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mercoledì 23 gennaio 2019

Di calci d'angolo e di rovesciate

La notte arriva che non siamo nemmeno a metà strada. Senza preavviso, il disco arancione del sole sparisce dietro la linea piatta dell’orizzonte, tuffandosi in un mare freddo e rancoroso, solcato da una manciata di piccole barche sparpagliate, tutte simili fra di loro. Il riverbero del tramonto colora le nuvole di rosa, prima di incupirsi e degradare verso tonalità più scure. Nel cielo sopra alle colline, qualche stella isolata comincia a brillare più intensa delle altre.

In men che non si dica, il respiro diventa vapore, le giacche si chiudono e i cappelli si calano sulle teste indifese. Un vigile annota qualcosa su di un taccuino bianco mentre un signore avvolto in un gilet giallo protesta contro la sorte avversa che le ha guastato l’auto. Notte d’inverno, notte di passione. Nonostante tutto però, la televisione pare aver vinto un’altra volta. Fuori dai cancelli del settore ospite poche facce, sempre le stesse. Loro invece, gli avversari padroni di casa, sono già arrivati e se ne stanno là, immobili, dall’altra parte del campo. Riempiono la curva con ostinata costanza, nonostante non tutti i posti siano occupati. Spazi vuoti e gradoni scoperti. Forse anche per alcuni di loro il richiamo di un comodo divano immerso nel piacevole tepore domestico ha prevalso su tutto il resto. Per le strade invece, la solita cacofonia di un paese che rallenta per far posto al sabato sera: aperitivi e kebab, stivali al ginocchio e gente sulle strisce pedonali. Alla spicciola, turisti perplessi si ricongiungono alle loro guide, dopo un pomeriggio di libertà. Il tour continua: oggi Pisa, domani Firenze, dopodomani chissà. Notte amara come il veleno o dolce come il miele. Non so, dipende, si vedrà. Nell’aria, una leggera brezza salmastra ci ricorda che il confine fra terre emerse e acque salate non è poi così lontano. Notte di mare, notte da amare. 
La partita comincia e ricominciano anche i cori. Dopo venti giorni di latitanza, avvertivo la mancanza di quelle poche parole messe in rima tipo filastrocca, che sanno un po’ di noi, che sanno un po’ di casa. In testa mi frullano impazzite le note di una vecchia canzone degli Scorpions. No, non è "Wind of Change". Troppo scontata e troppo banale quella per un normale sabato notte di agonica contesa. "Still Loving You", ecco qual è. "Tempo, c’è bisogno di tempo", affermano i primi versi del testo. Ed effettivamente di tempo ce ne sarebbe per provare a portare a casa tutta la torta. Che poi, in verità, forse oggi basterebbe non perdere. Nonostante tutti i mali che affliggono questo moribondo gioco del calcio, "Still Loving You" mi pare proprio il titolo azzeccato. Sono ancora innamorato di te, vecchia Robur. E seduto in disparte sui gradoni di cemento grigio dell’Arena, provo a spingerti a modo mio. Adoro il silenzio perché non fa domande. Adoro la solitudine perché mi dà sempre ragione. Un sussulto e siamo sotto: tiro dalla bandierina e palla direttamente in goal. Sono a disagio: perplesso, mi guardo intorno con aria spaesata. Il primo tempo sta evaporando e i minuti adesso si metteranno a rincorrersi impazziti. Tanto succede sempre così: quando il perdi il tempo pare volare. Erano anni che non vedevo un goal da calcio d’angolo, ma francamente stavo bene lo stesso. Subire una rete da corner è l’incubo di tutti i bambini che sognano un giorno di diventare portieri. Un po’ come la palla che scivola via fra le gambe. Notte lunga e dolorosa. Il freddo pare farsi più intenso, ma forse non è soltanto una questione metereologica. Il primo fagiolo sulla cartella della tombola l’hanno messo loro ed è un fagiolo che fa male. Prendere goal ad un centimetro dall’intervallo non piace nessuno. I Pisani cantano lodi al cielo mentre noi tentiamo di riorganizzarci. Palla in avanti, passaggio al centro, stop di petto, rovesciata da copertina dell’album Panini e 1 a 1. Erano anni che non vedevo un goal in rovesciata e nel rendermene conto realizzo di quanto mi fosse mancato questo bellissimo gesto, provato e riprovato in spiaggia dai ragazzini di mezzo mondo. Un fagiolo per parte e la prima metà della partita viene inghiottita dal tunnel degli spogliatoi. Sono ancora innamorato di te vecchia Robur, nonostante Gravina, il Pro Piacenza e la Capotondi. La sfida riprende e forse forse un punto potrebbe anche andarci bene. Soprattutto per come si erano messe le cose giusto un quarto d’ora fa. Un Babbo Natale in ritardo, che la pensa diversamente sul fato e sul destino, ci recapita un pacco dono con un mese di ritardo. Arrosto difensivo nerazzurro, palla a Fabbro e 1 a 2. Secondo fagiolo sulla nostra cartella: ambo. Ma è un ambo che sa di tombola! Adesso il silenzio pare calare sullo stadio. Dalla gradinata un tale ci mostra quell’orribile gesto del braccio teso che sale e scende verso il pube. Vorrei gridargli che i nemici sono altri e ricordargli che chi non salta un livornese è, ma adesso che la vittoria è lì a portata di mano, non ho tempo per lui. Le lancette dell’orologio sembrano incepparsi, i secondi diventano minuti. Vorrei potermi addormentare e svegliarmi dopo il 90°. Nel cielo sfrecciano grossi aerei diretti chissà dove. Chiudo gli occhi, sforzandomi di ricordare i dolci sapori della vittoria, immagazzinati da qualche parte nella memoria remota del cervello. Il tempo scorre lento, impacciato e incastrato, come sabbia grossa infilata dentro ad una piccola clessidra. Dai, che la portiamo in fondo. I piedi sbattono sul calcestruzzo della tribuna, un po’ per scacciare il freddo, un po’ per scacciare la paura. Andata e ritorno dall’inferno in meno di venti minuti. Adesso le porte del paradiso sembrano ad un passo ma in mezzo c’è ancora un purgatorio da attraversare. Palla persa, ripartenza, cross: 2 a 2. Cuore in gola e battiti a 200. Ora vittoria e sconfitta sono entrambe dietro l’angolo. Si nascondono, ridono, fanno capolino. Prendendosi gioco dei nostri sentimenti, ci ricordano che il destino è imprevedibile. Teniamo la palla lontana vi prego, mi basta di non perdere! Parata, goal annullati, sospiri. L’arbitro fischia la fine, non so se gioire o rammaricarmi, ma il forse futuro adesso mi pare meno fumoso. Non importa se il bicchiere sia mezzo pieno o meno vuoto: io me lo bevo, poi si starà a vedere. Saranno altre le partite da vincere, per oggi, in questa notte di calci d’angolo e rovesciate, va benissimo così!

Pisa - Siena 2-2: un Siena che non molla mai, indipendentemente dal risultato, mi rinfranca lo spirito, migliora l’umore e placa la rabbia. E mi fa fare pace con i miei demoni. Dopo una lunga rincorsa, stiamo arrivando. Dove? Non lo so, ma lo scopriremo presto. O almeno lo spero.

Siena - Pro Patria: si fa tanto parlare di diritti televisivi, ma nessuno si ricorda mai di citare i doveri televisivi. Che dovrebbero perlomeno avere la decenza di difendere un’utenza pagante, che alle 18.30 di mercoledì, forse forse, è in altre faccende affaccendata. Occhio geni: a giocare a quell’ora ci si perde tutti… anche voi! Pertanto, andate a cacare, brutti musi sudici, geni incompresi del palinsesto! Partita da vincere, senza se e senza ma.

Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!


Mirko

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