “ragazza”, visto che a Siena si
dice “citta”. Di fronte a quella confessione, per la prima volta in vita
mia, pensai di avere solo due alternative: cafone o bugiardo? E nel
pensarlo, ignoravo che quella considerazione si sarebbe aggrappata con
forza alle pareti della mia memoria, per fare in seguito capolino tutte
le volte che una domanda pericolosa avesse chiesto una risposta precisa.
Meglio un’urticante verità o una bugia edulcorata? La questione rimase
in sospeso nella mia testa per alcuni secondi, troppi. Abbassai lo
sguardo. E lei capì: senza volerlo avevo inconsapevolmente girato la
manovella del risponditore verso la modalità “cafone” e nonostante non
avessi aperto bocca, le avevo di fatto detto “no”. Lei scappò via
incredula, con le labbra serrate e le guance rosse. Per giorni non la
rivedemmo in spiaggia.
Cafone o bugiardo? Da allora, prima di rispondere
a qualsiasi domanda, me lo sono chiesto. Mi pensi? Mi ami? Vuoi venire a
cena dai miei? Come mi sta l’abito nuovo? Ti piacciano i capelli
pettinati così? Mi accompagni a fare la spesa? E anche di fronte al
prete, prima di pronunciare il fatidico sì, stessa storia: bugiardo o
cafone? E come a voler compensare l’errore di quel giorno al mare di
tanti anni prima, scelsi “bugiardo” proprio come tutti i maschi privi
di senno di questo pianeta. Ma come ben sappiamo, chi compensa, sbaglia
due volte…
Pontedera
– Siena: ben tornata vecchia Robur! Ci sei mancata! Come stai? Male o
bene? Dai, facciamo un gioco: cafone o bugiardo? Ci racconti una aspra
verità o ci inventi una balla? Ma se scegliessi la prima risposta
tuttavia, temo che finiresti per essere ingiusta, non conoscendo
praticamente niente e nessuno di quelli arrivati nelle ultime
settimane. Se al contrario scegliessi la seconda, correresti soltanto
il rischio di farci male, illudendoci un’altra volta per un qualcosa che
forse non c’è. E allora sai che c’è di nuovo, vecchia Robur... per il
momento non la vogliamo una risposta. Faccelo scoprire con calma come
stai, giornata dopo giornata a partire da domenica prossima, quando come
sempre “su quei gradoni, lì ci troverai”. Quanto tempo è Vecchia Robur
che non fai l’amore con i tuoi tifosi? Scommetto che non ti ricordi più
nemmeno come si fa. Rammenti il profumo dell’erba mentre corri sotto
la curva, il brusio della città che parla di te, i colori delle sciarpe
appese al collo delle ragazze anche al mercoledì pomeriggio? Ricordi
quanto è bello vincere? È arrivato il momento di tirare una linea nera e
dividere il foglio in due metà. Dimentichiamo il recente passato e
riprendiamo un dialogo interrotto da troppo tempo. Ritorna a vivere
Vecchia Robur. Dove arriveremo poi, lo scopriremo soltanto strada
facendo, ma di sicuro quella strada la percorreremo assieme.
Tutti uniti insieme avanzeremo.Mirko
che fine ha fatto il grande wsg? mi devo preoccupare?
RispondiEliminaIl grande WSG si trova in vacanza smart. Rientra prossima settimana
Elimina...ogni lasciata è persa...
RispondiElimina