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mercoledì 15 ottobre 2014

Tempi barbari quelli medievali


Non c’è dubbio alcuno che la massima espressione del grande spirito di accoglienza che animava i senesi dell’antichità sia l’ospedale di Santa Maria della Scala, nato in seno alla chiesa episcopale probabilmente sin dal periodo altomedievale. 


Non a caso già nel primo documento che ne testimonia l’esistenza, risalente al 1090, l’ente assistenziale risulta già attivo e sono già chiaramente differenziate le due funzioni di ospizio e ospedale, tipiche di quei luoghi. 
L’ospizio (“xenodochium”, etimologicamente “asilo per stranieri”) da intendersi come ricovero per forestieri, e l’ospedale (“hospitalis”) come punto di assistenza e supporto caritativo per i più disagiati e indigenti. Con la prima funzione che appare preminente rispetto all’altra, fatto peraltro logico considerando che l'istituto dovette sorgere, e pian piano crescere fino a divenire uno degli ospedali più grandi, ricchi e importanti del Medioevo, soprattutto come necessario luogo di sosta, conforto, rifocillamento e assistenza dei pellegrini in transito da Siena durante l’estenuante cammino. 
Probabilmente il primissimo nucleo del futuro ospedale di Santa Maria era localizzato all’interno della canonica del Duomo, che era attigua al suo fianco destro (dove oggi sorge il palazzo Arcivescovile per capirsi), ma intorno alla fine del XII secolo si rese necessario costruire una nuova struttura da adibire esclusivamente alla funzione caritativa e assistenziale, che ormai non poteva più essere relegata in un’angusta porzione del complesso vescovile. Ciò perché stava crescendo sensibilmente il patrimonio accumulato dall’ente, soprattutto grazie alle crescenti donazioni di cittadini, ma anche per conferire allo stesso una precisa identità e riconoscibilità come segno tangibile della carità prestata dai canonici. 
E siccome davanti alla Cattedrale vi era uno spazio sufficientemente ampio e pressoché libero da edifici o manufatti, si pensò bene di realizzare la nuova struttura proprio lì, in un luogo comunque prossimo alla chiesa episcopale. 
All’epoca, tuttavia, si rifletté anche su altri aspetti fondamentali: data la natura e la particolare funzione svolta dell'ente, fu ritenuto opportuno scegliere una localizzazione che rispondesse ad esigenze di tipo pratico, quali, ad esempio, l'essere agevolmente accessibile, per cittadini e soprattutto viaggiatori, avere una buona esposizione alla luce e all'aria (area soleggiata, aperta, ventosa), avere la possibilità di evacuare i rifiuti senza arrecare troppo danno al quartiere e, soprattutto, avere spazi circostanti per espandere le proprie strutture. Insomma si doveva ancora costruire la nuova sede, che già si pensava a come questa avrebbe potuto svilupparsi nel tempo, fatto effettivamente e clamorosamente avvenuto nei secoli successivi (il complesso di Santa Maria della Scala è stato definito, non senza ragione, “una città dentro la città”). 
L'estrema attenzione con cui fu realizzato questo nucleo originario dell’ospedale è d’altra parte dimostrata, a tanti secoli di distanza, dalla collocazione dei pozzi di butto (vere e proprie discariche a cielo aperto), correttamente ubicati proprio sul retrostante versante del Fosso di Sant'Ansano. 
Ebbene, mentre stavo raccontando questi fatti durante una piccola conferenza che ho tenuto sull’argomento qualche giorno fa, pensavo tra me che ancora oggi è assai radicato il concetto, peraltro ormai abbondantemente superato dalla storiografia, che l’età medievale sia stata un’epoca buia e di generale regresso, popolata da comunità barbare e incolte (specie nel cosiddetto alto-medioevo). 
Tuttavia, almeno qui a Siena, questa gente ha saputo costruire edifici, come lo spedale, seguendo criteri costruttivi e urbanistici almeno ragionevoli, mentre noi moderni costruiamo le caserme dei Vigili del Fuoco proprio accanto ad una rotonda (o realizziamo una rotonda proprio all’ingresso della caserma, fate voi) e quasi tutte le lottizzazioni edilizie di più ampia volumetria realizzate negli ultimi anni sono dislocate in posizioni quantomeno disagevoli (“in buca”, come avrebbe detto mia nonna).
Tempi barbari quelli…….


Roberto Cresti

1 commento:

  1. Grande!
    Pensa se chi progettò il Santa Maria della Scala arricchendolo di tanti affreschi ed opere d'arte avesse immaginato che 1000 anni dopo una geniale amministrazione comunale lo avrebbe adibito a PalaZUMBA............eh si, che barbari!

    Gianluca

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