Uno degli eventi più rilevanti degli ultimi mesi in campo editoriale-roburriano è stato sicuramente l'uscita del libro "Robur Anno Zero", della coppia Lorenzini-Tozzi (in rigoroso ordine alfabetico).
L'intervista che segue si contestualizza pertanto in due filoni. Anzitutto, volevo andare a proporre alcune domande sui punti più interessanti (per me, ovviamente) del volume. Dipoi, mi piacerebbe continuare ad indagare - nella fascia di blogger e giornalisti locali - di essi aspettative, umori, tendenze.
Le due chiacchiere sono diventate quattro, poi otto... Mi scuso per l'eccessiva lunghezza. In realtà, avrei avuto molte più cose da chiedere, riguardo al libro. Ma il tempo e lo spazio sono tirannissimi, per cui passiamo immantinente alla lettura.
- Punti di contatto e punti di distacco fra Lorenzini giornalista e Elio Fanali blogger
- LORENZINI: Sia nel blog che nella mia attività giornalistica, chiamiamola “tipica”, cioè quella con radio, tv, stampa e quant'altro, cerco sempre di attenermi all'oggettività, ai fatti insomma, rispettando il codice deontologico dei giornalisti, l'equilibrio e la continenza nella narrazione. Credo che il racconto della verità sia il “faro” da seguire per chi, come me, fa questo mestiere da quando si sveglia a quando va a dormire e spesso anche nel sonno... Ammetto che non sempre si riesce ad analizzare tutto a trecentosessanta gradi, per problemi di tempo, di spazio e anche di... remunerazione, ma senz'altro almeno ci proviamo. Credo che l'approfondimento, quello vero, manchi molto al giornalismo di oggi e che la professionalità debba essere alla base di tutto. La differenza maggiore è che nel blog tratto un po' di tutto: quello che mi viene in mente, quello che mi ispira, quello che mi stimola. Negli altri contesti bisogna seguire, pur, a dir la verità, senza troppe pressioni, una linea editoriale, visto che le redazioni sono comunque strutture “piramidali” e, da una parte, è anche giusto che sia così. C'è un editore, c'è un direttore, c'è un caporedattore, ci sono i redattori e i collaboratori. Inoltre c'è un'organizzazione del lavoro che divide lo stesso in settori specifici e competenze, anche se al momento spazio abbastanza.
- Capisco... A proposito dell'informazione senese, saprai come io sia abbastanza critico, generalizzando il concetto. Ho l'impressione che si sia formato un gruppo di giornalisti giovani molto validi, che però non abbiano la possibilità di esprimersi in modo totalmente libero. Sbaglio?
- LORENZINI: Di sicuro vedo molti giovani appassionati e validi, ma la questione è complessa. Nella nostra città, come in altre parti d'Italia, gli editori “puri” sono pochi, così come i giornalisti che fanno questa professione dalla mattina alla sera e non campano di altro, per intendersi, come pensioni o altri stipendi. Per il primo aspetto è chiaro che diventa difficile perseguire la ricerca della verità “assoluta”, perché è possibile che ci siano influenze dall'esterno: il discorso è molto più complesso di quanto si pensi e probabilmente meriterebbe un dibattito ad hoc, scevro da pregiudizi, da tutte le parti in causa. Credo che sia la professionalità, che anche a Siena c'è, la chiave per evitare influenze. Il secondo aspetto è legato a quest'ultimo concetto. Favorire professionalità e competenze, in un periodo di ristrettezze economiche anche per le aziende editoriali, potrebbe da una parte favorire la crescita dei più giovani, dall'altra quella delle aziende editoriali stesse. Per semplificare il concetto, troppe persone, in passato e anche nel presente, hanno fatto o fanno questo mestiere senza remunerazione o con una remunerazione non adeguata. Questo droga il mercato e fa male a tutti, lettori o ascoltatori compresi.
- Mmmh, risposta interessante, ma inquietante... Richiedo: da lettore non “informato dei fatti” mi pare che a Siena, nelle professionalità in generale e nel mondo della stampa in particolare, negli ultimi anni si sia dato poco spazio alle competenze e molto alla affiliazione di scuderia (tranne qualche eclatante eccezione). Oggi qualcosa è cambiato o sta cambiando, ammesso che fosse vero ciò che io presumo sopra?
- LORENZINI: Non vedo cosa c'è da essere così inquieti. In ogni caso la risposta è no e dovrebbe. Mi spiego. Il vero problema è che in passato ci si è affidati, a parer mio troppo, non a “affiliati” a questo o a quello, ma a persone che questo mestiere non lo facevano davvero, ma per hobby. Adesso, in un momento di crisi, bisognerebbe avere la forza per rilanciare: non con i tagli, ma con la qualità. Capisco quanto sia complicato, anche per i problemi del mercato pubblicitario che non attraversa una fase florida, ma, ripeto, credo nella qualità e nella professionalità, anche perché altrimenti potrei cambiare mestiere (e faresti bene, potrebbe dire qualcuno). Questo è quello che dovrebbe e deve cambiare oggi: inutile nascondersi dietro la crisi, bisogna rilanciare, come diceva Einstein. E per farlo servono professionalità e competenza, non i tagli. Dappertutto, anche nell'editoria. Quindi, nel giornalismo, persone che lo fanno di mestiere.
- Bene. E quindi, passiamo ai lavori di chi il giornalismo lo fa di mestiere. Insieme a Filippo Tozzi, avete redatto un libro, “Robur Anno Zero”, uscito pochi giorni fa, che ho letto ed apprezzato. Soprattutto ammiro lo sforzo di documentare e riordinare una gran mole di dati (riguardanti soprattutto il famigerato DdS - Debito del Siena). Mi contestualizzi anzitutto l'opera? Perché avete scritto questo libro? Perché lo avete fatto proprio ora? Con quale scopo?
- LORENZINI: Parto dall'ultima domanda. Lo scopo è stato quello di dar vita ad un volume che partisse dai fatti, dai numeri, provasse a scovare i perché della situazione che, purtroppo, stiamo vivendo. Anche, non lo nego, per fugare le tante chiacchiere, molte da bar, che si sentono e si sono sentite in giro. Credo che il valore del libro sia anche questo: partire dalla verità dei fatti, contenuta nei bilanci depositati in Camera di Commercio. Non solo: tracciare anche alcune ipotesi per il futuro, anch'esse basate, però, su verità oggettive, su tutte il famigerato 'modello Empoli', citato un po' a casaccio. Siamo partiti da un'elaborazione fatta circa un anno fa da Filippo su alcuni bilanci e da una mia idea generica, poi i tempi di realizzazione si sono dilatati perché è stato fatto un lavoro di approfondimento non banale. Robur Anno Zero non vuole essere un'opera esaustiva, ma un ottimo punto di partenza per capire cosa sia successo e cosa ci potrebbe riservare il futuro.
- TOZZI: Robur Anno Zero è nato con un intento preciso, quello di cercare una risposta per tre interrogativi principali: può ancora esistere il calcio professionistico a Siena? Quali sono i cardini su cui imperniare la ristrutturazione? Perché l’azienda Ac Siena è arrivata sull’orlo del fallimento? Una ricerca, un’indagine, che abbiamo condotto con un approccio molto semplice: attenersi ai fatti, ai documenti. Solo partendo dai fatti è possibile ricostruire le cause, e solo attraverso la comprensione delle cause si possono capire quali errori evitare in futuro o quali strade percorrere. Per quello che riguarda la terza domanda (perché lo avete fatto proprio ora?) la risposta è molto semplice. Il nostro mestiere è quello dei giornalisti, di cercatori di notizie. E le notizie che abbiamo trovato nella nostra indagine sono utili a capire l’attuale, particolare e difficile congiuntura che proprio adesso caratterizza il Siena. In altre parole, Robur Anno Zero esce adesso perché può aiutare i lettori ad approfondire. Inoltre, se è vero che “siamo partiti da un'elaborazione fatta un anno fa da Filippo su alcuni bilanci”, è altrettanto vero che l’idea di scrivere un libro è stata opera di Alessandro. Ricordo che mi suggerì l’ipotesi della pubblicazione perché evidentemente aveva ben chiaro un aspetto chiave: le notizie che avevo trovato nella prima elaborazione, e che sarebbero aumentate a dismisura una volta messi insieme al lavoro, avrebbero necessitato di un supporto più duraturo rispetto al ciclo di vita di una notizia veicolata sui quotidiani. Ovviamente, non nutriamo la pretesa di essere esaustivi su una materia così vasta. Abbiamo però posto un’interessante base fattuale e documentale.
- Passo ad alcune domande che mi sono balenate alla lettura del libro. Anzitutto, “si percepisce” (oltre che notificarlo con le cifre) per tutto il volume il peso enorme che MP(fu S) ha in questi anni avuto nelle sorti dell'AC Siena, nel bene e nel male. C'era un debito? Io banca ti davo un finanziamento. Avevi problemi? Io banca ti sostenevo. Perché capita tutto ciò, dopo anni di assoluta mancanza di interesse, nel momento in cui la Robur appare per la prima volta nelle massime serie professionistiche? Quale vantaggio/interesse ha avuto MP(fu S)? Oppure, il sostegno fu “dovuto”, qualsiasi fosse stata la ragione?
- LORENZINI: Probabilmente ci vorrebbe un altro libro solo per capire tutto questo. E non è detto che non venga fuori. In ogni caso, atteniamoci ai fatti. E i fatti dicono che Mps sia stato la colonna portante dell'economia bianconera per dieci anni. Poi che la gestione sia stata di un certo tipo e' sotto gli occhi di tutti, il libro lo dimostra senza “dribbling”. Così come è sotto gli occhi di tutti il fatto che si permettesse una gestione di quel tipo. Alcuni ragionamenti su questi concetti. Il primo: il vantaggio commerciale, inteso come ritorno di immagine in serie A o B, a cui, sinceramente, penso solo fino ad un certo punto. Sponsorizzare una squadra, sebbene di calcio, sebbene in serie A, non ha certo ritorni commisurati a quel tipo di investimento, a tratti inferiore solo a quello degli sponsor di Juve e Milan. Poi la ricaduta sul territorio, visto che si tratta (trattava?) pur sempre della banca di Siena. Penso anche alle pressioni, intese nell'accezione positiva del termine, che sono state fatte negli anni dalla città e dai tifosi. Possiamo pure interpretare la questione sul piano del “Panem et circenses”, nel senso che appoggiare in quel modo una società di calcio, pretendendo poco dal punto di vista della gestione amministrativa, permetteva maggiore accondiscendenza del volgo. Questa interpretazione, se ci pensate bene, non è così rispettosa, perché se c'è stato qualcuno che ha drogato, c'è stato anche qualcuno che si è fatto drogare. Credo che la verità sia nell'equilibrio di tutti questi aspetti. Questo è quello che si evince dai dati di fatto, che non sono chiacchiere.
- TOZZI: Non so se il sostegno fu “dovuto”, o fu imposto, o fu messo in atto per convenienza. Come detto in precedenza, Robur Anno Zero è un’inchiesta documentale che parte con una precisa metodologia di lavoro ed un intento dichiarato. Quello di attenersi ai fatti. Le scritture contabili certificano che il sostegno di MPS all’Ac Siena è stato tale da permettere all’azienda di vivere sostanzialmente fuori dal mercato. I bilanci sono stati chiusi in costante perdita dal 2004 al 2013 con la sola eccezione del 2012, su cui pesa in positivo la cessione del marchio con una plusvalenza di 25 milioni. Senza le iniezioni di capitali provenienti da Rocca Salimbeni, la Robur non avrebbe potuto continuare ad esistere. Non se condotta con modalità nelle quali i costi superavano i ricavi. Per quello che riguarda i finanziamenti concessi all’azienda Ac Siena, è meglio ricorrere ad un esempio concreto. Attraverso la Senio Srl, il presidente Mezzaroma ha acquistato l’84% circa delle azioni di Progetto Siena da Sequoia Holding di Giovanni Lombardi Stronati. In quella occasione, ha sottoscritto un finanziamento di 27.5 milioni con Banca MPS. Nei documenti contabili si specifica che quel finanziamento è stato in parte concesso per la copertura delle future ricapitalizzazioni di Ac Siena. Un debito concesso ad una società già indebitata. Un debito contratto per sanare un debito pregresso. Tutto questo senza che l’azienda Ac Siena fornisse le garanzie alla banca circa la restituzione dei finanziamenti poiché, come abbiamo scritto in Robur Anno Zero, la società era di fatto in stato di liquidazione fin dal 2004. Questo è solo un esempio del rapporto che ha legato Ac Siena ed MPS. Questi sono i fatti.
- Si evince dai documenti che il grosso del debito è a capo delle controllanti (es: Senio Srl) e non propriamente dell'AC Siena. Un nuovo acquirente potrebbe estinguere soltanto quello di AC Siena (circa 3,3 milioni di euro), senza rilevare anche l'altro, ben più ingente, delle controllanti? Tecnicamente, è un'operazione fattibile?
- LORENZINI/TOZZI: Troppo spesso, nell’affrontare temi complessi e stratificati quello sollevato dalla domanda, sentiamo chiacchiere improntate alla superficialità ed alla eccessiva semplificazione. Non tutti, ovvio, possono conoscere bilanci e regolamenti vari, ma è altrettanto vero che spesso si ipotizzano soluzioni convenienti che però non hanno basi solide. Per rispondere con dovizia a questa domanda bisogna addentrarsi tra le pieghe del codice civile, in cui vi sono le disposizioni che disciplinano la cessione o l’affitto di impresa. Ma qui siamo in presenza di un’azienda calcistica, scenario che complica le cose. L’azienda (o impresa) è un complesso di beni, relazioni commerciali e strutture orientate al medesimo scopo produttivo. Nel mondo del pallone, a questa definizione, che rimane sommaria, si deve aggiunge la questione del titolo sportivo. Le Norme Organizzative Interne della Figc stabiliscono che il titolo sportivo non possa essere ceduto dalla società, che perderebbe automaticamente così il diritto di affiliazione alla Federazione. In caso di fallimento, però, il titolo sportivo viene espropriato a 0€ dalla stessa Federazione, che può assegnarlo ad una società sportiva della stessa città con affiliazione Figc. Non escludiamo a priori che nei meandri di questo enorme corpus normativo (codice civile e NOIF) chiamato in causa dall’ipotesi possa esserci un percorso tecnico che consentirebbe la vendita della sola società Ac Siena, anche perché vi sono sentenze ed interpretazioni contrastanti sull’applicazione delle norme al caso particolare delle società di calcio professionistico. Tuttavia, alcune questioni sono comunque ineludibili. La prima riguarda la composizione proprietaria. Ac Siena è posseduta al 100% da Progetto Siena, a sua volta posseduta per l’84% circa da Senio Srl. Secondo le ultime scritture contabili ufficiali, le azioni di Senio Srl sono costituite in pegno presso Banca MPS. Questo significa che, salvo accordi diversi e specifici, Rocca Salimbeni ha potere di voto in Progetto Siena e di conseguenza in Ac Siena. E poiché la mole debitoria di Senio Srl è verso la Banca, il suo parere è vincolante. La seconda questione riguarda i debiti verso i fornitori. Nell’ultimo bilancio, Ac Siena ha oltre 12 milioni di debiti verso i fornitori. Sono quei debiti per i quali i creditori possono proporre istanze di fallimento, come accaduto di recente. E questi debiti seguono sempre e comunque l’azienda Ac Siena. Stessa valutazione per quello che riguarda i debiti tributari, attestati sugli 8,9 milioni di euro. Per chiudere quindi il cerchio e rispondere alla domanda, quando anche l’operazione possa essere tecnicamente fattibile, crediamo che su di essa peseranno comunque il parere di Rocca Salimbeni e la spada di Damocle dei debiti verso i fornitori e dei debiti tributari. Il debito di 3,3 milioni di euro verso la banca è solo una parte, tra l’altro la minore, delle pendenze in capo ad Ac Siena. Del resto, sinceramente, crediamo che altrimenti questa operazione sarebbe già stata almeno pensata.
- Ultima considerazione, sempre sul libro. Il contesto in cui si muove l'AC Siena, in tutti questi anni, pare molto ben delineato per la parte della banca, incombente e determinante. Il settore della politica cittadina, invece, sembra meno in evidenza, quasi come se non esistesse, o avesse pochissima influenza sulle sorti della squadra.
- LORENZINI/TOZZI: Il libro non ha la pretesa di essere esaustivo su tutti gli aspetti, anche perché altrimenti ci vorrebbe un'enciclopedia, già così siamo a 250 pagine. Vuole però essere un punto di riferimento per un dibattito più ampio, perché no, anche dal punto di vista della “politica”. Si può dibattere sul ruolo della politica cittadina, ma bisogna farlo su basi certe. Quelle basi poste proprio da Robur Anno Zero, con dati e testimonianze dirette, ad esempio per quanto riguarda le ipotesi sul futuro. L’intento metodologico di questa inchiesta è quello di partire dai documenti, dai fatti e dalle testimonianze dirette e riscontrabili. L’influenza della politica può essere la prossima direzione di approfondimento, poiché si tratta di un aspetto molto interessante. Ciononostante, quando ci metteremo nuovamente all’opera, la metodologia rimarrà la stessa. Non riporteremo illazioni, letture personali o ipotesi spacciandole per dati di fatto. Questa è una prassi troppo spesso diffusa anche nel giornalismo di respiro nazionale. Per sondare e capire l’influenza della politica in tema Ac Siena occorrerà nuovamente un lavoro di approfondimento come quello che ha portato alla nascita del volume. Certo, avremmo potuto scrivere qualcosa anche in Robur Anno Zero. Abbiamo preferito non farlo per ragioni di tempo, spazio e urgenza delle notizie. Proprio per queste ragioni, quello che avremmo scritto non sarebbe stato coerente con la nostra metodologia improntata alla verifica delle notizie. In altre parole, sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti di voi lettori. Il “successo” di Robur Anno Zero (se di successo si può parlare non possiamo certo dirlo noi) ha aperto l’appetito dei lettori, che adesso hanno fame di notizie altrettanto approfondite, come testimonia la domanda. Per soddisfare l’appetito di palati esigenti, occorrono cibi preparati con perizia. La superficialità difficilmente gratifica il palato.
- Last question: esiste un filo che collega il "Tafazzismo" al "Wtuttismo"?
- LORENZINI: Direi di sì. Vedete il mio riferimento al tafazzismo è perché, a volte, siamo portati a farci del male da soli. Allargo il discorso alla città. Di errori sono stati fatti tanti, da tanti e in tanti campi, i passato: nessuno può negarlo. Un conto però è fare un'analisi attenta e approfondita del passato, per non compiere più gli stessi errori e ripartite, un conto che tale passato risulti sempre una zavorra nel tentativo di volare di nuovo o che si viva sempre con la testa rivolta all'indietro, si rischia di sbattere in un muro. Senza contare che molte delle analisi sul passato si riducono a visioni di parte, a slogan o sono in qualche modo pilotate da chi il proprio passato se lo è improvvisamente scordato. Oppure ancora si diverte a gettare spazzatura, ben consapevole di poter ballare poi sulle macerie, dall'alto dell'altare che magari si è creato proprio grazie al “così detto” sistema. La crisi è opportunità. Si può ripartire, in maniera diversa rispetto al passato, con merito, professionalità, creatività, idee, progetti, qualità non così usate prima. Ma non tutto è stato da buttare, non tutto è da buttare adesso, anzi qualcosa da cui ripartire per crearci un nuovo futuro c'è e va preservato. Se ad ogni piè sospinto, per, ci diamo le bottigliate sui testicoli in nome di un disastroso passato, questa città non ripartirà mai. Non significa mettere una pietra sopra, all'insegna del “volemmose bene”. Significa cambiare, per davvero. Serve, come per la Robur, un anno zero anche per la città.
- TOZZI: Il primissimo paragrafo di Robur Anno Zero si intitola: “Robur anno zero, Siena anno Zero”. Non è un caso, poiché la nostra analisi si concentra su una realtà, su un’azienda, che affonda le sue radici nella storia profonda della città. L’Ac Siena è cresciuta, si è sviluppata ed ha tratto linfa dall’humus costituito dalla città. Così come per la Robur, c’è bisogno di un “anno zero” anche per la città nel suo complesso. La crisi che ha investito la banca, compromettendone il legame storico con il territorio, impone di cercare nuove vie di sviluppo. Fino ad oggi, la Robur ha vissuto grazie alle iniezioni di capitale di Rocca Salimbeni, che consentivano di vivere fuori dal mercato nonostante una gestione in realtà fallimentare. Una volta ridottosi drasticamente l’apporto di Banca e Fondazione, il tessuto sociale e produttivo della città di Siena ha subito un vulnus enorme. Da questo passato possiamo imparare qualcosa per evitare di ripetere gli stessi errori, e per capire in quale direzione orientare la Robur e la città nel futuro. Già, il futuro. Il più grande interrogativo per i cittadini della Balzana. Un futuro è comunque possibile, a patto che non vengano ripercorse le strade del passato. Per evitare di incorrere in questo errore esiziale c’è una sola strada: capire le cause. E per capire le cause c’è bisogno di approfondire, di studiare, di ricercare. Solo a questo punto, le menti e le mani guidate da idee nuove e dalle nuove bussole potranno imboccare la strada del domani. In Robur Anno Zero abbiamo tentato di individuare alcune linee guida che, indipendentemente dalla sorte dell’attuale società Ac Siena, possono costituire una mappa di orientamento per il domani a qualunque livello. Per individuare le corrette linee guida della città occorrerebbe almeno un’enciclopedia, a patto che sia opera di menti più brillanti di quella del sottoscritto. Con Robur Anno Zero abbiamo cercato di approfondire per conoscere, e per evitare che vengano ripetute le scelte che hanno condotto fin qui. A proposito di menti brillanti, Albert Einstein ricordava che “follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”. E questa sì che è una buona linea guida anche per la città.
Secondo me vi siete un tantinello montati il capo...
RispondiEliminaIl libro (che non comprerò nemmeno sotto tortura ma che ho visto) è solo una raccolta di dati: quindi spolveratevi di dosso l'idea di essere i possessori della verità assoluta.
Per il resto che dire..........Tante belle parole, frasi ad effetto, vocaboloni da giornalisti di spessore, ma in fin dei conti ci vedo solo tanta superbia e pienezza di se risultando pesanti e pedanti. Insomma..........Fly down
Insomma la conclusione logica è che la Robur fallisce (inevitabile...secondo il libro e secondo i senesoni ben informati...) e si riparte da zero.... Grazie ma l spevamo già! Forse siete solo voi che l'avete o lo avete voluto scoprire sol di recente....W IL GIORNALISMO "DI QUALITA' LOCALE " !
RispondiEliminaE, alla faccia di tante affermazioni sulla professionalità dei giornalisti che richiederebbe di approfondire fatti e notizie, nessuna verifica della provenienza del debito ( ci sono stati buttati debiti personali di Mezzaroma?) sulla connessione tra comportamenti del MPS tesi a foraggiare ed ampliare il debito e la poltica locale ( il momento di massimi foraggiamenti è coinciso con le elezioni che videro vincitore l'indagato Ceccuzzi) il ruolo dell'imputato Mussari come tratto di unione poltica.banca.A.C.Siena. Insomma tutto in piena coerenza con le "inchieste" senesi, sia giornalistiche che giudiziarie...mai andare a fondo
RispondiEliminaPrendere dei dati reperibili a tutti e pubblicarli in un libro non è fare giornalismo, ma solo saper fare affari personali.....
RispondiEliminaCiò che è giornalismo è lontano anni luce da questa città e non saranno i vostri bei discorsi infiocchettati e forbiti a far credere il contrario.
"con Mezzaroma il Siena ha risolto i suoi problemi"
RispondiEliminaecco un buon inizio per il secondo libro, quello sui rapporti politica-Robur
buon lavoro e soprattutto...indagate bene
soprattutto su che fine hanno fatto i 45 milioni di euro che i Mezzaroma avevano,A LIVELLO PERSONALE, con Unicredit...indovinate dove sono finiti?
RispondiEliminaINDAGATE SU QUELLI e focalizzatevi su certi "inciuci"politici riguardanti il PD..locale e "romano"...da Stronati in poi è stato tutto un bel porcaio!
Cuorenero.
I numeri ufficiali si possono evidenziare su un bel libro, da qui ad indagare su politca, banca, sport, soldi spariti e poteri forti...ce ne passa....sopratutto se vuoi fare il giornalista a sienina...
EliminaInsisto questi sono 2 che hanno fatto un copia incolla con i dati reperibili da tutti...un vero giornalista, indaga...scandaglia....e soprattutto giunge a conclusioni a volte anche forti, ma che possono insinuare nei lettori dubbi, perplessità o far ricredere sulle precedenti convinzioni!
EliminaL'imput partito dalla gogna mediatica castista è questo: tutto è avvenuto perchè doveva avvenire...senza mai tirare fuori il colpevole...se non il più scontato (Halfrome)...ma mai senza porsi e trovare risposte ben più serie (es. come mai fu comprato Mastronunzio il giorno prima del fallimento dell'Ancona Calcio, il pasticcio con l'Asta, etc.). Così è troppo facile...si va ad una banca dati pubblica (CCIAA) si ricopiano i dati e si vendono...poi casomai ci si chiappa anche qualche gazzilloro alla sagra del galletto, così l'incasso si impenna...o quanto meno rialza....Ripeto non occorre cronaca...ma occorre critica alla cronaca....ma questa comporterebbe scomodare qualche potentato locale....perciò continuate a leggere e scrivere sui giornali e tv dove sempre apparite...senza contraddittorio....sarete sempre più bravi, anzi crederete di esserlo!
Mi inserisco un attimo nella discussione. Come già rammentato, Wiatutti non censura nessun commento (tranne quelli offensivi, ovviamente).
RispondiEliminaGià qualche volta, in calce alle interviste, si è creato un vivace dibattito (ricordo uno "importante" su Luciano Sardone).
Rivolgo un invito a Lorenzini e Tozzi: qualora avessero voglia o bisogno, il blog è aperto anche a loro eventuali repliche.
w tutti
Non ho comprato il libro e non lo comprerò; mi da l'idea di qualcosa di vecchio ed inutile come mi confermano alcuni commenti.
RispondiEliminaDella Sequoia, di Senio e tant'altro ne so da tempo e se si vuole fare giornalismo vero e di indagine va fatto quasi in tempo reale e non postumo.
Al momento che lo scellerato dichiarò "con Mezzaroma il Siena ha risolto i suoi problemi" il giorno dopo doveva uscire un articolo con le dichiarazioni del sindaco e poi un sottotitolo "o forse con il Siena Mezzaroma ha risolto i suoi problemi".
Al momento che si sa chi compra il Siena uno che di lavoro fa il giornalista va a cercare, anche con poca difficoltà, di chi si tratta e magari vede che l'azienda di famiglia, la Impreme, ha un indebitamento esagerato rispetto al patrimonio.
Nel consolidato 2010 il patrimonio è 66 milioni e l'indebitamento finanziario è 300 milioni di euro.
Il MPS di Mussari gliene da altri 200 minimo.
Provateci voi con mutui quintupli rispetto al valore della vostra casa o di quello che avete a farvi dare altrettanti soldi da una banca.
Oppure ci si poteva chiedere, quando arrivò Magnoni,
cosa cazzo ci faceva a rimettere a posto i conti del Siena uno che ha già mandato a puttana l'azienda di famiglia..........la SOPAF.
Forse a fare quello che ha sempre fatto:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/09/bancarotta-sopaf-arrestati-i-fratelli-magnoni-sottratti-79-milioni-a-casse-ragionieri-medici-e-giornalisti/978644/
Aveva rapporti con quello dal cognome impronunciabile nella banca dov'era prima che lo mettessero accanto a Parfum.
Queste sono le cose che un giornalista DEVE FARE.
Ah; mi sono agganciato alla vostra intervista ma parlo per tutta la categoria senese perchè l'argomento informazione mi suscita sempre prurito.
E' un pò come nel nostro disgraziato paese; l'informazione SERVA, genera i troiai che poi tutti possono toccare con mano.
Eppure ancora sento dire a qualcuno per radio, a SIENA, che il Siena non ha fatto l'autofallimento perchè altrimenti la banca avrebbe perso i soldi del debito................ah ah ah!
Ma si smettesse di sparare queste cazzate?
Gianluca