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venerdì 12 dicembre 2014

LA FOLOSA COMMEDIA. Inferno, Canto VI (I golosi)


Canto sesto, nel quale mostra del terzo cerchio de l’inferno e tratta del punimento del vizio de la gola, e massimamente in persona d’un foloso chiamato Distratto; in confusione di tutt’i buffoni tratta del dimonio Cerbero e narra in forma di predicere più cose a divenire a la città di Saena 
(anonimo commentatore del XIV secolo)



Mi svegliai dopo lo svenimento e dopo aver parlato con The Voice ed Elisabettona. Non mi accorsi minimamente che ero arrivato nel terzo cerchio, il cerchio dei golosi.
C'era una pioggia fitta, etterna, maladetta, fredda e greve, mista di acqua nera e neve, che componeva al suolo una fanghiglia orribile, di un insopportabile color magenta. Con un puzzo altrettanto insopportabile. Sembrava, ma era molto peggio, il tanfo di certa gente che ci governa e che fatica quotidianamente a lavarsi.
I golosi erano sdraiati in questo lurido fango e sopra di loro stava una bestia brutta, crudele e diversa. Chiesi a Lapo cosa fosse mai quel mostro.
"It's Cerbero".
Ci si parava innanzi una specie di cane con tre fauci, gli occhi rossi, il ventre gonfio e il muso sporco. Aveva un po' di barbina e degli occhialini strani. Chiesi a Lapo: "Ma quell'essere assomiglia a quella bestia che si trovava all'ingresso?".
Lapo rispose: "Be quiet. É sempre lui. Ha da scontare tante colpe, anche tante cambiali e quindi deve fare anche il Cerbero, gratis. E la cosa lo manda così in bestia... It's a bestia".
Con le unghie graffiava le anime dei golosi, facendo a brandelli tutti i loro vestiti fashion. Roba da folosissimi, tutta da 1500 euro in su.
Cerbero ci vide e si avventò su di noi. Ma Lapo gli tiro addosso tre euro e quaranta centesimi ed il mostro romano si tranquillizzò immediatamente. Anzi, sembrò contentissimo.
Passammo in questo modo sopra le anime, calpestandole. Lo confesso, per alcune di esse mi prese la voglia di tirare calci nelle parti intime, tanto lo schifo che mi facevano. Ad un certo punto si alzò una strana anima, grossolana e orrenda. Mi guardò e disse: "Ehi tu, non mi riconosci?".
“No”.
"Ma che dici, non mi riconosci? Io sono... scusa, ma mi son scordato il mio nome... Ah sono, il Distratto".
Alla vista del Distratto in quelle condizoni pietose, grasso pallato, mi venne giù qualche lacrima, ma non di tristezza, bensì di gioia. Feci allora alcune domande su Foloso City.
Non prima, tuttavia, di avere chiesto: "Ma che ci fai qui fra i golosi? Hai mangiato qualcosina in vita tua?".
"Aho!".
“Mi pareva... Siamo seri, orsù. Quale sarà l'esito delle lotte politiche?”.
Distratto rispose: "Arriveranno a mettersi le mani addosso, o faranno finta di farlo; e gli uni batteranno gli altri. Poi faranno le elezioni e vinceranno gli altri. Ma poi si metteranno d'accordo e faranno tutto insieme. Perché, alla fine, va tutto bene".
“Ci sono rimasti dei cittadini giusti e onesti?"
“Son dei bischeri. Qualcuno c'é, ma non li ascoltano. Anzi, prendono spesso dei tafazziani".
“Ma quali sono i motivi della discordia?”.
“Avarizia, poltronismo, opportunismo. Le solite belle cose per cui val la pena lottare”.
Chiesi alfine notizie di Beppe Beppe, del Paonazzo di S. Viene e di Freddy Flinstone.
“Son tutti nei gironi più profondi, i peggiori. Ma ora più non ti dico e più non ti rispondo”. E così, terminando di botto, storse grottescamente gli occhi, come colui che ponza con fatica, e risprofondò nella fanghiglia, al grido di “W Siena Capitale della Cultura”.
Pensieroso, mi girai e intravidi un'anima coi bei capelli riccioluti. Chiesi a Lapo: “Ma quello non è...?”.
"Yes, è lui. È un'anima in multiproprietà, da quante ne ha fatte, è presente in tutti i cerchi".
Ed, indicando il Distratto, il Maestro concluse: "Quello per me non si risolleverà fino al Giudizio Universale. Un po' come il titolo di un istituto bancario". 
Parlando del più e del meno, arrivammo infine al punto dove si digrada e vedemmo Pluto, il gran nemico.

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