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martedì 3 luglio 2018

La sdraio

Uno degli ultimi (bei) regali che ci ha lasciato in dote la vecchia Amministrazione sono i ben visibili "segnali" turistici apposti nei pressi dei nostri maggiori monumenti.

Ricordiamo, quale premessa, come a Siena, per smuovere un sol sassolino da un muro scialbato scatti una procedura rispetto alla quale, al confronto, le attenzioni per il lancio nello spazio di una sonda ultra tecnologica son bazzecole. Mi ricordo ad esempio che anni fa, per abbassare di 20 cm un muretto in centro storico, un mio amico dovette attendere due annetti per avere uno straccio di autorizzazione, poi concessa in modo parziale. Ma si sa, il borgo polveroso deve rimanere tale, avendo avuto noi la fortuna di averlo ricevuto in sorte dai nostri avi in modo più o meno intonso.
Ma torniamo ai nostri "segnali" turistici.
Ben visibili, dicevamo, poiché alti più o meno come un cristiano longilineo. E soprattutto ben fissati nella pietra serena, in stile carotaggio geologico. Ora, come ciò sia potuto accadere, ricordando l'esempio del muretto del mio amico, non è davvero affar nostro; la Sovrintendenza esiste appositamente per dare dotti pareri e dotte concessioni.
Ordunque, ciò che colpisce di più la nostra fantasia malata e molto attenta a tutto ciò che è strambo, è la foggia di questi "cartelli"... che poi cartelli non sono appunto per la loro forma.
Insomma, siamo davanti a che cosa? Ad una sdraio? Ad una lettiga? Ad una poltrona da dentista? Ad una tavola dove appoggiare i panni lavati? Ad una chaise longue in cui riposare le affaticate membra dopo una sbornia galattica? Ad una rappresentazione fallica, come un anonimo lettore ci ha segnalato con tanto di disegnino poi da noi pubblicato senza colpo ferire come foto dell'articolo?
Insomma, le interpretazioni sono tante; e tutte differenti. Ma non esistendone una che spicca sulle altre, se volete, potete mettere anche la vostra.
Il problema, alla fin fine, è che questa roba resta lì, ad imperitura memoria...

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