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venerdì 15 giugno 2018

Tutti insieme uniti avanzeremo

Metà settimana, schermo bianco e batticuore. I giorni scorrono veloci, le ore si alternano strizzando l’occhio all’estate, mentre i pomeriggi danno il cambio alle mattine. Fra le foglie degli alberi soffia leggero un vento di maestrale. Nuvole vanno, nuvole vengono.

Pensieri vorticosi intasano la mente: fermi al semaforo della felicità forse stanno soltanto aspettando il verde. Inganno il tempo mangiandomi le unghie. Adesso sappiamo cosa vogliamo! In realtà lo abbia sempre saputo, soltanto che la paura era più grande del desiderio. Giocherello con il tappo di una bic blu, mordicchiandolo come ai tempi della scuola. Potessi, girerei a mano le lancette di quel vecchio orologio da ufficio pur di abbreviare questa attesa, che corrode da dentro come un parassita. Il telefono suona, rispondo svogliato. Un chiodo fisso mi annienta i pensieri. Nessuna nota nell’agenda pare più così importante. È strano come le cose perdano di significato a seconda delle situazioni. Quello che fino a ieri sembrava fondamentale, di colpo non lo è più. Il cervello prova a distrarsi ma non riesce a smettere di pensare. Il fisico in questo è molto più avvantaggiato. Può correre fino alla stregua delle forze e cadere in un sonno riparatore. Il cervello no: di giorno pensa e di notte sogna. E da queste parti, i pensieri del giorno sono fatti della stessa materia dei sogni notturni. La convalescenza è il periodo nel quale il malato recupera le forze dopo essere guarito. 
Presto sarà sabato e la nostra vita sarà a una svolta. Il popolo bianconero cadde malato una sera di fine maggio del 2014: 4 è un bel numero mi dissero una volta. 4 sono le promozioni degli ultimi 18 anni. 4 sono le partite che abbiamo giocato per arrivare fin qui. 4! Una corsa continua, un’avanzata senza sosta, un viaggio senza biglietto di ritorno. Il traguardo è laggiù, da qualche parte oltre gli Appennini. Sullo striscione teso sopra l’arrivo campeggia una parola di cinque lettere in sequenza, come i rigori tirati a Catania o le assenze che dovremo subire, accompagnata da una lettera sola doppiamente panciuta; la seconda dell’alfabeto oggi è il nostro primo pensiero. La quinta partita per la quinta promozione. La matematica a volte è una scienza esatta. 
Il convalescente è sceso dal letto, si è tolto il pigiama e ha aperto le finestre. Raggi dorati hanno invaso la stanza, portando la luce dove regnava l’oscurità. In giardino, macchie colorate di rose spinose bucano il verde della siepe, profumando l’aria e placando il nervoso. La malattia è stata lunga e la cura dolorosa. In piedi accanto alla finestra, il malato lascia che la leggera brezza del Chianti s’impigli nelle tende. Non sa ancora cosa troverà in fondo al tunnel e al solo pensiero una morsa gelida gli stringe le viscere, ma sa che la rinascita è iniziata. Siena è di nuovo viva. Come l’araba fenice, è rinata dalla proprie ceneri. Non importa quanto sia stato lungo e periglioso il cammino, non importa più come andrà a finire: Siena è viva! Gridiamolo forte. 
E con lei, centinaia di cuori hanno ricominciato a battere all’unisono. Marciando tutti nella stessa direzione. Il chiacchiericcio è diventato brusio prima e rombo poi, mentre qualche timido applauso diventava uno stormo di uccelli lanciato a tutta velocità. Tamburi e bandiere: adesso è il momento di partire. Uno, cento o diecimila non conta. Ricchi o poveri, belli o brutti nemmeno. Tutti uniti insieme avanzeremo: adesso è più facile comprendere il significato di questa meravigliosa frase, che da molti mesi scandisce il tempo alle nostre settimane. Prato verde e cielo azzurro. Noi contro loro, loro contro noi. Tutto il resto non esiste. Niente calcoli o previsioni. Un palla che rimbalza e un impresa da compiere. La primavera sta finendo e con lei anche i nostri sogni stanno volgendo al termine: è quasi l’ora di svegliarsi e capire in quale mondo andremo ad abitare. Da Siena a Pescara passando per Foligno. Dopo un inizio, c’è sempre una fine mi dissero un giorno, aggiungendo anche che niente si crea e niente di distrugge. Giorno dopo giorno, abbiamo trasformato la nostra passione in qualcosa di più profondo. Da molti siamo diventati pochi. Abbiamo riso, pianto, imprecato e contestato. Domeniche inutili, partite sciattate, campetti di campagna e avanzi di categoria hanno rappresentato il nostro panorama, dannatamente compresso tra ciò che eravamo diventati e un orizzonte troppo sfocato per poter essere apprezzato. Un altro giorno sta finendo, manca poco adesso. Meno di quanto si possa immaginare. Presto sarà sabato. La gente ha ricominciato a parlare di Robur. Da pochi, siamo tornati tutti. Ci siamo azzuffati, graffiati e maledetti. Ognuno vedeva le cose a modo suo e giustamente difendeva le proprie idee. Col passare del tempo abbiamo imparato che da soli non si poteva andare da nessuna parte e una sera di maggio (ancora questo mese che ritorna), abbiamo capito l’importanza che insieme non ci potrà fermare nessuno. Insieme abbiamo ripreso a cantare. Insieme abbiamo ripreso a gioire. Insieme abbiamo ripreso ad amare questi colori. Piano piano, a fuoco lento, l’entusiasmo è tornato a serpeggiare fra le vie del centro. Mattone dopo mattone, le fondamenta sulle quali poggiava la nostra storia sono state ricostruite. C’è chi usa le pietre per costruire muri, chi invece ci costruisce strade. Chi divide e chi unisce. Chi odia e chi ama. Hanno provato a dividerci, ma nonostante tutto, non ci sono riusciti. Forse qualche rapporto si è incrinato, sono volate parole grosse e finite amicizie, ma chi sperava nel contrario ha visto frustrare le proprie ambizioni: cadere nel baratro inconsapevolmente ci ha reso più forti, più grandi, più uniti, perché soltanto chi odia rimane da solo. Tutti insieme e uniti adesso siamo qua, in attesa dell’ennesimo bivio che la nostra vita ci pone davanti. Tutti insieme e uniti non ci rimane che prenderci per mano e camminare incontro al tramonto di una notte abruzzese, durante la quale scopriremo di che colore sarà il nostro futuro. Tutti insieme uniti avanzeremo per Siena e per il Siena. Per quello che eravamo, che siamo e che vorremmo essere. Tutti insieme avanzeremo per i vecchi che ci portavano allo stadio da piccini e per i piccini che ci assecondano ogni santa domenica, ai quali abbiamo trasmesso la stessa nostra malattia. Per la pazienza delle nostre donne, per chi gira le bandiere, per chi durante questi anni è scappato via lontano, per chi sta tornando, per chi non c’è più ma ci guida da lassù. L’ora è tarda ed il dado è tratto. Il foglio adesso non è più bianco. Sabato è vicino e non è più possibile tornare indietro. 
Tutti uniti insieme avanzeremo: ieri, oggi e domani. Forza vecchio cuore bianconero! Un ultimo sforzo per trasformare la cronaca in storia ed il mito in leggenda. Tutti in piedi signori: entra la Robur!

Robur Siena - Cosenza: avanti, fino all’ultima goccia di sudore. Niente più calcoli, niente più polemiche, niente più pensieri. Dopo tante battaglie è giunto il momento di vincere la guerra.

Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

6 commenti:

  1. Suggerisco un Campo di Rieducazione per l'a.d. Lo Monaco, laddove potrebbe apprendere nuovi stili comunicativi, attraverso la lettura dei racconti di Mirko

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  2. Ennesimo fallimento! Squadra monocorde con un gioco fatto di possesso palla sterile ed inconcludente! Un allenatore che non trasmette niente! Un portiere come Pane indegno! Una società che ha buttato al vento un' occasione unica ed irripetibile! Giornalisti senesi buonisti e poco informati su tutto!
    Sandrino

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  3. Continuare ad utilizzare Pane è stata una vergogna. Una cosa da nausea… complimenti a Mignani… Sei un fenomeno

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  4. Io più che altro non ho capito come l aveva preparata mignani ....cioè ti mancano 7 titolari sei in una finale play-off e ti viene di schierare una squadra con il solito modulo senza prendere neanche un accorgimento ???? ma a che serve tenere palla se non crei una che sia una azione da gol??!! Tanto valeva un bel 5 3 2 tutti dietro la metà campo e lasciare il pallino agli avversari sfruttando i contropiedi...almeno quei gol assurdi che hai preso te li risparmiavi e sfruttabile tu i contropiedi ....tra l altro gente come mahurus e brumat se ti mettevi a 5 dietro con 3 difensori erano tutti e 2 più tranquilli di giocare anche in avanti invece di rinculare x difendere soprattutto. ..

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