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giovedì 4 giugno 2015

...E Siena trionfa immortale

Ci sono dei giorni di primavera in cui il vento, muovendo le foglie degli alberi, lascia dietro di sè un fruscio lieve, che si insinua impertinente nelle orecchie di chi ascolta e vi rimane anche dopo il suo passaggio, come un'eco interminabile. 
E ce ne sono altri, cotti dalla calura estiva, durante i quali le cicale protestano contro il caldo, sbattendo le ali all’infinito. Anche quel rumore rimane nelle orecchie e accompagna la romantica insonnia delle creature notturne.

C’è un scritta nera su campo bianco, ma la vernice sembra sbiadita dal tempo e dall'incuria. C'è un 90 con un 1 a sinistra e un 4 destra. Accanto ci sono cinque lettere: due consonanti e tre vocali. Due di esse sono vicine a formare il dittongo del “dolce idioma”, divenuto lingua senza mai essere stato dialetto. Quella scritta fa parte di un passato ferito a morte. 
Ma anche in questo caso il rumore del ricordo non s’è spento. Esso ha trovato alloggio nelle orecchie di chi, nonostante tutto, è stato ancora in grado di sognare. Ha convinto gli scettici, si è fatto forza d’innanzi agli sberleffi e ha portato in giro per l’Italia un modo unico di vivere il calcio, dimostrando ai superbi, ai vinti e ai mediocri che i sogni non svaniscono all’alba. Perché è proprio all’alba che il giorno rinasce, dalle ceneri delle tenebre. Alla fine della notte più buia, dopo aver oltrepassato il punto di non ritorno, tutto sembrava veramente finito. Come un reggimento in rotta dopo una disfatta, consegnato al nemico da uno scellerato generale, siamo inorriditi mentre le nostre ferite venivano cauterizzate con la fiamma viva, come crudele monito per le future generazioni.
Ma la macchina della gente per bene è ripartita da sola. E per farlo è scappata via, lontano anni luce dal red carpet del calcio che conta, lontano da folli scommesse e inciuci di palazzo, per ritrovarsi nei campi di provincia, dove la storia era cominciata e dove paradossalmente la storia è rinata. 

La gente per bene non fa calcoli, non conosce trucchi e non ambisce a ruoli importanti. La gente per bene vive la storia senza accorgersi di farla. Avanza a piccoli passi nel buio, con il cuore che batte forte e la voce che muore in gola. La gente per bene sa che tutte le cose umane hanno un inizio ed una fine, che l’immortalità è riservata solo (e forse) a un fantomatico Dio e, soprattutto, sa che la morte è democratica. E prima o poi arriverà per tutti: ricchi e poveri, seri e furbetti.
La gente per bene oggi è campione d’italia. Onestamente, senza se e senza ma.
Massa e Macerata non hanno nulla in comune, se non l’iniziale. Proprio come i numeri 1 e 4 rispetto al 90, se ne stanno una a destra e una sinistra nel diagonalone della felicità che passa per Siena e taglia l’italia in due, come una novella Linea Gotica tesa a separare i ladri dagli onesti, nell’ancestrale battaglia di sopravvivenza tra chi spera in un mondo sano contrapponendosi alle carie che invece lo stanno facendo marcire.

Nove mesi è il tempo d’attesa che separa la mamma dall’abbracciare suo figlio e nove mesi è stata la durata nel nostro cammino, alla fine del quale il topolino ha partorito la montagna, sulle cui ripide pendici hanno trovato alloggio 85.000 anime, che hanno seguito la Robur in casa e fuori, con il caldo torrido e la pioggia battente, il vento forte e la nebbia a tratti.
Società, mister e ragazzi hanno creato una base sulla quale si è innestata l’altezza data dai tifosi, e tutti insieme abbiamo calcolato l’area di uno dei trionfi più belli che la serie D abbia mai avuto il piacere di vedere.
Il calcio è ripartito, nolenti e dolenti. La gente si è schierata dalla parte della Robur Siena, che vi piaccia o no!
Quella scritta adesso appare meno sbiadita e le lettere sembrano addirittura più grandi, come se si fossero tolte di dosso la paura dell’oblio e stessero cominciando a strizzare l’occhio al futuro. Adesso è l’ora di posare il fiasco, rimettere nel cassetto il vestito della festa e cominciare a pensare al domani. Un anno è passato in fretta: siamo tutti un po’ più grandi, i capelli stanno ingrigendo e i citti crescono. In pochi mesi ci siano scrollati di dosso tutti i fantasmi del passato e abbiamo (ri)scoperto che in fondo la “vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”.
Adesso ci aspetta un campionato nuovo dal sapore antico, un eterno derby contro mezza Toscana, durante il quale saremo impegnati a ricordare a tutti che SIENA 1904 non morirà mai!
Popolo bianconero, mentre chi di dovere lavorerà in silenzio per rafforzare il nostro sogno, è arrivato il momento di goderci l’estate. Per qualcuno sarà un momento indimenticabile, per altri meno. Ci sarà chi scapperà via lontano e chi piangerà ancora, per gioia o per disperazione. Dopo aver marciato uniti e compatti, arriverà di nuovo il momento di tornare a dividerci anche se:

…così siamo cresciute, tu ed io,
simili a due ciliege, nate in coppia,
che sembrano divise sui due gambi,
ma nella divisione sono unite….

E Siena Trionfa Immortale!

3 commenti:

  1. Clap clap clap..............ovazione!

    Gianluca

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  2. alte preci catartiche tra scoppi improvvisi di goliardiche amenità.
    ratataplan,tapum,zigghede!
    Fascismo Trainer.

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  3. Sublime..avevo commentato ma non rritrovo il post.

    Cuorenero.

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