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martedì 8 gennaio 2019

Bolle nell'aria. Per Arturo

Mi sono divertito a gonfiare bolle, comprate insieme agli altri alla bancarella in piazza. E senza volerlo, mi sono sporcato la sciarpa di sapone. Ma non importa: erano così belle quelle bolle nell’aria!

Mi sono anche dimenticato il sapore dei dolci delle feste. Natale è passato o forse ancora no: non ricordo, non ho voglia di ricordare adesso. Per farlo ci sarà tutto il tempo del mondo, da domani. E facendolo forse sarà l’unico modo per tenermi sveglio, prima che il sonno mi avvolga, portandomi via. Lentamente siamo tornati verso il duomo. Questi citti mi chiamano, sento le loro voci ma non riesco a vederli. Siamo belli tutti insieme: gruppo senza mai essere branco. Adesso però sono solo con le mie bolle che piano piano, quasi controvoglia, provano a farsi largo tra la gente, per poi puntare dritte verso l’alto, come i miei sogni di ragazzo: nè uomo, nè bambino. Il sole è un disco sbiadito sospeso in mezzo al cielo, così azzurro da far male agli occhi. Soltanto l’inverno sa regalare questa intensità. 
Ma a me piace più il giallo: un brivido mi scorre dentro, lungo la schiena. Percorre tutto il crinale della colonna vertebrale bucandomi la pelle, come tanti aghi in fila indiana, prima di sfociare sotto la nuca e avvolgermi all’interno di un denso senso di oppressione. Qualcosa mi spinge verso il basso, allontanandomi dalla mie bolle. C’è un silenzio surreale adesso. Un giorno capirò, o forse no. Non piove, ma l’ombra fredda del destino si sposta tra le lastre antiche del pavimento della città. Mi sposto in cerca di un raggio di luce che possa scaldare i pensieri. Le bolle si staccano dalla mia mano e risalgono il campanile di marmo bicolore, sparendo alla mia vista sopra al bianco per riapparire sul nero. Poi, dopo essersi soffermate un attimo ad osservare la folla in attesa, come i miei sogni svaniscono e muoiono. Le bolle a volte sembrano fragili bugie. Il bambino accanto a me le osserva meravigliato arrampicarsi verso le stelle addormentate dopo una notte di luce. Le indica con il ditino, sorridendo. Sono stato anch’io bambino: poco tempo fa. Anche la luna pare ipnotizzata, quasi stanca. Vista di giorno, così grigia e triste, sembra soltanto un sole spento. Un giorno saremo tutti felici e smetteremo di piangere, penso. Un giorno la Robur tornerà in Serie A, credo. Un giorno la mia contrada trionferà e i suoi colori invaderanno tutta la città, spero. Un giorno... 
Vorrei soltanto un altro po’ di tempo, non chiedo altro, per riuscire almeno a capire cosa si prova a correre fino a sotto al palco dei capitani, toccare il cencio fino a stropicciarlo tutto, piangere di gioia senza doversi vergognare. Non ho mai vinto un palio: ma sono ancora giovane in fondo. Devo solo attendere. Brutta cosa aspettare per chi non ha più tempo. Un sogno irrealizzato è una bugia. Una promessa non mantenuta è una bugia. Anche la fortuna ho paura sia una bugia, perché essa si nasconde sempre. E quando mi convinco che stia per saltar fuori come il coniglio dal cilindro, sparisce, lasciandomi nel bel mezzo del niente. Come l’anno scorso a Pescara, quando a un passo dal traguardo, l’ho vista prendere una direzione diversa dalla nostra. Non credo più alla fortuna, ma non ho mai smesso di cercarla perché, dicono che aiuti gli audaci. Con gli altri, ci siamo fatti forza e ci siamo uniti, per ricostruire nuovi ponti con le macerie del fallimento. Non tutte le pietre sono fatte per essere tirate. Eravamo soltanto dei bambini allora, siamo dei citti grandi adesso, che gonfiamo bolle per vederle volare in cerca della fortuna. Così come ho sempre fatto io. Ho guardato dappertutto: sotto al letto, in soffitta, nel cassetto, tra i tanti sogni accumulati in questi pochi anni di vita, che se rimarranno tali, tuttavia, presto diventeranno soltanto inutili rimpianti. So però che un giorno il vento tornerà a soffiare dalla nostra parte e il nostro cuore potrà gonfiarsi nuovamente di orgoglio. Come allo stadio, quando sventolo fiero i colori della mia città. Mi piace proprio gonfiare bolle, belle bolle nell’aria che dalla terra salgono verso il cielo, in un triste giorno di fine dicembre, mentre niente va come dovrebbe e rabbia, tristezza e dolore si fondono assieme, diventando un qualcosa di insopportabile. 

I'm forever blowing bubbles,
Pretty bubbles in the air,
They fly so high,
Nearly reach the sky,
And like my dreams,
They fade and die,
Fortunes always hiding,
I looked everywhere,
I'm forever blowing bubbles,
Pretty bubbles in the air.


Che tu possa trovare sempre legna secca per scaldare le notti, fiaccole accese per illuminare il tuo cammino e che il silenzio non prenda mai il sopravvento sulla voce. Adesso sarai un Boys per sempre ed è una cosa talmente ingiusta che anche nostro Signore prima o poi dovrà chiederti scusa.


Mirko

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