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giovedì 30 ottobre 2014

Una piscina in centro


Dedicato a tutti coloro i quali (come me) pensano a volte di aver letto qualcosa di nuovo...








Tra i molti viaggiatori stranieri del Grand Tour che passarono da Siena tra XVI° e XIX° secolo, va annoverato anche Charles de Brosses, magistrato e scrittore francese, che annotò con dovizia di dettagli l'indimenticabile viaggio effettuato in gioventù nelle “Lettere familiari scritte dall'Italia”.
Una di queste, composta il 21 ottobre 1739, ricorda la tappa senese lungo il tragitto Livorno-Roma, durata un paio di giorni; per la verità il transalpino non rimase particolarmente colpito dalla città, “triste e poco gradevole, un po' come tutte le città costruite in mattoni”. Appena arrivato, si recò in Piazza del Campo, bollando il Palazzo Pubblico con giudizi davvero impietosi, caso, peraltro, più unico che raro: “tale palazzo è un vecchio edificio che non presenta niente di notevole né di singolare, tranne forse alcuni dipinti ancor più antichi e più brutti della costruzione stessa”. Miglior sorte, bontà sua, toccò alla “piazza pubblica”: ad impressionarlo fu soprattutto la sua “forma tutta particolare” che “assomiglia pressappoco ad una conchiglia o ad una tazza”.
Oddio fin qui niente di inedito, questo accostamento, specie con la conchiglia, lo abbiamo fatto in molti... ma se l'originalità non sembra essere la dote più spiccata del letterato francese, certo non altrettanto si può affermare per la fervida immaginazione, di cui viceversa appare veramente ben provvisto, forse anche troppo.
Non ci credete? Sentite allora cosa aggiunse sulla nostra Piazza, chissà se fuorviato da qualche buontempone dell'epoca con cui ebbe modo di scambiare due chiacchiere o che magari gli fece da cicerone, prendendosi gioco di lui: “è possibile riempirla d'acqua in ogni momento grazie ad una fontana grande e copiosa situata nella parte alta. Si può attraversare la piazza da un lato all'altro su piccole imbarcazioni, mentre le carrozze continuano ugualmente a percorrerla lungo i bordi che circondano la tazza”.
Non c'è dubbio, tra le innumerevoli metafore cui hanno fanno ricorso nei secoli coloro che hanno descritto il Campo, visto via via come “conchiglia”, “ostrica”, “valva”, “anfiteatro”, questa è senz'altro tra le più suggestive e fantasiose. D'altra parte, in quasi tutti gli osservatori si può cogliere lo stupore di fronte alla sua singolarità planimetrica e altimetrica, nonché all'evidente spazialità teatrale, in antico ulteriormente accentuata dalla presenza del cosiddetto “Poggiuolo”, uno scalone di discreta altezza che separava nettamente l'anello circostante dall'interno della Piazza, lasciando quest'ultima ad un livello decisamente più basso, che fu eliminato nel 1824.
Dunque a Charles de Brosses il Campo apparve come una magnifica conchiglia, che all'occorrenza poteva trasformarsi in enorme piscina (all'epoca con tanto di trampolino, il citato “Poggiuolo”). Pur così dotato di fantasia, avrebbe mai immaginato che quasi tre secoli dopo qualcuno avrebbe ripreso la sua idea?



 

Roberto Cresti

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