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giovedì 31 marzo 2016

Il problema socini

Ahi, ahi, ahi.
Premesso che la colpa è sempre e costantemente dei tifosi della Robur, che creano un ambiente ostile e non consono alla crescita della società (eh, si fosse stati a Macerata... lo vedevi che scintille...), qualche piccolissimo nodo sta venendo al pettine per il presidente Ponte.
Intorno al Siena, da qualche giorno, è calato un silenzio tombale: la Durio non favella mai e svolge incontri al vertice, Ponte (incredibilmente) è stato silenziato, la Amato lavora nella penombra (come deve fare).
Meglio così. I grafomani come me hanno meno da scrivere, ma forse le cose vengono fatte meglio e più serenamente.
Arrivano tuttavia, in ordine sparso ma regolare come i treni in epoca fascista, le "lamentele" di chi, in questo passaggio di consegna, rischia (o ha già rischiato) di prenderlo fortemente nelle mele: stiamo parlando dei cosiddetti soci minori - o socini - che detenevano tutti insieme appassionatamente una quota societaria di circa il 20%.
Qualcuno ricapitalizzerà, altri no. In generale, tutti mi paiono stra-incazzati con Ponte (ed anche un po' con la Durio), reo di aver sperperato soldi, tempo, energie, frutto di una "condotta autoritaria e personalistica, completamente diversa da quella prospettata al momento dell'avvio del rapporto di collaborazione". Niente di nuovo sotto il sole, almeno secondo ciò che anche Wiatutti divulga da un po' di tempo a questa parte.
Premettiamo che noi siamo fra coloro i quali con Ponte non farebbero mai e poi mai un patto dove scorre 1 euro, poiché ci siamo fatti un'idea stravagante del personaggio, che potrà anche essere sbagliata, ma che di fatto è suffragata dalla realtà. Ergo: chi scelse coscientemente di mettersi nelle mani di quest'uomo, un po' se la doveva anche aspettare...
Ponte difatti è stato sempre dipinto come una persona fondamentalmente onesta, ma relativamente "lunatico" e poco regolare nella conduzione di una società di calcio (vedi Carrara). E tutto ciò non stentiamo a crederlo, verificati gli eventi.
Il "giochino" sul quale è stato impostato il passaggio di proprietà, alzando la quota di ricapitalizzazione, mirava fra l'altro a tagliare fuori i socini, ritenuti evidentemente indesiderati ed incapaci di resistere alla forte richiesta di immissione di denaro fresco. E forse per questo motivo, inizialmente anche umiliati ed offesi, sia dalla vecchia che dalla nuova proprietà. I motivi di questo ragionamento, che ha di fatto trovati concordi Ponte e Durio, possono essere molteplici; ma di base, se i soci minoritari fossero scomparsi del tutto, le loro quote sarebbero state divise fra i due maggiori azionisti, con reciproca soddisfazione di entrambi.
Una certa sorpresa, pertanto, ha destato l'intervista di qualche giorno fa dell'Avv. Panti, che dichiarava la futura ricapitalizzazione di n. 12 soci senesi. Seguita in ultimo dall'intervento-bomba dei pischelli romani, che minacciano ora addirittura di portare in tribunale il presidentissimo, reo di aver "giochicchiato" con scarso raziocinio e forse con subdola mancanza di tatto anche i loro denari (vedi mia citazione sopra). In mezzo due interventi di Fumi Cambi Gado e di Caselli, interessantissimi nella forma schietta e diretta della comunicazione (ed era veramente l'ora che qualcuno parlasse in modo tale che tutti si potesse intendere), ma soprattutto pieni di rancore verso il "traditore" Ponte, che da parte sua manco risponde a chi lo tira pesantemente in ballo. Il tutto, nel silenzio dell'Ing. Mele, che forse di carattere è meno avvezzo alla chiacchiera, ma che fa paura quando elabora in silenzio...
Di fatto, al di là di soldi che vanno e vengono, Ponte ha deciso di chiudere un portone in faccia a gente che ha via via condiviso progettualità all'interno di un'avventura comune e che ha messo soldi veri, che in parte probabilmente non rivedrà mai. 
Da qui dicevamo della forte incazzatura dei socini, colpiti anche nell'orgoglio personale, con conseguente reazione verso la ricapitalizzazione.
Eppure, forse qualcosa ancora ci sfugge. Dobbiamo infatti capire davvero perché i notabili senesi abbiano deciso di rischiare ancora il proprio denaro, in virtù di un futuro ad oggi per loro assai nebuloso, ove le probabilità di perdere tutto sono ugualmente alte come nel passato. Che abbiano qualche colpo segreto in canna da sparare? Troppo presto per fare congetture, per cui al momento ci asteniamo dal commentare oltre.
Resta certo che ad oggi i socini, sebbene indeboliti, sono una presenza "ingombrante" dentro la società e che, a seconda degli intendimenti, possono esser visti come un problema o una opportunità per la Durio. Sicuramente, non potranno più essere ignorati dalla stessa, come finora fatto.
E Ponte? Staremo a vedere se non farà come il pollo ingordo, al quale, si sa, scoppiò il gozzo...

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