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martedì 10 febbraio 2015

LA FOLOSA COMMEDIA. Inferno, Canto VIII (Iracondi, accidiosi)

"Canto ottavo, ove tratta del quinto cerchio de l’inferno e alquanto del sesto, e de la pena del peccato de l’ira, massimamente in persona d’uno cavaliere fiorentino chiamato messer Filippo Arguicciaresti, e del dimonio Flegias e de la palude di Stige e del pervenire a la città d’inferno detta Colle"

(Anonimo commentatore dantesco del XIV° secolo)


Prima di arrivare ai piedi dell'alta torre sulla sponda della palude dello Stige, notai che da essa partiva una segnale luminoso, cui rispondeva un altro proveniente da una seconda torre. 
Mi chiesi: "Che c'è Schettino che fa l'inchino?". Preoccupato, domandai a Lapo cosa fossero quelle luminarie.
"Dai vapori of the palude, you see the man that we aspettiamo". Guardai il pantano e vidi arrivare un'imbarcazione elettrica. 
"Ma come fa a esserci una imbarcazione elettrica?".
"Here ci sono the colonnine elettriche. New beautiful colonnine. A lot of colonnine, ne mettiamo migliaia. Good news, good news".
La barca era velocissima, più di Putnick, il cavallo del Polacco. C'era un solo traghettatore, Flegias, che, non so perché, sembrava un noto politico italiano non molto alto. Mi aveva preso per un dannato ed aveva cominciato a trattarmi male.
Intervenne Lapo: "Oh belin, be quiet, tu devi solo traghettarci, you understande?". Salimmo allora sul barcone, che affondò un tantino quando ci misi piede io. Fleigas lasciò la proda.
Mentre attraversammo la palude, venimmo avvicinati da un dannato, un'anima paffutella, che mi chiese: "O come mai grullo tu sei all'inferno anche se sei vivo?". Risposi che io ero solo di passaggio e domandai chi fosse costui che mi importunava, ma il losco figuro non favellò. Credetti di riconoscere in lui Filippo Arguicciaresti (mi scuso). Siccome mi stava un tantino sul culo, gli rivolsi dure parole di condanna, al punto che egli cercò di afferrarmi, dicendomi che ero un bel birbone. Lapo lo spinse via facendomi tanti complimenti, ammonendo chi, come lui, in vita pensava di essere un re, ma nell'inferno sarebbe finito come un maiale nel fango. Provai una certa soddisfazione quando, dopo poco, alcuni dannati si avventarono su di lui facendone uno spettacolo straziante.
Fra risate e baci, arrivamo nella vicinanza di una città infernale, costellata da molte torri, simili alle moschee. 

"Ma che siamo a Colle?".
"Of course".
Flegias ci lasciò negli argini vicino all'entrata della città, sulle mura vidi tante anime dannate che mi guardavano malissimo e mi minacciavano: "O te chi sei per veni' qui da vivo?". 
Lapo chiese di poter parlare con loro da solo in disparte. I dannati acconsentirono. Mentre la guida discuteva con i demoni, vidi questi ultimi scappare via. Lapo ritornò allora da me sconsolato ed abbattuto: "Stai tranquillo, you win the sfida".
"Che sfida?".
"Un messo celeste sta scendendo, una certa Bonazza, che ci permetterà di proseguire il viaggio in tranquillità".

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