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giovedì 8 agosto 2013

L'articolo camouflage

Prima di tutto stabiliamo bene cosa sia un "pezzo camouflage".
Anzi, a ben comprendere, a me piacerebbe sapere ancor prima cosa sia il camouflage, ma questa è un'altra storia.
Un pezzo camouflage è un pezzo che parla di fatti, eventi, notizie ben determinate, salvo poi accorgersi che... non si stava parlando di ciò che si pensava!
Insomma, una finezza stilistica, oltre che estetica, importata nella nostra cittadina polverosa da un'anima borghese, raffinata ed "alta".
Il pezzo camouflage cangia, si mimetizza, genuflette sinuosamente, salvo poi arrivare alla vera conclusione.



 Nel 1961 il Sommo Intellettuale, Pier Paolo Pasolini, si cimenta per la prima volta nel cinema e produce un autentico capolavoro: Accattone.
Accattone è un sottoproletario romano, Cataldi Vittorio, magnaccia di borgata, il cui unico scopo è quello di arrivare alla fine della giornata sopravvivendo, fra stenti, piccoli furti, reati, contatti con prostitute e ladri. Alla fine, in fuga dalla polizia per aver rubato del salame, cade da una motocicletta e muore.
Metafora sull'impossibilità dell'uomo di sottrarsi alla propria condizione e forse anche al proprio destino, Accattone fu girato nella suburbia della capitale, fra Tor Pignattara ed il Pigneto, proprio dove oggi si innalzano immensi caseggiati costruiti da palazzinari senza scrupoli.
Pasolini stesso inquadra così la figura del protagonista: "Non potevo che constatare: la sua miseria materiale e morale, e la sua feroce e inutile ironia, la sua ansia sbandata e ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza ideali".
Accattone è un personaggio tragico, senza speranza. Ad un certo punto l'amore per una figlia di una prostituta pare indirizzarlo verso nuovi scenari, dato che inizia a cercare un lavoro. Lo trova, ma lo lascia, sfinito, dopo un solo giorno, tanta è l'abitudine, appunto, ad accattonare e vivere alla giornata, incantato dalla svogliatezza di vivere.
Le giornate di Accattone sono quasi immobili, uguali a se stesse, passate al bar delle borgata con i soliti amici, papponi o ladri: Mommoletto, Piede d'oro, il Capogna, Pupo biondo, Peppe il folle, il Tedesco, Balilla, Cartagine, il Cipolla, il Moicano. Per raccattare un po' di soldi, spesso si sottopone a scommesse assurde, come quando si butta nel Tevere dopo aver mangiato molto.
Splendida la scena finale, quando, morente sull'asfalto, Accattone sibila: "Ah... mo' sto bbbene". Balilla, scappato insieme a lui ed ammanettato, si fa il segno della croce (all'incontrario).
Pare che Accattone sia stato personaggio realmente esistente; così lo ricorda Franco Citti, che interpreta il protagonista nel film: "Era un paraculo senza fissa dimora che viveva di espedienti. Una specie di leggenda di periferia, un Robin Hood da quattro soldi, che non rubava ai ricchi per dare ai poveri, ma che si rimediava la giornata per sopravvivere. Magari fregando un altro povero, ma che non era mai tanto povero come lui".



"Eppure che è la fame? Un vizio! È tutta un'impressione!. Ah, se nun c'avessero abituati a magnà, da ragazzini". (Accattone al terzo giorno di fame).

1 commento:

  1. Pasolini era un genio. Ha fatto il ritratto al presidente,ahinoi,del Siena senza conoscerlo. E'preciso. Non esiste descrizione migliore. Wsg

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