Come ogni Stato totalitarista che si rispetti, l’Itaglia entra a forza dentro le scuole. Parlando di guerra.
“Come ti informi sulla guerra? Quali emozioni provi davanti alle immagini dei conflitti? Cosa pensi del ruolo della tua generazione nella costruzione della pace? Se hai voglia di farci conoscere la tua esperienza puoi rispondere al questionario”.
Con questa presentazione, l'autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, (nominata dal governo Meloni), annuncia in pompa magna una specie di sondaggio aperto ai giovani dai 14 ai 18 anni.
Segue una specie di elenco di domande a risposta chiusa, che i promotori dicono di aver concordato con un gruppo di giovani, che si dividono sostanzialmente in due parti.
La prima parte pretende di sondare quanto i ragazzi siano disposti ad arruolarsi per difendere la patria, quanto sappiano di guerra e quale sia la fonte privilegiata di informazione.
Ma è la seconda parte quella più grave e preoccupante, perché propone un parallelismo diretto tra guerre e conflitti individuali e di gruppo. Il messaggio in sintesi è che la guerra, le guerre, non hanno motivazioni economiche e geopolitiche, ma sono solo l'estensione dei piccoli conflitti che avvengono in famiglia, con gli amici, nei social. Quindi, sei un pacifista? Come puoi aiutare un percorso di pace? Dipende se sei disponibile a fare pace o a insistere caparbiamente sulle tue opinioni. In questo modo, con questo accorgimento, la guerra diventa una esperienza quotidiana, si normalizza, nei piccoli litigi di tutti i giorni. E, naturalmente, più sei disposto a subire, meno lotti, e più sei pacifista...
Il questionario è quanto di più abbrutente possibile anche sulla parte organizzativa. Può difatti rispondere chiunque, basta dichiarare di essere giovane, in modo anonimo e non solo. E si può rispondere tutte le volte che si vuole, senza limiti, rendendo qualsiasi analisi del report totalmente falsato, spurio e ridicolo.
Su queste basi, sono stati resi noti i primi risultati. Su un campione casuale di 4.000 adolescenti, il 68% avrebbe risposto di non essere disponibile ad immolarsi per difendere la patria. Insomma, il tentativo di coinvolgere i ragazzini nella psicosi bellica pare al momento fallito. Ma è un tentativo. Ed è un tentativo gigantesco. Per far capire a questi ragazzi che il loro domani sarà tinto di rosso, rosso sangue.

Una sorta di WORDADVISOR che ti fa esprimere il gradimento o meno non a un ristorante ma alla guerra.
RispondiEliminaDavvero diabolici.
WARADVISOR, ho scritto male.
RispondiEliminaOgnuno ha i suoi miti, ad una certa età poi si tende a mitizzare il passato con discorsi quali: ai miei tempi queste cose non succedevano ... ecc. Ebbene, essendo ormai non più acerbo mi verrebbe da dire: ai miei tempi queste cose non succedevano! Ma allora esisteva il PCI (al quale non mi sono mai iscritto esclusa una breve parentesi alla FGCI quando avevo sedici anni ) ovvero la sinistra comunista, quella che si opponeva alla Nato (ma anche al Patto di Varsavia) ed al militarismo tout court. Una schifezza del genere avrebbe visto insorgere i circoli, le case del popolo, i sindacati, i lavoratori, forse anche i circoli cattolici ed alla fine il governo avrebbe dato le dimissioni travolto da moltitudini di mamme infuriate durante le assemblee dei genitori ... ed invece un silenzio assordante (assecondato da un pizzico di ignavia del popolo italiano) ha fatto si che l'ennesima porcata militarista passasse indenne, ormai la rassegnazione ha preso il sopravvento, aspettiamo tutti con ansia di vedere a quale reparto dell'esercito saranno assegnati i nostri figli, speriamo che i miei finiscano in fureria e no in un reparto d'assalto, ma avendo i genitori poveri temo che le cose si metteranno male. Quanto era meglio quando esistevano ancora i comunisti ....
RispondiEliminaMa quale rassegnazione! Lottare cazzo!
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