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sabato 16 aprile 2016

L'ago nel pagliaio

Certo che la vita è proprio strana: da ragazzi vorremmo avere la maturità e la sicurezza economica (ah semmai…) degli “uomini grandi”, ma arrivati ai 40 rimpiangiamo la gioventù.
E ci struggiamo di malinconia con gli amici ripensando ai tempi andati, come se ricordando ciò che eravamo - o ciò che la mente vuol ricordare, costruendo personaggi immaginari smentiti spudoratamente dalle foto - possa in qualche modo contribuire a contrastare l’età che avanza. 

Anche perché, diciamocelo chiaro, la decadenza fisica dei 40 anni non è affatto piacevole da affrontare. Voi potrete anche pensare: "Parla per te balordo!", aggiungendo anche: "Come ti permetti, troiao?", ma in realtà vi dico che mi permetto, perché possiedo tutti i requisiti necessari per farlo, dato che facevo ridere anche da giovane. 
È inutile negarlo: invecchiando si peggiora e non solo sotto il profilo atletico. E non credete a chi vi dice che la vita comincia a 40 anni e che basta un po’ di movimento ed una sana alimentazione per stare bene, perché - vi rivelo un segreto - egli mente spudoratamente! Non è affatto bello soffiare come dei cobra dopo solo una rampa di scale o essere costretti a prendere l’ascensore anche per salire sul marciapiede; e se nemmeno la cocaina riesce a darci l’agognato sprint giovanile, figuriamoci un piatto d’insalata e la tessera di una palestra. Che poi, a dirla tutta, se il cervello reggesse, potremo anche passare sopra ai mali del fisico e raccontarci di essere più simpatici che aitanti, ma in verità non è così e lo sappiamo bene. 
La prima qualità che perdiamo è la capacità di fregarcene delle cose. Da 40 anni in poi ogni piccolo inconveniente diventa un problema insormontabile, perchè al variare dell’età cambia il punto di vista sul mondo. E chi ci sta intorno, ne risente pesantemente. Se a 20 anni ci sembrava totalmente inutile cercare un ago nel pagliaio ed a 30 avremmo utilizzato una calamita per tirarlo fuori nel più breve tempo possibile, a 40 siamo pronti a smontare il pagliaio, bruciare il palo (che i dotti chiamerebbero “stollo”) e prendercela con il contadino per non aver trovato niente.
Per fortuna viviamo nel terzo millennio ed è possibile inventarsi degli hobbies (ho scritto bene il plurale?) per ingannare il tempo, tenerci occupati nei lunghi fine settimana nei quali la Robur gioca a 400 km da Siena e non impazzire. 

Ci sono 3 tipi di quarantenni e si riconoscono bene poiché radunandosi in branchi e parlando sempre delle stesse cose, finiscono per vivere una vita parallela dove sognano di essere altrove a fare cose delle quali fino a qualche settimana prima ignoravano persino l’esistenza. Podisti, ciclisti e ballerini di latino americano: la maggior parte della popolazione nata prima della metà degli anni '70 appartiene ad una di queste “specie”. In realtà ci sarebbe anche una quarta categoria, quella dei cornuti, ma dato che cuor non duole se occhio non vede, lascerei perdere. 
I ballerini di latino americano li riconosci bene, perché sono coloro che dall’oggi al domani cominciano ad ascoltare musica orribile e provano a tenere il ritmo battendo il dito con la fede sul volante dell’auto, per allenare l’orecchio a capire quando il tempo è diviso in quarti o quando in ottavi. E ogni volta che la radio passa un pezzo vagamente caraibico, sparano parole a casaccio tipo: "Questa è una salsa!". Oppure: "Ecco un merengue!". Dopo qualche mese li senti parlare di fantomatici viaggi a Cuba per perfezionare la “rueda” ed al sabato sera si rinchiudono dentro anguste balere di provincia per provare le figure imparate al corso. Pensano di rivitalizzare il matrimonio ballando con la moglie, ma dopo tre passi ci litigano e le tengono il muso per tutta la sera.
La seconda “fazione" è quella dei ciclisti. Normalmente iniziano a pedalare con una vecchia mountain bike scassata e nel giro di qualche settimana impazziscono. Pur non riuscendo a mettere insieme il pranzo con la cena, s’indebitano per cinque anni per acquistare mezzi tecnologicamente iper avanzati e poi ammorbano gli amici snocciolando loro le caratteristiche tecniche. Forche in carbonio, telai in titanio e gran fondo in giro per la regione: la domenica smettono anche di seguire il Siena. Piano piano, la bicicletta diventa l’unico elemento capace di misurare il tempo e alla domanda: "Quanti anni ha tua figlia?", rispondono: "È nata due mesi prima che montassi i freni a disco nella bici da corsa, quindi quasi tre". E poi rischiano il collo lungo la Cassia, pedalando a coppia e respirando i gas di scarico delle automobili, convinti di farsi del bene. Siate gentili con i ciclisti, non sono poi così cattivi.
La terza è ultima ghenga è quella dei podisti. Per loro la vita non prevede piaceri. Il ballerino perlomeno si può strusciare con un sacco di donne, che mentre ballano si dimenticano di tutto e si lasciano tocchicciare all’infinito senza proferire verbo, mentre il ciclista può alternare fatica a riposo: in discesa può smettere di pedalare e osservare il panorama. Ma il podista? No, per lui c’è solo la fatica. Molti di loro iniziano a correre dopo aver sentito Linus parlare di maratona a Radio Dj e piano piano ne diventano complici. Li vedi da Decathlon imbambolati nel reparto scarpe, incerti di fronte al quesito: pronazione o supinazione? E dopo aver speso un capitale in riviste di settore, si lasciano fregare dal commesso di turno che gli rifila il modello più costoso. Il punto di non ritorno lo oltrepassano quando iniziano a parlare dei km percorsi utilizzando i numeri romani: se li sentite dire: “Ieri al XII° mi sono sentito un po’ in crisi, meno male che al XV° mi è passata”, sono guai seri. Durante le trasferte lavorative, si portano in valigia la roba per correre, ma solo per farsi belli con i colleghi al momento della colazione e quando incrociano una bella ragazza che sta correndo in direzione contraria poi, si sentono in diritto di rivolgerle la parola, nonostante essa indossi le cuffie ed abbia venti anni di meno. E non ricevendo risposta, ci rimangono male.

L’Aquila – Siena: avanti quarantenni. Il futuro è nostro! Armiamoci e partiamo verso l’ennesima avventura della nostra sciagurata squadra del cuore. Della quale non c’è rimasto più niente da dire.


Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

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